RUMOR(S)CENA – BOLZANO – È possibile portare a teatro una vicenda storico politica dal finale tragico, in cui la cronaca nera si intreccia con uno dei periodi più oscuri dell’Italia, senza scadere nella narrazione retorica di facile consumo, tanto da abusarne ogni qual volta un regista e/o artista teatrale la utilizzi senza nessun ritegno? La risposta è positiva con un sì convinto: “Anatomia (di un fascismo)” ne è la riprova e soprattutto perché sulla scena ci recita Ottavia Piccolo diretta magistralmente dalla regista Sandra Mangini. A cento anni dalla tragica scomparsa di Giacomo Matteotti (1924-2024), assassinato dai fascisti su ordine di Mussolini, a cui non aveva perdonato il suo ultimo discorso che fece alla Camera dei Deputati il 3 maggio 1924.
Segretario del Partito Socialista Unitario, Matteotti si distinse sempre per l’intransigenza nel rivendicare il suo pensiero antifascista e con l’ascesa al potere di Mussolini, non si fece attendere la sua denuncia pubblica nei confronti delle violenze e brogli elettorali commessi dai fascisti. Il 10 giugno di quell’anno venne rapito e per mano di un manipolo di fascisti fu poi ucciso. Il suo coraggio gli costò la vita. Ottavia Piccolo con la sua presenza in scena cattura immediatamente il pubblico a cui si rivolge con il carisma che la contraddistingue: la narrazione si fa sempre più concitata quando l’attrice si addentra nella vicenda – quando spiega – bene il contesto storico in cui è maturata la decisione di eliminare una voce scomoda per il regime fascista. Quadri scenici di assoluto rigore senza necessità di altro se non la voce della protagonista e l’accompagnamento, ma forse è più corretto dire co-protagonista musicale per l’espressione di linguaggio drammaturgico meta-teatrale, grazie all’esibizione dei Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo. Partitura per voce e suoni, parole declamate con vigore espressivo dai toni decisi e una musica capace di sottolineare il dramma.
Una ferita alla democrazia che stava per cedere al fascismo la cui responsabilità fu poi quella di condurre l’Italia in guerra. Il testo di Stefano Massini ripercorre con efficacia la cronaca di quei giorni maledetti e l’attrice (un sodalizio artistico tra loro di lunga data) lo fa suo, lo svela pagina dopo pagina, conducendo lo spettatore dentro la vicenda per chiederli di non astenersi alla semplice visione, ma di farsi carico egli stesso di provare sdegno e riprovazione per un delitto che provocò molte reazioni in tutta Europa. «Io denuncio la manovra politica con cui si è spacciata l’eversione più radicale camuffandola nel suo esatto opposto, ovverosia nella garanzia dell’ordine. Io denuncio il sistematico uso della forza, la riduzione al silenzio delle voci dissenzienti. Io denuncio all’Italia e al mondo intero che un mostro chiamato fascismo ogni giorno diventa più potente proprio grazie al silenzioso assenso di chi lo svaluta, lo legittima e non lo combatte!».
Matteotti ci ha lasciato un testamento morale capace di suscitare ancor oggi una reazione nelle coscienze di chi le legge e anche di chi le ascolta a teatro per merito di Ottavia Piccolo e Stefano Massini. La regia di Sandra Mangini coglie perfettamente l’obiettivo di raccontare il delitto Matteotti e le sue implicazioni politiche con la massima sobrietà possibile, pochi elementi scenografici ideati da Federico Pian, e video creati da Raffaella Rivi le cui immagini si dilatano e si restringono come fossero paesaggi astratti, senza specifiche connotazioni per evitare di contestualizzare, snaturando la potenza derivante esclusivamente dalla parola e dal tessuto musicale. “Una parola chiara, veritiera, fondata sui fatti, indiscutibile. Una parola che smaschera. Per questo fu ucciso”.
Il monologo, ma sarebbe limitato considerarlo in quanto tale, vista la potenza espressiva dell’attrice, anche l’impianto drammaturgico e registico, capace di creare quella tensione emotiva e partecipativa necessaria per rievocare una delle vicende più drammatiche della storia italiana, riporta alle coscienze di tutti cosa fu il fascismo e la sua volontà autoritaria di far tacere con il sangue versato, un uomo libero e coraggioso, determinato fino al suo ultimo anelo di vita, lucido pur sapendo che lo aspettava una fine atroce. La sua parola capace di smascherare la corruzione morale e materiale di chi si era impossessato della democrazia per svilirla e portarla verso una guerra mondiale.
100 anni dopo la Storia non insegna visto quanto sta accadendo nei paesi martoriati da conflitti armati che lasciano dietro di sé solo distruzione e morte, dolore e sofferenza, perdite di vite umane civili, bambini e donne soprattutto. La politica ha fallito nel non riuscire ad evitare il soccombere di una convivenza pacifica tra i popoli.
Visto al Teatro Studio-Comunale di Bolzano il 31 ottobre 2024
Anatomia (di un fascismo) con Ottavia Piccolo, di Stefano Massini, musiche Enrico Fink eseguite dal vivo da I Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo: Massimiliano Dragoni hammer dulcimer, percussioni, Luca Roccia Baldini basso, Massimo Ferri chitarre, Gianni Micheli clarinetto basso, Mariel Tahiraj violino, Enrico Fink flauto. Regia Sandra Mangini. Video Raffaella Rivi, disegno luci Paolo “Pollo” Rodighiero, scenografia Federico Pian. Lo spettacolo è stato presentato in collaborazione con il Teatro Stabile di Bolzano nell’ambito della serie di iniziative “Giacomo Matteotti. 100 anni dopo” promosse dal Comune di Bolzano
In replica al Teatro Comunale Laura Betti di Casalecchio di Reno il 29 novembre 2024
Teatro della Concordia Venaria Reale (Torino) il 30 novembre 2024
Teatro Toselli di Cuneo il 1 Dicembre 2024
Teatro Garden di Rende (Cosenza) il 6 Dicembre 2024
Teatro Apollo di Crotone il 7 Dicembre 2024
Teatro Civico Roberta De Silva di Rho (Milano) il 14 Gennaio 2024
Teatro Cagnoni di Vigevano (Milano) il 16 Gennaio 2024