ROMA – Dopo il successo di Hakanai nel 2014, il Romaeuropa Festival ospita per il secondo anno consecutivo la compagnia francese Adrien M / Claire B con la performance Le mouvement de l’air, ultimo frutto di una continua sperimentazione che il gruppo porta avanti per far dialogare in maniera armonica e soprattutto con grande forza drammaturgica il performer con le tecnologie digitali di proiezione. I performer sulla scena sono almeno quattro. Tre in carne e ossa, due uomini e una donna, uno fatto di bit, la proiezione, che tuttavia afferma con forza la sua presenza reale. Poi c’è il musicista, che intrattiene un continuo dialogo e scambio sia con i danzatori che con la proiezione.
La scena è composta da tre piani, due verticali e uno orizzontale. Questi piani accolgono sia i danzatori che la proiezione. Sono piani che non fungono da fondale, ma permettono di andare oltre, di mostrare azioni anche al di là della loro stessa presenza. Piani dunque che da densi e materici diventano trasparenti e impalpabili, permettendo di estendere il campo della visione. La proiezione dialoga costantemente con i performer. È agita, oltre che naturalmente da diversi proiettori, anche dall’utilizzo di sofisticate tecnologie di interaction design, dei sensori che le permettono di interagire in tempo reale sia con i movimenti dei danzatori che con le suggestioni acustiche e musicali. Un dialogo dunque tra danza, musica e tecnologie digitali che costruisce una complessa struttura drammaturgica in cui ogni tassello è indispensabile, pena la caduta di tutta la composizione.
Le proiezioni raffigurano differenti tipi di visione. Per gran parte della performance sono elementi geometrici, come punti, linee, curve, rette perpendicolari, che, seppur riconoscibili come oggetti, sembrano all’apparenza non avere delle connessioni narrative con la drammaturgia generale. Sono i movimenti dell’aria, così rapidi e misteriosi che solo una forma non strettamente figurativa li può rappresentare o per lo meno figurare. Altre volte gli stessi elementi, entrando in relazione con i performer, assumono delle forme che riconducono a una storia ben delineabile. È il caso di una tromba d’aria che, legandosi all’andamento rotatorio di un danzatore, genera un unico movimento, un’unica visione. Le proiezioni dunque sono anch’esse dei danzatori; c’è un continuo scambio tra corpo organico e fascio di luce, l’uno tende all’altro e viceversa. Non possono esistere separatamente. Sono due mancanze che trovano un senso solo dalla loro unione. L’uomo tende verso l’aria e l’aria verso l’uomo e la sua terra. Infine, le proiezioni mostrano degli oggetti specifici e definibili come figurativi. È il caso della corrente di nubi che nell’ultima parte della performance attraversa la scena. Un dialogo continuo dunque tra onirico e reale.
I danzatori si muovono in questo ambiente sia in terra, sia in aria mediante l’ausilio di funi, vano tentativo umano di staccarsi dal suolo e di librarsi per l’aria. È qui che si compone la drammaturgia della performance: il movimento libero dell’aria e il tentativo dell’uomo di imitare quel movimento. Sogno, incubo, vana illusione? Da sempre l’uomo ha cercato di volare, dal mito greco di Icaro, passando per la trattazione scientifica del volo d’uccello di Leonardo Da Vinci. C’è riuscito? Si potrebbe dire di sì, ma questo volo è sempre stato mediato da una macchina, che sia una mongolfiera, un elicottero o un aereo. Alla fine il sogno di volare dell’uomo è sempre rimasto solo un sogno. Le mouvement de l’air si inserisce in questo sogno, in questo vano tentativo di sollevarsi da terra per poi prendere coscienza che la realtà è ben diversa.
La performance dunque porta lo spettatore dentro una scena onirica, densa di simboli misteriosi, nuova forma di surrealismo generato assieme alle nuove tecnologie. Come non pensare, infatti, al dipinto di René Magritte, Golconde, in cui la l’immagine di un uomo si estende per tutto il dipinto, quasi fosse sospeso, quasi stesse volando, per ritornare però alla realtà e immaginarsi quel corpo che ripiomba violentemente al suolo per opera del suo stesso peso? Le mouvement de l’air restituisce proprio questa sensazione: i corpi si librano, si incontrano e si scontrano con la forza dell’aria sotto forma di proiezione, a tratti ne vengono inglobati, ma ben presto raggiungono l’amara consapevolezza di non potercela fare e alla fine, infatti, un vortice di nuvole scorre sotto gli occhi attoniti e malinconici dei corpi che ritornano al suolo. Vana illusione dunque, forse inutile. Ma questa nuova forma di surrealismo oggi è necessaria, è necessaria come lo era ai tempi di André Breton, che riteneva inaccettabile che il sogno avesse poco peso nella società a lui odierna.
