RUMOR(S)CENA – CATANIA – “Cos’è la vita? Un delirio. Finzione, ombra, illusione. E il più gran bene è niente; ché tuta la vita è un sogno e sogno sono i sogni”. Sono le parole di Sigismondo uno dei personaggi chiave del dramma filosofico teologico in tre atti e in versi, “La vita è sogno” (“La vida es sueño”), scritto nel 1635 da Pedro Calderón de la Barca. Il regista Giuseppe Dipasquale, con la produzione originale del Teatro della Città – Centro di produzione teatrale, ha tradotto, adattato e diretto il capolavoro di Calderón de la Barca, modificando il titolo in “La vita è un sogno” e mettendolo in scena, con una complessa e innovativa edizione, al Teatro Vitaliano Brancati di Catania nell’ambito dell’odierna stagione di prosa, avvalendosi di un assortito cast, delle musiche di Germano Mazzocchetti, dei costumi di Dora Argento e delle immagini di Francesco Lopergolo.
L’allestimento del Teatro della Città di Catania, su una scena vuota, solo con delle grandi porte, firmata dallo stesso Dipasquale, per l’intera durata della pièce vede materializzarsi ed agitarsi le suggestive immagini di Francesco Lopergolo (cavalieri che battagliano, ippogrifi che volano, torri e castelli medievali, astri, pianeti e orbite rotanti, formule algebriche e disegni, interni di palazzi con ritratti di personaggi storici e dipinti) che contribuiscono a dare vigore, a movimentano l’intera vicenda. Si racconta del principe di Polonia Sigismondo imprigionato dalla nascita dal padre astrologo Basilio e del crudele esperimento di cui è vittima e che si affianca all’esperienza dolorosa di Rosaura che cerca di recuperare l’onore perduto. Quello a cui il pubblico assiste è un dramma fantasioso ed appassionante sul potere e la violenza, una variazione sugli eterni temi del rapporto conflittuale tra generazioni, tra libertà e destino, tra autorità e ribellione.
Nel tradurre, adattare e dirigere il capolavoro di Calderon de la Barca il regista Giuseppe De Pasquale confeziona una favola drammatica e barocca dove si abbracciano e si confondono umano e divino, realtà e sogno, assoluto e relativo. In una Polonia immaginaria, il dotto Re astrologo Basilio (nella rigorosa interpretazione di Mariano Rigillo) alla nascita di suo figlio Sigismondo (un apprezzabilissimo Ruben Rigillo) aveva letto negli astri che questi sarebbe stato un terribile tiranno. Per evitare tutto ciò lo aveva fatto rinchiudere in una torre sperduta tra le montagne dove era stato cresciuto e istruito alle arti dal fidato Clotaldo (reso da Angelo Tosto), unica sua relazione con gli esseri umani. Il giorno che Basilio, ormai invecchiato, deve decidere la sua successione tenta un’ultima prova per vedere se l’uomo può prevalere sulle profezie delle stelle. Sigismondo viene narcotizzato per poi svegliarsi con Clotaldo che gli rivela essere figlio del re e il legittimo principe ereditario.
Venuto a conoscenza delle ingiustizie subite ha delle reazioni violente contro il padre e contro i sudditi mentre la sua furia si calma solo verso Rosaura, (interpretata da una energica Silvia Siravo), che nel palazzo trova il suo seduttore che l’ha tradita. Il re Basilio, colpito dalle sue violente reazioni lo farà nuovamente narcotizzare, facendolo rinchiudere nuovamente nella torre. Appena sveglio Sigismondo crederà di aver sognato di essere un principe ed essersi innamorato di Rosaura. Intanto Basilio, invecchiato, designa come successori al trono i due nipoti, Astolfo re di Moscovia (reso da Valerio Santi) e Stella (Federica Gurrieri). La decisione di re Basilio non è però accettata dal popolo che insorge contro il re, liberando Sigismondo e acclamandolo come nuovo sovrano di Polonia.
Alla fine Sigismondo pensa che quanto gli accade possa essere solo un sogno e accetta di sognare, si pone a capo dei ribelli guidandoli alla battaglia contro il padre. Ed il fantasioso dramma, dove si muovono anche la guardia, interpretata da Filippo Brazzaventre ed il furbo Clarino, reso da Alessandro D’Ambrosi, si chiude con la riappacificazione tra Basilio e Sigismondo, con Rosaura che si rivela come figlia di Clotaldo e sposa Astolfo e con Sigismondo che si unisce a Stella decidendo quindi di reprimere la sua indole selvaggia e impiegare nel bene il suo breve transito terrestre inaugurando il suo regno di saggezza e di giustizia.
Spettacolo impegnativo, rischioso nella messa in scena, ricco di simbolismi e di interrogativi, primo tra tutti quello di un padre nei confronti di una vita rubata al proprio figlio. L’edizione proposta dal regista Giuseppe Di Pasquale, nei suoi due atti di circa due ore, riscuote gli applausi del pubblico in sala, affascinato dalla fantasiosa vicenda e dalla recitazione, dall’esperienza, di Mariano e Ruben Rigillo, ma, lo stesso spettatore è, a tratti, confuso, spaesato, dal continuo gioco delle colorate e variopinte immagini di Francesco Lopergolo e dalla complessità del tessuto concettuale e dalle riflessioni filosofiche del dramma. Operazione teatrale, comunque, di apprezzabile impegno e che grazie all’adattamento ed alla scorrevole regia riesce ad alleggerire la complessità del tessuto concettuale e delle riflessioni filosofiche del testo in una rappresentazione intrigante.
Visto il 22 marzo 2023 al Teatro Vitaliano Brancati di Catania
La vita è un sogno
di Pedro Calderon de la Barca .Traduzione, adattamento e regia di Giuseppe Dipasquale, con Mariano Rigillo, Angelo Tosto, Ruben Rigillo, Silvia Siravo, Filippo Brazzaventre, Alessandro D’Ambrosi, Valerio Santi, Federica Gurrieri . Costumi di Dora Argento. Immagini di Francesco Lopergolo . Foto Dino Stornello. Produzione Teatro della Città – Centro di produzione teatrale Catania