Recensioni — 22/11/2022 at 13:13

Profondità e intrattenimento: Immacolata Concezione, un caso di teatro

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RUMOR(S)CENA – FIRENZE RIFREDI – Capita di tornare a casa dopo uno spettacolo e ricordare di aver visto paesaggi, strade, finestre chiuse e magari quel poco d’ombra, macchiata dallo scintillio del sole. Ma quando si realizza che sul palco non c’era niente di tutto questo, e le cose che ricordiamo di aver visto non ci sono state raccontate dalla voce di un attore, allora possiamo esser certi che è valsa la pena di andare a teatro.

È il caso di Immacolata Concezione, proposto nell’ambito della rassegna sul contemporaneo siciliano al Teatro Di Rifredi: uno spettacolo che ha appassionato il pubblico con la tensione drammatica, lo ha colpito con i contenuti e poi agganciato, un po’ come al cinema, anche grazie a qualche ellissi, di quelle che fanno sussurrare domande all’orecchio di chi ci siede accanto.

Una storia così bella e terribile da poter essere un film, un libro o magari una graphic novel, ma che ci è stata raccontata nel modo in cui soltanto il teatro è capace di fare. Il “cunto” della tradizione siciliana, il teatro di strada e dei pupi, quel baldacchino a metà tra il guitto e il sacrale barocco, le luci che strappano al buio suggestioni potentissime: tutti elementi che rendono il lavoro di Vucciria Teatro un esemplare prodotto di intrattenimento.

E se questa definizione sembra ingenerosa o irrispettosa, è soltanto per quel pregiudizio non solo ingenuo, ma addirittura dannoso, che rischia di mutilare il teatro di uno dei suoi veicoli, nonché della principale ragione per cui ancora oggi rimane un’opzione per gli spettatori. La storia di Concetta, venduta dal padre come un capo di bestiame, capra infettata da un amore che non sa stare al suo posto e che la rende improduttiva e persino pericolosa, è la rappresentazione del disagio umano di fronte ai sentimenti più alti della propria natura.

Quelli che per paura teniamo lontani, ripetendoci di non essere animali e diventando così, meno che bestie. Sono uomini e donne, le bestie che Joele Anastasi ci mostra sulla scena, trasfigurati dal possesso dapprima nel volto, poi nelle azioni e infine nella totalità dell’essere: di nuovo, una metamorfosi in cui il linguaggio testuale e visivo del palcoscenico riesce a far convivere simbolico ed effettivo, senza richiedere ulteriore credulità allo spettatore.

Il baldacchino, meccanismo roteante ma soprattutto perno dei meccanismi narrativi, lascia che la storia lo abiti e gli danzi intorno. E’ la facciata della casa di piacere, ma anche l’interno della casa di bambole che al piacere maschile sono votate. Concentrando lo sguardo della platea su di sé, cela i cambi di costume con cui lo stesso Joele Anastasi, insieme ad Alessandro Lui, Enrico Sortino e Ivano Picciallo danno vita a tutti i personaggi, maschili e femminili. Caratteri che si scontrano e si incontrano nei bei dialoghi, oppure cori di maschere che parlano, deridono e odiano all’unisono. Commedia dell’arte, farsesco e cinematografia di genere, in un campionario umano che paradossalmente approfitta della stereotipia per imprimere profondità emotiva: altra operazione che, sul grande schermo, non sarebbe riuscita altrettanto bene.

Tutt’altro che stereotipato, è in ogni caso il personaggio della protagonista, perché Federica Carruba Toscano riesce a rendere viva una maschera nuda. La natura curva di Concetta è capace di attrarre gravità archetipe, che battono sul tempo la sensazione di vedere sul palco un corpo svestito. Il testo inoltre, le riserva un crescendo di situazioni e spazi, dove Anastasi e la Toscano evitano i paludamenti psicologici, per restituire un verismo efficacissimo. È come un lavoro di questo tipo, dove la vocazione all’intrattenimento convive con la consapevolezza della tradizione, abbia tale rispetto per gli spettatori da offrirgli la fondazione di un personaggio ben pensato, frequentato e abitato. E ci piace immaginare che tutta la compagnia, compresa l’attrice che su quel personaggio ha tanto investito, si stupisca insieme a noi di come d’un tratto, Concetta esista aldilà della rappresentazione, del mestiere e persino della storia. Trasversale stupore che, seppur raro, sta nella casistica del teatro.

Visto al Teatro di Rifredi, Firenze, 17/11/2022

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