FIRENZE – Il segno e filo conduttore di Alcesti per la regia, adattamento (e traduzione) di Massimiliano Civica, sembra essere quella della consegna alle due attrici in scena: Daria Deflorian e Monica Piseddu , del tratto asciutto della ieraticità. Ne risulta una solo apparente rottura del canone spazio-tempo-azione attraverso un raffinatissimo scalpello registico che interseca, crepandola, la magistralità della tradizione della tragedia classica. Civica si inventa uno spazio/ tempo/ azione con coordinate altre, fuori sia dal tentativo di ri-attualizzazione dei temi (a quante operazioni di questo tipo abbiamo assistito) ed insieme oltre la dimensione ordinaria che è della tragedia greca. Perché rompere lo schema della drammaturgia, inserendola in un panopticon –una piccola porzione ma architettonicamente emblematica di uno spazio ristrutturato di ex carcere cittadino, a Firenze; quello delle Murate recuperato alla vita del quartiere, contenerlo e riproporlo per circa un mese, ogni sera e senza intenzioni (o volontà) di prospettive di tournée, è rilanciare una sia pur piccola ma: provocazione. Che a mio avviso si pone anche a livello semiotico oltre che su quello puramente a impatto teatrale. Viene da citare il lavoro del filologo e antropologo Maurizio Bettini dell’Università di Siena, che ha da molti anni ha portato avanti questa linea guida rispetto al ripensare ai classici non quali nostri contemporanei, come spesso insegnano nei licei-e non solo, ma come pensiero di un simbolico altro e anche assai lontano da quello della nostra attualità.
Le sensazioni evocate alla visione del lavoro di Civica sono quelle del freddo, della rarefazione, dell’ antinaturalismo delle azioni sceniche-lentissime, quasi a pre e post commento della parola enunciata o quasi a mò di soffiato neutro, completamente privo di espressività. Gestualità essenziale- da cerimoniale orientale-con uso di maschere certamente distantissime dalla tradizione italiana della commedia. Segni ambigui, insomma a cui poco la scena italiana è avvezza. Segni di ricerca affilatissima e di rimandi polisemici. Domina, regnante, il corpo-voce delle attrici (Monica Demuru è la terza, una sorta di mono/coreuta però fuori asse rispetto al minuscolo spazio di una pedana con cassettiere, le due reciproche, dove sono riposte maschere e cintole per cambio costume en plein air). Monica Demuru offre un’interpretazione molto convincente con le sue melopee dai richiami mitici, ecco solo forse e qui che esultano-fiochi- pochi richiami al mito tragico greco dalla tradizione ed in totale de/centralità dentro una scena inesistente basta e avanza lo spazio panopticon carcerario a segnalarne le urgenze significative).
Altrettanto superbe interpreti sono Daria Deflorian (Admeto e altri tre personaggi, con maschere), e Monica Piseddu (Ercole e altri personaggi della tragedia classica euripidea), e niente ha più in comune con la contemporaneità nella rilettura di Civica: le attrici multimaschere in quanto portatrici in scena di personaggi che nello scambio dei ruoli-quali a|settiche incarnazioni di essenze-presenze sceniche, risultano secche, quasi disossate, senza diventare manichini- maschere. Queste donne|schermo, richiamano a doppi di doppi (donne|attrici multimedia che interpretano, a scambio, ruoli di ruoli, e pur ruoli nello scambio macabro della vita/ morte/ resurrezione) sullo sfondo- carcerario della Casa. già, la casa. quale casa? Quella della famiglia, dell’ospite o dell’Ade? O anche della casa-teatro-carcere? Qui si possono ri-trovare echi di teatro che attinge ad una tradizione colta di teatro antropologico di scuola occidentale novecentesca.
Visto alle Murate Firenze, 3 ottobre 2014
Uno spettacolo di Massimiliano Civica
Con Daria Deflorian, Monica Piseddu, Monica Demuru
E con Silvia Franco
Maschere Andrea Cavarra
Costumi di Daniela Salernitano
Produzione Fondazione Pontedera Teatro e Atto Due in collaborazione con il Comune di Firenze e con Rialto Sant’Ambrogio di Roma e Parco Le Murate Centro Servizi- Firenze
Spettacolo per venti spettatori
In replica fino a domenica 26 ottobre 2014,