RUMOR(S)CENA – BOLZANO – Age of Content con il Ballet National de Marseille, “compagnia associata” al Festival Bolzano Danza, firmato da (LA)HORDE, il collettivo più in voga del momento (loro le coreografie dell’ultimo tour di Madonna e della campagna video di Burberry) alla guida del Ballet National de Marseille dal 2019, arriva a Bolzano Danza in prima ed esclusiva nazionale il 26 e 27 luglio alle 21 al Teatro Comunale per la chiusura dell’edizione 40 del Festival. In Age of Content (LA)HORDE – la triade Marine Brutti, Johathan Debrower e Arthur Harel – prova a mettere in discussione il proprio rapporto fisico ed emotivo con l’abbondanza di contenuti e realtà simultanee che caratterizzano il mondo contemporaneo.
©Gaëlle Astier-Perret
Lo spettacolo è concepito come un’esplorazione di realtà diverse attraverso corpi alla ricerca di nuovi orizzonti. La danza si sviluppa come una cavalcata attraverso un set creato come un affresco di paradigmi, a loro volta attraversati e trafitti da corpi che si confrontano, si scontrano, sfidano, attaccano, combattono, fuggono, si abbracciano, si desiderano e si amano. Da creatori under quaranta sanno raccontare con incisività la generazione Z: lo fanno in uno spettacolo travolgente che rende porosi i confini tra vita reale e corpi NPC (Non-player character) dei giochi di ruolo. Sedici danzatori sono immersi in un mondo misterioso per un faccia a faccia con le potenziali altre versioni di loro stessi.
Diviso in tre parti perfettamente collegate, Age of Content per un’ora e venti minuti tiene incollati gli occhi e le menti aprendo interrogativi e creando legami tra le epoche. In una scenografia imponente che ricorda un magazzino industriale, (LA)HORDE insegue i confini dell’oggi attingendo alle sfaccettature estetiche di internet, tra accumulo, trasformazione e collage. Passando dalla strana familiarità di un personaggio del videogioco Grand Theft Auto a un mash-up di danza di TikTok al minimalismo come idea di ‘replicante’ del Terzo millennio in omaggio a Lucinda Childs, il gruppo usa l’arte coreografica come strumento per dare una distanza critica. E sottolinea, più che mai, il potere del palcoscenico come spazio in cui i confini possono essere superati e gli incantesimi spezzati.