Mercoledì 24 agosto alle 21.00 al Teatro Remondini il coreografo spagnolo Daniel Abreu presenta “Equilibrio”, in cui osserva l’universo femminile attraverso un corpo trattenuto da una quotidianità che schiaccia energie ed entusiasmi. Un corpo che diventa cassa di risonanza è invece quello di Alma Söderberg in “Cosas” (ore 21.45 al Teatro Remondini), mentre Rodrigo Sobarzo in “Minig” (ore 22.30 CSC Garage Nardini). Entrambi presentano progetti di grande originalità uniti dalla capacità di aprire immaginari complessi attraverso gesti e azioni elementari. Una precisione assoluta che passa attraverso l’emissione vocale e il suono che il corpo produce quando usato come vero e proprio strumento musicale.
La Compañía Daniel Abreu si caratterizza per l’uso delle possibilità fisiche dei performer e le differenti interpretazioni dell’immagine scenica applicata alla vita di tutti i giorni, in modo da creare nello spettatore un processo di identificazione e un continuo senso di sorpresa indotto dalla decontestualizzazione del quotidiano. In “Equilibrio”, la coreografia presentata tre donne in scena passano in rassegna esperienze per loro necessarie e momenti di frivolezza.
Come se osservassero fotografie che ritraggono una realtà sospesa tra ciò che è eccessivo e ciò che è trattenuto, cartoline che puntano l’obiettivo su concreti fatti della vita. Una selezione di immagini per fermare nella memoria momenti presi a caso da una quotidianità svuotata, sezionata ora dopo ora. Ritagli estratti da un talk show televisivo che manda in onda una confessione privata in piena regola. Un continuo andirivieni tra la scrittura coreografica e il discorso teatrale per parlare di bisogno d’affetto, di solitudine, di confusione, ma soprattutto della difficoltà di trovare un equilibrio, sul palco come nella vita.
Alma Söderberg propone delle performances in cui suono, movimento e parola sono ugualmente importanti. In “Cosas” prende spunto dalle cose che attirano la sua attenzione dalla lettura dei quotidiani. Parole, immagini, frasi che per ragioni comprensibili o incomprensibili balzano subito all’occhio. Il corpo in scena, ma anche la voce, la musica, il movimento comunicano così la sovrabbondanza di informazioni con le quali, ognuno di noi si confronta ogni giorno. Movimenti reiterati e fortemente evocativi si intrecciano a suoni gutturali che arrivano dal profondo. Una mimica sorprendentemente sintetica capace di aprire mondi all’apparenza astratti ma proprio per questo fortemente aderenti alla nostra realtà contemporanea.
Rodrigo Sobarzo presenta una performance che esplora il corpo come confine estremo tra passato e futuro. Il corpo del performer diventa una specie di catalizzatore che reinterpreta lo spazio fisico e pubblico attraverso i diversi stati d’animo interiori che vive sulla scena. Un corpo che produce immagini continue, in cui ad ogni percezione corrisponde un’allucinazione. Un corpo costretto ad azioni estreme, compiute con una naturalezza impressionante, che rivendica il diritto di sognare, il potere di dare valore all’inutile. Nell’utilizzare il movimento come possibile veicolo per creare immagini significanti, lo spazio circostante cambia forma e riappare quasi sfigurato. Il turbinio del moto costante evoca una vasta gamma di sensazioni che si traduce in un’affascinante esperienza a tratti ipnotica, e comunque difficile da ignorare.