RUMOR(S)CENA – LA SORELLA DI GESÙ – TEATRO DELLA TOSSE – GENOVA – Un uomo in scena racconta come una violenza subita da una giovane donna, Maria, porti la stessa a percorrere il proprio piccolo paese, in una calda ed assolata giornata pugliese, come fosse una via crucis, impugnando una pistola e tichettando i propri passi sul selciato, come a scandire un tip-tap della tragedia: per 88 minuti. Oscar De Summa scrive e narra La sorella di Gesù Cristo, presentato al Teatro della Tosse di Genova, ultimo capitolo della Trilogia della provincia dopo Diario di provincia e Stasera sono in vena.
Via via che la camminata di Maria si fa più decisa, avviene come una catarsi dell’intero paese che, dapprima, cerca di fermarla, ma che poi elaborando dentro e fuori di sè l’accaduto non può far altro che mettersi dalla sua parte. “Perchè devo avere due brave figlie ed in quanto femmine mi tocca scortarle per tutto il paese?” pensa un padre. “Di bellezza si può anche morire” ragiona la vecchia maestra di Maria. “Con il cuore da madre te lo chiedo: non lo fare!” si dispera la progenitrice di Jesus Christ (questo il nome del violentatore) mentre una sua amica le urla “Rosa fermati, lascia fare quello che deve fare!” e così la madre si blocca, scegliendo di essere donna. Il padre di Maria, sulla soglia della loro casa, le urla “Io ti sostengo, ma lo devi fare tu”. Quanto è importante e vitale l’appoggio da parte di chi amiamo! La narrazione si arrichisce di pochi artigianali effetti speciali, come il distorsore per la voce annesso al microfono che permette di entrare ed uscire dal personaggio principale, mentre la proiezione della grafic novel a mano di Massimo Pastore fa da sfondo visivo, triste e melanconico.
Oscar De Summa, in un intervento presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Genova, spiega che questa piéce l’ha scritto di getto durante un viaggio in treno durato quattro ore, rimanendo egli stesso stupito da tale prolificità. L’urgenza fu quella di scavare dentro se stesso e di chiedersi che tipo di rapporto avesse avuto fino a quel momento con il femminile e riflettendo su come avrebbe potuto o come potrebbe mai essere una società a dominio femminile o paritario: probabilmente senza violenza (?). Un’altra urgenza fu quella di rivolgersi a quella fascia di giovani che stanno formando il loro essere adulti, età dove tutto potrebbe essere possibile ma che rischia di rimanere un’utopia se gli strumenti che vengono messi a loro disposizione sono sempre gli stessi, e dove la cultura dovrebbe giocare un forte impatto e ruolo. Il costante parallelo con la Passione di Gesù Cristo ed altri riferimenti antropologico-filosofici sono alla base della costruzione del testo, in sotto traccia, tra le righe.
Sul finale de La sorella di Gesù Cristo Maria si trova faccia a faccia con lui, Jesus Christ, il quale la esorta a sparargli “Avanti spara, sono qui per te!” e blatera… blatera.. blatera… Lei lo ascolta, non dice nulla, gli punta contro quell’arma che durante il suo incessante, doloroso incedere è stata la sua compagna, la sua ragione. Al buio, un rumore di sparo lacera il silenzio. Fine della storia di una violenza. Applausi. Ci auguriamo che Maria abbia scelto di proseguire la sua strada cambiando in corsa i suoi pensieri, trasformando la sua rabbia in qualcosa d’altro, ma in tutta questa storia ci pare che il finale non sia necessario. Come invece necessaria è la stata la narrazione di questa storia.
Visto al Teatro della Tosse di Genova il 4 aprile 2019
di e con Oscar De Summa
progetto luci e scena Matteo Gozzi
disegni Massimo Pastore
produzione La Corte Ospitale, Attodue, Armunia – Castiglioncello Festival Inequilibrio
con il sostegno de La Casa delle Storie e Corsia Of