RUMOR(S)CENA – PIACENZA – Il Teatro Municipale di Piacenza, ha ospitato in prima assoluta lo spettacolo di danza e voce, Mothers Fathers Sons & Daugthers , con l’étoile Eleonora Abbagnato, l’attore Kaspar Capparoni, insieme ai loro rispettivi figli in scena, Julia Balzaretti e Alessandro Capparoni, la guest star, Vladimir Derevianko e la solista Anne Jung.
Produzione artistica e progetto ideato da Daniele Cipriani Entertainment, in un atmosfera intima quasi raccolta di pubblico generoso di applausi, la pièces è impreziosita anche dalle coreografie di Simone Repele, Sasha Riva, Giovanni Castelli e dalla teatralità di Aurora Pica, figlia di Claudio Villa. Un’alchimìa naturale per Cipriani, nel reclutare gli artisti e cucire il puzzle del suo progetto, per raccontare in teatro il rapporto generazionale tra genitori e figli, quale eterno binomio fatto di contrasti e assonanze perpetue, ancor più se in gioco ci sono “i figli d’arte” in scena, a partecipare effettivamente a questo dialogo tra le parti, tra finzione e realtà. In sintesi, dice Jung, che la mancanza di consapevolezza produce indifferenziazione, identità inconscia. La conseguenza pratica è che l’uno presume che l’altro abbia una struttura identica alla sua. Tra madre e figlia/o o padre il processo simbiotico è inevitabile e difficile da decifrare nel rispecchiamento dell’altro. Complicato quindi e senza copione, parafrasando il teatro, poter seguire regole di un testo da applicare, nel seguire senza interferire e infierire sulla età evolutiva dell’individuo generato e del loro vissuto in quanto figli.
La riflessione sull’argomento viene cucita ed introdotta da cinque tableaux coreografici: Giulietta, Father and Son, Family Portrait, UndoneReverie, Sublime. In linea orizzontale e verso il proscenio si svolge l’azione narrativa unita dalle parole del copione letto, nel monologo dell’attore Capparoni di bianco vestito, nell’introdurre ogni singolo quadro danzato e voce in canto, che si materializzano in coni di luce e rarefatte atmosfere, nello spazio scenico più profondo creando la tridimensione dell’azione, con il disegno luci di Alessandro Caso, per la regìa di Luis Ernesto Donas. Il dualismo del personaggio femminile di Giulietta della tragedia omnia shakespeariana di Romeo e Giulietta, sicuramente il personaggio più importante descritto dal drammaturgo, qui ripreso in versione ridotta per l’occasione, fonde nei ruoli rivestiti dalla Abbagnato e la figlia Julia, giovane allieva ballerina dell’Accademia di Roma, un calzante esempio di modello archetipico del rispecchiamento nell’altro.
La matrice coreografica di Repele e Riva, apprese all’Hamburg Ballet, ove qui sono anche interpreti, come in altri due quadri dello spettacolo, sposano le corde di una cifra stilistica nord europea che abbraccia il linguaggio del movimento di Neumeier, Kylian, Ek, ponte, trait d’union, con l’assolo di Anne Jung, dal titolo UndoneReverie, e la coreografia Sublime con la musica di Dardast e le interpreti di rosso vestite. La “Fantasticheria annullata”, così l’assolo della Jung imprime, in una tuta rossa a pelle e traduce le pulsioni istintuali e i pensieri spesso in contrasto, con le contorsioni del suo corpo ginnico e danzante, forte delle basi da ginnasta ritmica olimpionica prima, poi intrecciata e forgiata con la danza classica e contemporanea.
Un altro incontro coreografico è il dialogo che vede protagonisti il figlio dell’attore Kaspar Capparoni, l’adolescente Alessandro, anch’esso come Julia, allievo dell’accademia di Danza di Roma e la star internazionale Vladimir Derevianko, assente dai palchi scenici da oltre un decennio, ma intensamente attivo sul piano della didattica e insegnamento in tutto il mondo. Il passaggio di consegne dal padre-attore al padre-ballerino esperto e rassicurante trasporta il giovane figlio a danzare un passo a due delicato, guidato da mani maestre e i passi di chi accompagna e lascia andare sulla diagonale simbolica della vita, supportati dalle note e le parole di Cat Stevens.
E poi c’è il tributo a Claudio Villa straordinario artista dalla voce cristallina, verso il padre cercato, nella toccante interpretazione della figlia Aurora Pica, che presta la voce alla lettura di una poesia scritta a due mani con la sorella Andrea Celeste, per trovare un punto d’incontro con la figura paterna e una giacca blu, custodita per anni scrupolosamente in un baule che prende vita sui corpi dei ballerini, passandola di mani in mani, fino ad avvolgere la figlia ritrovata, sulle note e la voce delle canzoni “Mamma” e “Voglio vivere così”. Nulla di più coerente, se dopo questa prima rappresentazione assoluta, come accade per la stessa evoluzione del dialogo generazionale tra genitori e figli, prendesse forma, trasformando le interazioni tra i quadri danzati , la voce, il testo, per meglio fluire il passaggio di consegne in un’osmosi capace di toccare ulteriormente le corde più profonde dell’anima, chissà. Infondo un progetto artistico è un processo alchemico.
Visto al Teatro Comunale di Piacenza il 19 maggio 2023