Danza — 24/12/2022 at 11:08

Lo schiaccianoci di Nureyev. Antonino Sutera primo ballerino e Maître del Ballet della nuova produzione della Scala

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RUMOR(S)CENA – MILANO – A sedici anni di distanza dalle ultime rappresentazioni, è tornato in scena dal 17 dicembre fino all’11 gennaio 2023 al Teatro alla Scala di Milano il balletto di Natale per eccellenza, ovvero “Lo Schiaccianoci” nella versione registica e coreografica di Rudolf Nureyev. Undici recite più l’anteprima giovani dello scorso 15 dicembre, con cinque coppie straordinarie nei ruoli dei protagonisti e il Corpo di Ballo al gran completo. Un tripudio di colori, di perfezione, di bellezza e di stile che hanno fatto rivivere in Scala il grande talento artistico di Rudolf Nureyev, grazie al lavoro di tutto il cast nella ripresa coreografica curata da Aleth Francillon e Manuel Legris, direttore del Corpo di Ballo. In scena anche tantissimi allievi della Scuola di Ballo del Teatro alla Scala diretta da Frédéric Olivieri.

Antonino Sutera foto di Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Una occasione preziosa è stata quella di incontrare Antonio Sutera, Primo Ballerino del Teatro alla Scala e Maître del Ballet della nuova produzione.

Antonino Sutera, in questa ripresa si ritrova nel ruolo di Maître del Corpo di Ballo sulla nuova produzione dello Schiaccianoci di Nureyev e dunque con una grande responsabilità, dopo aver ricoperto in passato più volte diversi ruoli. Che ricordi ha di questo grande maestro?

Avevo dodici anni quando ho danzato per la prima volta nello Schiaccianoci Nureyev ed era proprio l’anno in cui era stata annunciata la sua scomparsa. Quindi non l’ho purtroppo mai conosciuto di persona, ma è come se fosse successo veramente, grazie alle storie che mi sono state raccontate da molti colleghi e in particolare anche da mia moglie, Laura Caccialanza che ha lavorato insieme a lui. Per me è sempre stato un punto di riferimento e ho tenuto sempre in considerazione i suoi insegnamenti. Era un grande lavoratore, instancabile, molto severo ma anche ironico. Da bambino ho danzato insieme ai topi, poi da professionista ho interpretato il ruolo di Fritz nel 2006 con Roberto Bolle e poi ancora   ho danzato nella Pastorale e nella Danza cinese.

Antonino Sutera Mercuzio foto Brescia e Amisano Teatro alla Scala

Che cosa le piace dello stile di Nureyev del quale nel 2023 ricorre il trentennale della sua morte?

Come ballerino mi è sempre piaciuto il suo rigore, il modo di concepire i passi. Nureyev per me è un punto di riferimento. Quando ero allievo della scuola, non avevamo Internet né YouTube e la tradizione era quella di studiare guardando i VHS dei balletti di Nureyev. Lui è il mio mito sia come danzatore che come coreografo. Una volta che hai imparato i suoi passi, non li dimentichi più. Adesso, lavorando come Maître di questa produzione, sto apprezzando sempre più la struttura coreografica, il suo modo di utilizzare la musica, gli incroci nei movimenti di scena, ma soprattutto Nureyev ha saputo valorizzare la figura maschile, dandole sempre un ruolo di risalto al pari di quello della ballerina. Per non parlare poi della sua genialità nel creare in questo “Schiaccianoci” una grande atmosfera magica, dando una lettura psicologica dei personaggi, trasformando la rappresentazione teatrale in una sorta di set cinematografico.

Antonino Sutera quando è diventato Primo Ballerino del Teatro alla Scala e quali suono i ruoli che ha interpretato e i coreografi con i quali ha lavorato, a cui si sente più legato?

Sono diventato Primo Ballerino nel 2010 e sicuramente il ruolo che mi ha dato più soddisfazione e al quale mi sento più legato è quello di Mercuzio nel “Romeo e Giulietta” di Kenneth MacMillian, nel quale in seguito ho anche interpretato Romeo. Altro ruolo al quale sono molto legato è quello di Des Grieux ne “L’histoire di Manon” sempre di MacMillian. Per quanto riguarda altri coreografi che ho amato in particolare, non posso non citare Roland Petit per il quale ho interpretato il ruolo di Frollo in “Notre Dame de Paris” e poi ancora ho avuto la fortuna di danzare un ruolo molto intenso come quello di “Le Jeune Homme et la Mort” sempre di Roland Petit. Tra i coreografi contemporanei con i quali ho lavorato e che sicuramente hanno lasciato un segno profondo nella mia crescita personale di danzatore, non posso non citare Jiri Kylian, William Forsythe, Mauro Bigonzetti, Azzurre Barton e Sasha Waltz, con cui ho collaborato a Berlino.

Romeo e Giulietta Antonino Sutera foto Marco Brescia Teatro alla Scala

Adesso che è diventato uno dei Maître del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, quale è la sua “mission”, cosa cerca di comunicare ai suoi colleghi danzatori e che consiglio darebbe ai giovani che vogliono intraprendere questa carriera?

Ho cominciato ad affiancare gli altri maestri nel 2019 in pieno Covid, periodo difficilissimo per tutti noi. Quello che cerco di trasmettere è far capire sempre di più l’importanza della lezione, del lavoro quotidiano, non si è mai arrivati e dunque è importante la costruzione e il miglioramento della tecnica. Inoltre, è necessario fare tutto con espressività e soprattutto passione. Per quanto riguarda la situazione attuale, noto che oggi i danzatori sia a livello fisico che tecnico, sono molto più avanti rispetto a come eravamo noi. Le nuove generazioni hanno qualità fisiche migliori e sono più dotati. L’importante è non pensare mai di essere arrivati. Noto invece che soprattutto i più giovani si scoraggiano facilmente e poiché sono più abituati rispetto ad una volta ad avere tutto e subito, hanno meno pazienza e capacità di sacrificio. Per questo consiglio ai giovani che vogliono intraprendere questa carriera, di studiare e lavorare molto, ricominciando tutti i giorni con tenacia, forza e convinzione perché “gli esami non finiscono mai”.

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