Anche oggi la condizione sociale non si presenta affatto diversa. In un mondo scombussolato da guerre, carestie e crisi economiche è necessario recuperare lo spazio del sogno, sogno non come illusione ma come forza trainante che guida l’uomo tra le sue difficoltà. L’arte oggi deve uscire dal solo aspetto concettuale ed estetico e porsi come base fondamentale dei bisogni interiori dell’uomo, delle sue aspirazioni nascoste, che a volte realizza soltanto di notte, nel dormiveglia. L’arte deve permettere all’uomo di realizzare queste sue aspirazioni, questi suoi desideri ma a occhi aperti, tanto farglieli sembrare qualcosa di reale sebbene solo per la durata della performance. Cosa rimane però allo spettatore, un’illusione? Forse sì ma adesso non avrà bisogno di chiudere gli occhi per sognare, perché potrà farlo per sempre ad occhi aperti. L’arte dunque deve essere per l’uomo un sogno ad occhi aperti. È questo che Le mouvement de l’air dona allo spettatore, illusione ma anche e soprattutto speranza. Il tentativo di librarsi nell’aria è solo illusione, ma quell’illusione potrà fargli vivere tutte le volte che vorrà quello che cela misteriosamente nel suo inconscio e le emozioni che ne scaturiscono. Lo spettatore che ha assistito a Le mouvement de l’air potrà adesso muoversi tra le correnti d’aria, potrà volare ogni volta che ripenserà alle sensazioni provate durante la performance, potrà sognare a occhi aperti.
Visto il 22/10/2015 presso il Teatro Vascello di Roma in occasione di Romaeuropa Festival 2015
In scena presso il Teatro Vascello dal 22 al 25 ottobre 2015
Le mouvement de l’air
Ideazione, Direzione artistica, Ideazione scene e Scenografia Claire Bardainne & Adrien Mondot
Computer design Adrien Mondot Coreografia Yan Raballand
Danzatori Rémi Boissy, Farid-Ayelem Rahmouni, Maëlle Reymond
Collaborazione alla coreografia Guillaume Bertrand Disegno luci David Debrinay
Musiche Jérémy Chartier Costumi Marina Pujadas Costruzione scene, Sistema di volo Silvain Ohl
Organizzazione generale, Sound engineering Pierre Xucla Direzione di palco Arnaud Gonzales
Illuminotecnica Yan Godat iT development Anomes, Hand Coded Regia Pierre Xucla
Direzione tecnica Alexis Bergeron Produzione e booking Charlotte Auché, Marek Vuiton, Margaux Létang
Foto © Romain Etienne
Prodotto da Adrien M / Claire B Coprodotto da Théâtre de L’Archipel, scène nationale de Perpignan, Le Cirque-Théâtre d’Elbeuf, La Brèche, Pôle national des arts du cirque, Cherbourg-Octeville, Festival GREC, Barcelone (Spain), DICRéAM, Romaeuropa Festival (Italy), Centre des Arts d’Enghien-les-Bains, scène conventionnée pour les écritures numériques, Maison des Arts, scène nationale de Créteil et du Val-de-Marne, Espace Jean Legendre, Théâtre de Compiègne, scène nationale de l’Oise en préfiguration, L’Odyssée, institut national des arts du mime et du geste de Périgueux, L’Hexagone, scène nationale Arts-Sciences de Meylan, Centre chorégraphique national de Créteil et du Val-de-Marne / Cie Käfig, dans le cadre de l’Accueil Studio Con il supporto di Le Toboggan, scène conventionnée de Décines, Les Subsistances, laboratoire international de création artistique (Lyon), Maison de la culture de Nevers et de la Nièvre La Adrien M / Claire B Company è accreditata presso DRAC Rhône-Alpes, Rhône-Alpes Region con il supporto della città di Lyon