Roma capitale è la città in cui va in scena la nuova creazione di ricci/forte, autori di Imitationofdeath: mercoledì 24 ottobre alle 20.30 il debutto in prima nazionale al Teatro Vascello (repliche fino al 28 ottobre) inserito nel programma del Romaeuropa Festival 2012, per poi partire in tournée e approdare al Piccolo Teatro Studio di Milano (dal 13 al 18 novembre) e per la stagione del Teatro Contatto al Palamostre di Udine (dal 30 novembre al 1 dicembre) e ai Teatri di Vita di Bologna (7 e 8 dicembre) Una co-produzione con Romaeuropa Festival, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, Festival delle Colline Torinesi, Centrale Fies.
Stefano Ricci e Gianni Forte affrontano il tema tabù della morte come chiave di accesso alla vita, portando in scena le nevrosi e ossessioni, la volgarità e l’arroganza quotidiana della vita di tutti i giorni. Un diagramma sulle contraddizioni dell’Uomo Oggi, con i suoi crolli e le sue stampelle fisioterapiche d’appoggio. Una mappatura in cui le individualità si sovrappongono con le ossessioni proprie e altrui edificando un alfabeto comune dove, non rintracciando barlumi di autenticità vitale, forse lo sport migliore è “praticare una sana imitazione della Morte”. “Ogni giorno – dichiarano ricci/forte – subiamo delle piccole morti: compromessi, abdicazioni a ideali che erano in noi fin dall’adolescenza, fallimenti, frustrazioni per amori che si concludono, tutte quelle calamità che non riescono a farci reagire. La vita stessa è “imitazione della morte”.
Imitationofdeath si ispira all’universo scostumato di Chuck Palahniuk, puntando sulle capacità di sedici performer in scena: Cinzia Brugnola, Michela Bruni, Barbara Caridi, Chiara Casali, Ramona Genna, Fabio Gomiero, Blanche Konrad, Liliana Laera, Piersten Leirom, Pierre Lucat, Mattia Mele, Silvia Pietta, Andrea Pizzalis, Claudia Salvatore, Giuseppe Sartori, Simon Waldvogel, pronti a prenderne le consegne (ogni sera in formazioni diverse). I ricci/forte decantano il loro fare teatro: non raccontare fabule ma puntare il telescopio su una fantasmagorica esposizione emotiva dove gli interpreti offrono le loro costole ad un impasto che vede una progressiva riduzione del testo a favore di una teatralità fisica, bellicosa, sempre più ironica e crudele. Alla stregua di una miracolosa liquefazione ematica, ribalta i concetti comuni alfabetizzanti individuando, attraverso una purificazione delle singole Ossessioni, la strada verso un’eterna armonia che ci renda tutti sempre meno orbati Silver Surfer e sempre più complici di un crazy diamond col quale dimorare.
Un gruppo per un affresco collettivo, una cometa nichilista, una gigantesca polveriera da cui non emergano personaggi: «Per annullare l’ultimo sortilegio che spinge la platea ad immedesimarsi con un protagonista – aggiungono – ma anche a prenderne le distanze. La volontà, come una Nuova Atlantide di senso, di far riemergere uno Stato, una fatica dell’essere, una formazione del sapere in cui il pubblico stesso è coinquilino».
immagini di Andrea Pizzalis
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