RUMOR(S)CENA – MILANO – Una serata ricca di suggestioni e atmosfere oniriche sotto il cielo stellato di una caldissima serata milanese, nella splendida cornice del Cortile delle Armi del Castello Sforzesco, è stata organizzata dal Centro di Alta Formazione per la Danza ArteMente. Protagonisti i corpi pensanti e la personale ricerca coreografica dei giovani danzatori del Centro ArteMente e della compagnia Lost Movement, che hanno dato vita a “Visioni in danza”, una serata in quattro tempi durante la quale sono state proposte alcune performance di danza, create appositamente per questa speciale occasione organizzata nell’ambito della stagione estiva di spettacoli al Castello Sforzesco.
ArteMente è un centro di Alta Formazione per la danza attivo dal 2015, costruito sul modello della grandi Accademie internazionali dal 2022 è riconosciuto dal Ministero della Cultura come organismo di promozione della danza e formazione del pubblico, offrendo l’opportunità di lavorare con le più rinomate compagnie del panorama nazionale e internazionale tra cui Ariella Vidach, Compagnia Abbondanza Bertoni, Compagnia Sanpapiè. Zappalà Danza, ICK Dans Amsterdam, Aterballetto e con la compagnia residente Lost Movement.
In “Taboo” tre giovani donne incrociano i loro sguardi e i loro movimenti, nel tentativo di trovare una relazione. Infilano e sfilano una giacca, tra passi a due, assoli, sollevamenti reciproci, fino ad arrivare a comporre momenti di insieme. La sfiducia però sembra essere il sentimento prevalente e il desiderio di conoscere l’altra, sfuma nell’indifferenza, a volte anche nel desiderio di prevalere sull’altra. La coreografia, creata da Francesca Pagnini, intende riflettere su una sorta di fobia sociale che impedisce la possibilità di creare un dialogo, a causa del distacco, dell’ansia e dell’incomprensione tra le persone.
Chicca della serata, la seconda performance intitolata Seven Layers creata dal coreografo israeliano Sharon Fridman , artista ospite il quale, dopo aver lavorato con Kibbutz Contemporary Dance Company e in seguito con Vertigo Dance Company, su è quindi trasferito in Spagna dove ha fondato la Sharon Fridman Company. Il suo è un progetto artistico ma anche sociale nel quale la filosofia della Contact, è applicata all’evoluzione della società contemporanea. L’artista è infatti convinto che questo sia il modo migliore per avvicinare la sua tecnica alle persone per incoraggiarle a mettere in discussione le forme del quotidiano, della coesistenza e dell’interazione sociale. Questo suo lavoro emerge in maniera efficace, poetica ed emozionante proprio nella coreografia Seven Layers nella quale i danzatori, rigorosamente vestiti di nero ma con le gambe scoperte, appaiono legati uno all’altro in una sorta di catena umana, ognuno in contatto con l’altro attraverso una parte del corpo. All’inizio si muovono lentamente, come nel tentativo di volersi staccare uno dall’altro, ma poi a prevalere è sempre il bisogno di sostenersi reciprocamente e anche quando qualcuno di loro cade o cerca una via di fuga, l’altro lo sostiene o lo ritira all’interno della fila. Il risultato visivo è molto emozionante perché i danzatori sembrano delle sculture in movimento in cui la plasticità dei corpi cambia forma e direzioni. Una sovrapposizione di livelli, sette strati appunto, sempre più complessi perché, come spiega lo stesso coreografo, attraverso i corpi degli interpreti la creazione porta a galla gli strati più profondi dell’elaborazione del lutto, passando dalla complessità dei propri sentimenti al bisogno di sostegno dell’altro.
Di tutt’altra atmosfera le altre due coreografie in programma a chiusura della serata. In Dancehall di Nicolò Abbattista e Christian Consalvo i due autori creano per la compagnia Lost Movement un divertente gioco di relazioni ambientati in una immaginaria sala da ballo in cui i danzatori si incontrano, seguendo il ritmo incalzante della musica, esibendosi uno di fronte all’altro in una sorta di danza di corteggiamento, passando attraverso stili diversi, ovvero la salsa, cha cha cha, jive e polka, con qualche incursione naturalmente nella danza contemporanea.
In Endeca invece, i danzatori appaiono di spalle ognuno indossando una maglietta con un numero dietro le spalle, come una sorta di squadra di calcio, mentre una voce narrante racconta di numeri, luoghi, nomi, date, direzioni. Enormi quantità di numeri e dati vengono immagazzinati tutti i giorni da ognuno di noi e i danzatori sembrano voler riflettere, attraverso la velocità o la lentezza dei movimenti, sul significato di tutte queste informazioni e sul perché le raccogliamo.
Visto al Castello Sforzesco di Milano il 21 luglio 2024