ROMA – Vanno in scena dal 24 al 29 aprile al Teatro India due nuove produzione dal titolo Cenerentola e Pinocchio “inadeguati” e “colpevoli” nella rilettura di Fabrizio Arcuri che porta in scena due riscritture contemporanee firmate da Joël Pommerati.
Cenerentola dal 24 al 29 aprile: testo Joël Pommerat, regia Fabrizio Arcuri, con Luca Altavilla, Valerio Amoruso, Matteo Angius, Gabriele Benedetti, Elena Callegari, Irene Canali, Rita Maffei, Aida Talliente, spazio scenico Luigina Tusini.
Pinocchio dal 28 al 29 aprile: testo Joël Pommerat, regia Fabrizio Arcuri, con Luca Altavilla, Valerio Amoruso, Matteo Angius, Gabriele Benedetti,Elena Callegari, Irene Canali, Rita Maffei, Aida Talliente e con Sandro Plaino, spazio scenico Luigina Tusini – assistente alla regia Matteo Angius
Fabrizio Arcuri porta in scena le riscritture di due delle fiabe occidentali più note in un’operazione che ne smaschera le trame, inseguendo la scrittura precisa e pungente dell’autore, con un senso di racconto attuale, pieno di lucidità e ironia. «Pommerat esalta con intelligenza e divertimento tutte le dinamiche relazionali tra figli e genitori, come il senso di colpa, quello di inadeguatezza o di competizione, le gelosie e le inclinazioni al possesso, marcando i segni di potere innestati nei rapporti di parentela e d’amore», commenta il regista Fabrizio Arcuri. Una moderna rivisitazione all’interno di un impianto scenico che mescola realtà e finzione, contemporaneamente attuale e atemporale, per invitare gli spettatori ad elaborare la propria versione delle storie. Pommerat parte dai racconti popolari di Cenerentola e Pinocchio per trasformare il primo in una riflessione sul rapporto che l’uomo ha con la vita e con la morte, strappando il velo che ricopre la morte e che ne fa un tabù nella società moderna; e il secondo in una riflessione sul rapporto tra padre e figlio e sul percorso di crescita dell’uomo.
Cenerentola è una fiaba attuale che racconta in modo mascherato il nostro mondo profondo, i nostri rituali e comportamenti quotidiani, con avventurose, avvincenti forme simboliche, riflessi psicanalitici, antropologici e implicazioni esistenziali, esperienziali. «In Cenerentola Pommerat affronta l’ingombrante presenza della morte nelle nostre vite, come un fantasma che riempie i nostri sogni e a volte muove le nostre azioni. E insieme anche la nostra incapacità di affrontarla. A poco possono le fate, e neanche il tempo che passa sembra servire. L’umanità ha a che fare con la sua propria fine, e li forse, solo lì, trova un nuovo inizio.»
Pinocchio è un’immersione contemporanea e nel suo portato filosofico e culturale, la sua aggressione al senso del vero e del falso, al senso del morale e dell’immorale; ai rapporti di forza che in fondo fanno i rapporti d’amore, con gli altri, e prima ancora con se stessi. Il senso di cosa è umano «di dove sta l’umanità. Pommerat trova così il modo di raccontarci storie che conosciamo, mettendone al centro meccanismi che viviamo, costruendo immagini che ci appartengono, scattando foto in cui ci riconosciamo – conclude Fabrizio Arcuri – Siamo lì, eppure appena fuori per ancora poterci guardare e ridere di noi».
Lo spettacolo si inserisce nel percorso di Stagione Romanzi fiabe e poesiE in scena che propone la versione teatrale di uno dei più importanti romanzi del secondo Novecento, Il nome della rosa di Umberto Eco, nell’adattamento di Stefano Massini e per la regia di Leo Muscato; mentre Pippo Di Marca ci accompagna in un poetico viaggio-odissea, lungo sette secoli per una summa della parola occidentale da Cavalcanti ai giorni nostri con Theatrum Mundi Show. Infine, l’artigiano della scena, Riccardo Caporossi, ci riceve nel suo “teatro da camera”, tra storie, romanzi fatti a pezzi, commedie, scherzi, trucchi, per raccontare l’uomo con la metafisica purezza della marionetta. Il percorso si arricchisce del trittico Dostojevskij e la messinscena dei romanzi Mi sa che fuori è primavera di Concita De Gregorio, Accabadora di Michela Murgia, Quasi Grazia di Marcello Fois.