Il Cinema Alfieri aveva chiuso i battenti qualche anno fa. Sette, per la precisione. Nel cuore di Firenze, tra Sant’Ambrogio e Piazza dei Ciompi, vicino al Teatro Verdi ed a Santa Croce, aveva subito sonoramente gli schiaffi dalle grandi multisala che avevano costretto i piccoli cinema d’atelier e d’essai del centro a ridimensionarsi se non chiudere proprio il bandone per le sale decadenti mai rimesse al passo con i tempi o la mancanza di parcheggio per le strette vie, poco raggiungibili, del centro storico.
Adesso lo Spazio Alfieri, così rinominato perché non ci sarà soltanto cinema ma un crogiolo di iniziative multidisciplinari, riapre con centosettanta posti a sedere in una sala molto cupa dove dominano il grigio delle pareti ed il nero delle poltroncine (che almeno evidenzieranno la forfora dell’inquilino precedente o la pulizia in genere). Programma partecipato da varie associazioni da Bustric (Giovedì 26 settembre, ore 21) La grande Magia il cinema di Meliés, i suoni di Cesare Malfatti, il teatro di Bustric; al cinema a cura del critico Claudio Carabba, le collaborazioni con Quelli della Compagnia, Italo Dall’Orto, lo Studio Marangoni per la fotografia, lo IED e l’associazione Anemic che cura alcune rassegne off. Sabato 5 ottobre alle 2. 30 Razzabastarda di e con Alessandro Gassmann e Manrico Gammarota. Tratto dalla piece teatrale “Cuba and his Teddy Bear” di Reinaldo Povod, Razzabastarda racconta la difficile storia di Roman, immigrato rumeno che vive spacciando cocaina, e di suo figlio Nicu, per il quale sogna un’esistenza diversa. Domenica 6 ottobre alle 19.30 Grido di Pippo Delbono. Storia autobiografica del regista Pippo Delbono che ripercorre i momenti più significativi della sua vita, attraverso il teatro e la realtà, accompagnato dai personaggi che hanno accompagnato il suo percorso artistico.
In tempi di mondiali di ciclismo a Firenze l’Alfieri si apre alla città con un documentario sul sette volte vincitore del Tour de France ed il suo rapporto, risaputo anche prima della conclamata consapevolezza, con il massiccio uso di doping performante in “Armstrong lie” presentato alla Mostra di Venezia. Nel teatro grandi nomi della ricerca, da Marco Baliani a Oscar De Summa, fino a Danio Manfredini (12, 13, 14 dicembre) con Tre studi per una crocifissione: che racconta di tre mondi al limite attraverso un paziente psichiatrico, una transessuale e un immigrato. E poi letture, incontri, presentazioni di libri.
Un po’ quello che avrebbe dovuto essere il mai rinato Teatro Niccolini o quello che potrebbe essere (il condizionale è assolutamente d’obbligo) il Teatro della Compagnia dall’anno prossimo. Molti buoni propositi anche se non è detto che la cultura e la qualità possano contrastare la crisi, di valori ed economica. Si andrà a sottrarre pubblico ad altre strutture e certamente non a moltiplicarlo. La zona rimane comunque assediata dal divertimentificio, da birre, aperitivi e spritz con schiamazzi (eufemismo) fino a notte fonda. Da questo punto di vista le luci accese ed un continuo via vai non possono che portare benefici all’intero quartiere. Lunga vita all’Alfieri.
Il programma completo è pubblicato su www. spazioalfieri.it