RUMOR(S)CENA – SOS CINEMA Esegesi del film UN’OMBRA SULLA VERITÀ di Philippe Le Guay – Due sono i temi forti del Cinema del raffinato regista francese Philippe Le Guay: la memoria e il confronto con l’altro.Li ha mixati con ottimi risultati in tre commedie amare: “Moliere in bicicletta”,”Florida”,”Le donne del 6º piano”(2011). In quest’ultima nel confronto con la vitalità di un gruppo di femmes de chambres spagnole occupanti la soffitta di un palazzo borghese, un mortifero Fabrice cambiava prospettiva esistenziale contagiato dalla loro positività. All’opposto dieci anni dopo Le Guay cambia radicalmente tono,entra nell’ombra assoluta,scendendo in ‘cantina’. Il titolo italiano è fuorviante, perché sposta l’attenzione sul negazionismo nazista incarnato nel film dal professor Fonzic(un superbo Francois Cluzet) radiato da tutte le scuole e finito a vivere in una cantina comprata da un inconsapevole architetto ebreo. ‘L’homme de la cave” come recita il titolo originale è l’uomo sotterraneo ed è l’essenza del film: colui che è dentro ciascuno di noi,il nostro lato oscuro tenuto a bada laggiu’ nei sotterranei del nostro inconscio,della nostra psiche. Sotto questa luce , o meglio ombra, il film tortuoso, labirintico, profondamente polanskiano( quel palazzo e quel cortile così simili a quelli di “Le locataire”) va in ben altra direzione.
Prendendo il tema del negazionismo e dei suoi risvolti più o meno torbidi come un espediente drammaturgico,da cui estrarre molto di più. Quello che via via emerge infatti è il male che produce il male,che lo risveglia,lo fomenta in tutti coloro che ne vengono a contatto. La gioia e la vitalità di Carmen Maura e socie rivitalizzavano Luchini, l’ombra malefica di Cluzet invade tutto il palazzo,in primis Jeremie Renier e Berenice Bejo(bravissimi) i borghesi felici Sandberg, la loro figlia che si ritrova affascinata e plagiata da Fonzic,nonché tutti gli inquilini del palazzo con le loro reazioni prima sdegnate poi ambigue. La trama storica, sociologica,persino politica cede quindi il passo a un’analisi introspettiva e psicologica della contaminazione del male e della sua banalità, della sua quotidianità, del suo essere accanto a noi,risalendo dalle cantine del subconscio,dai meandri oscuri delle nostre ombre. Un contagio,una contaminazione subdola, ben più grave di quella di un virus,perché apparentemente non riconoscibile. Capace di remissioni e sparizioni,come mostra il magistrale piano sequenza finale, per tornare subdola sotto altre forme. Il Cinema francese contemporaneo al suo meglio. ANTEO Milano ,SPAZIO CINEMA Cremona e dal 18/9 JOLLY Piacenza.