RUMOR(S)CENA – FIRENZE – «Scandicci è stata fondata nel 1928. La nostra storia è una storia recente e per questo indissolubilmente legata alla contemporaneità – presentando la terza edizione di NUTIDA, la rassegna prodotta da Stazione Utopia che da qui a un mese abiterà l’ora del tramonto nel pomario del Castello dell’Acciaiolo di Scandicci – Claudia Sereni si spinge almeno di un passo oltre la retorica istituzionale: nel rapporto ideale tra arte e territori NUTIDA porta un valore aggiunto, ovvero quello di far conoscere una nuova generazione di danzatrici e danzatori, di coreografi e autori con la loro capacità di essere un faro, di trasformare temi come la differenza di genere o la sostenibilità in esperienze concrete».
Nella conferenza stampa tenutasi a Palazzo Medici Riccardi lo scorso 21 giugno, è stato proprio questo aspetto “esperienziale” e concreto a emergere come punto di intesa tra le istituzioni del comune di Scandicci e Cristina Bozzolini e Saverio Cona, ideatori e direttori artistici di NUTIDA. Un festival di danza, certo, ma anche un tentativo di ripensare certi elementi formali che nel proporre la danza contemporanea in Italia, hanno più volte rischiato di allontanarla dalla sua vocazione, dalla sua intima natura e, soprattutto, dal pubblico.
Per comprendere le intenzioni della terza edizione di NUTIDA-Nuova Danzatrici/ori si deve partire dal luogo, e dall’ora. Ce lo spiega Saverio Cona: «L’amenità del giardino del Castello Dell’Acciaiolo è indiscutibile e noi abbiamo scelto deliberatamente di non imbruttire questo ambiente con elementi scenografici che sarebbero soltanto sovrastruttura. Il pubblico seguirà le performance da vicino, potendone apprezzare il linguaggio coreografico in purezza. Inoltre ogni appuntamento si svolgerà all’ora del tramonto: e quindi, aldilà dell’orario indicato, si dovrà aspettare il momento giusto perché tutto abbia inizio. È un’idea che ci piacerebbe recuperare dal teatro greco, dal modo in cui veniva messo in scena e visto dalle persone».
Dal 23 giugno al 20 luglio vi parteciperanno realtà importanti per la danza contemporanea italiana (Alterballetto, SpellBound Contemporary Ballet, Nuovo Balletto di Toscana) e artisti internazionali. Philippe Kratz, nella prima nazionale di Midnight Youth prodotto da NUTIDA/Stazione Utopia e Nuovo Balletto Di Toscana; Midori Watanabe che rovescerà il punto di vista della Butterfly pucciniana attraverso un’ottica nipponica e ancora: Joi Alpuerto Ritter con Babae e Pablo Girolami per la compagnia Ivona. Ma nell’intreccio di percorsi previsto dal festival, sarà dato particolare spazio alle produzioni dei giovani danzatori e coreografi che potranno confrontarsi direttamente con gli spettatori e trovare una piattaforma laboratoriale e di crescita artistica. C’è grande trasporto nel contributo audio con cui Cristina Bozzolini, pur non potendo presenziare alla conferenza stampa, ha voluto comunque trasmetterci le motivazioni alla base di NUTIDA: «Ho vissuto tanti anni in teatro ed era molto difficile trovare occasioni per formarsi in questa disciplina. I giovani artisti hanno bisogno di strumenti ma anche di consigli. Ènecessario coinvolgere loro, ma anche il pubblico: più il pubblico vede, più il pubblico conosce, più la danza può progredire».
A Palazzo Medici Riccardi abbiamo conosciuto e ascoltato alcuni di questi coreografi, in qualche modo cresciuti nell’ambito delle passate edizioni del festival. Niccolò Poggini ci parla di Téchne, ideato assieme a Beatrice Ciattini, che debutterà il 28 giugno: «Il lavoro prende spunto dal teatro greco romano, a partire dal titolo che rimanda alla tecnica e al saper fare. Cercheremo di coinvolgere il pubblico, anche in maniera piuttosto insistente. Di metterlo in relazione con la performance e la sua estemporaneità». La coreografa Daria Lidonici introduce le tematiche del suo When He Plays (28 giugno), incentrate sulla paura e l’alienazione nei totalitarismi, per poi giocare con la nostra curiosità accennando appena alla rottura della quarta parete prevista in SPEECHLESS (8 luglio), con Veronica Gallo.
Primo lavoro per Aldo Nolli, danzatore del Nuovo Balletto di Toscana, che con coraggio e onestà non nasconde la scelta di PENELOPE (8 Luglio), come personaggio che il pubblico possa riconoscere e nel quale sappia rispecchiarsi. Una tessitura lenta, ambivalente, che si districa tra dubbi e speranze.
Infine l’intervento di Emma Zani, autrice e interprete con Roberto Doveri di Suoni In uno Spazio Abbandonato III Studio (27 giugno), prodotto da Fabbrica Europa e NBDT, e di Fiori Assenti (14 Luglio). «Questo festival, il suo essere vetrina per i nostri lavori, risponde all’esigenza di un cambio generazionale, qualcosa di cui si sentiva il bisogno. E poi c’è l’identità GREEN della manifestazione: nessun bisogno di luci, solo l’ambiente del tramonto come scenario delle performance».
È vero, in questa rassegna che non teme le dichiarazioni d’intenti, non manca la sostenibilità ambientale. Ma a fugare ogni malizia è ancora Saverio Cona che così conclude l’incontro: «Abbiamo detto festival green, ma non perché vogliamo riempirci la bocca con questo termine. È il nostro modo di essere: non produrre rifiuti, riciclare tutto, niente plastica. Offriamo noi l’acqua, offriamo noi le tisane e cerchiamo di stare all’interno di un ambiente e di fare ciò che sappiamo fare meglio. Cioè danzare».