RUMOR(S)CENA – GENOVA – Pur essendo una messa in scena frutto di una rivisitazione piuttosto singolare del testo, ovvero se vogliamo quanto meno eterodossa, anzi forse proprio per tutto ciò stante quel paradosso che è pur sempre il Teatro, questo As you like it (Come vi piace) ci restituisce, e non vuole essere una tautologia, uno Shakespeare straordinariamente e felicemente shakespeariano. E non tanto per la consueta e vexata quaestio del travestitismo in scena, a quel tempo come noto imposto da regole sociali che vietavano alle donne di recitare, e dunque etero-determinato e rigidamente regolamentato, e invece oggi capace di rispecchiare e motivare quella fluidità del sesso e delle identità sessuali che costituisce uno dei temi ‘caldi’ del pensiero sociale, con riflessi innanzitutto ontologici e anche esistenziali e con note ricadute politiche inerenti il governo di una società in continua ebollizione (evoluzione o involuzione è controverso).
As you like it©Laila Pozzo
Lo è, straordinariamente shakespeariano, perché ci restituisce una piazza elisabettiana, che i teatri di allora riproducevano, non solo nelle forme ma soprattutto nelle loro espressioni che volevano e dovevano essere popolari, in alcuni e non in tutti nel senso migliore e corretto del termine, per poter vincere la concorrenza di ben altri spettacoli, come la lotta dei cani con gli orsi che nelle sue prossimità attiravano molti spettatori. Una espressione profondamente radicata nella mescolanza di stili e di linguaggi, tra commedia/tragedia e farsa che ne era una sorta di ossatura o anche di messaggio promozionale, tra parlato alto e parlato basso, tra espressione lirica e risata boccaccesca, tra slanci intellettuali e bassa goliardia, tra dramma classico e commedia dell’arte, una mescolanza più o meno fortunata che, sia prima che dopo Shakespeare, ha fatto il Teatro Occidentale.
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In un certo qual modo questo è uno spettacolo che credo cerchi, spesso riuscendovi, di saltare quella cesura o soluzione di continuità costituita dal teatro borghese di otto-novecento, in cui è affondato e un po’ ingessato anche Shakespeare, spesso ‘ripulito’ e revisionato secondo un politically correct ante litteram, ricostruendo il collegamento tra l’oggi e la piazza, la festa e anche il carnevale che già allora faceva infuriare Puritani e loro vari sodàli. In questa messa in scena, infatti, la mescolanza si fa concreta presenza non solo linguistica e narrativa, ma soprattutto fisica a partire da chi quel testo recita, una fusione efficace tra le Nina’s Drag Queens, che da tempo si segnalano per le rutilanti drammaturgie molto musicali, da una parte e gli allievi del Master della Scuola di Recitazione “Mariangela Melato”, emanazione del Teatro Nazionale diretta da Elisabetta Pozzi, dall’altra.
E poi nell’utilizzo scombinato ed insieme compostamente coerente del modo en travesti, valorizzato nel suo essere una specifica modalità e non una semplice occasionalità, che, invece di ‘lasciare’, ‘raddoppia’ mescolando uomini travestiti da donne, donne travestite da uomini, e anche (siamo pur sempre sul palcoscenico) uomini travestiti da uomini e donne travestite da donne, fino alla finale esplosione, che è eversione prima grammaticale e poi esistenziale, di Rosalinda che è donna, quindi allora recitata da un uomo travestito che a sua volta si traveste da uomo. Del resto che il Bardo costruisse i suoi personaggi, e le sue personalità sceniche femminili, essendo consapevole che sarebbero state recitate da uomini, è noto da tempo. Su questo impianto la regista Roberta Torre costruisce bravamente, nel senso di coraggiosamente, un intrecciarsi di commedia e farsa, un doppio mai speculare, tra il Castello urbano e la Foresta di Arden, luogo deputato dal drammaturgo di Stratford-upon-Avon a svelare l’intimità e quindi la sincerità (anche quella identitaria se necessario ma ora forse non lo è più) dei suoi personaggi, specchio fiabesco e molto più reale dunque del mondo reale.
As you like it©Laila Pozzo
Fino al conclusivo lieto fine, tributo necessario e inevitabile della narrazione alla sua propria sintassi scenica e comunque, oltre le malinconiche amarezze che nella loro profondità si celavano in quegli stessi Happy End, assai gradita al pubblico pagante o meno. La recitazione dissociata delle Nina’s, ormai capaci di notevole maturità teatrale (tra l’altro è di uno di loro, Lorenzo Piccolo Rosalinda, la traduzione e la drammaturgia), dà un grande contributo alla percezione complessiva dello spettacolo, mentre gli allievi del Master mostrano già buona qualità e ambizione, alcuni in particolare, mi si permetta la segnalazione, come Gaia Rinaldi che, per voce e mimica, è un’ottima Febe.
As you like it©Laila Pozzo
Belle le scene, tra gli stracci da teatro di strada e fondali ‘evidentemente’ finti, all’interno dello spazio, anch’esso molto scenografico, della Foresta di Arden/Parco dell’Acqusola, belli e ricchi i costumi, mentre le musiche sono capaci di creare un favorevole ambiente sonoro, ammiccando al pubblico con citazioni sparse (sembrava quasi un gioco a quiz) di brani di famosissime canzoni degli anni ’60 e ’70. Un ultima nota per le coreografie di Claudia Monti, mai invasive e sovrabbondanti ma capaci di sottolineare con misura e efficacia ogni passaggio.
Al Parco dell’Acquasola di Genova, per il Teatro Nazionale, dal 20 giugno al 2 luglio 2023. Pubblico numeroso e divertito.
As you like it di William Shakespeare, regia Roberta Torre, traduzione e drammaturgia Lorenzo Piccolo, scene Lorenzo Russo Rainaldi, costumi Massimo Cantini Parrini, musiche Mario Conte,| coreografie Claudia Monti, luci Aldo Mantovani, acting coach allievi Ulisse Romanò, assistente alla regia Rocco Capraro, assistente ai costumi Erika Sambiase. Con le Nina’s Drag Queens Alessio Calciolari, Gianluca Di Lauro, Stefano Orlandi, Lorenzo Piccolo, Ulisse Romanò, e gli allievi del Master della Scuola di Recitazione “Mariangela Melato” Raffaele Barca, Andrea Basile, Francesco Bianchini, Riccardo Cacace, Elisa Carucci, Pietro Desimio, Violetta Ghersina, Antonella Loliva, Silvia Pelizza, Alma Poli, Milo Prunotto, Gaia Rinaldi, Matteo Traverso, Susanna Valtucci
produzione Teatro Nazionale di Genova.
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