DRO (Trento) – Centrale Fies, proseguendo nella sua indagine legata ai temi del territorio … “ai confini che si sciolgono immaginando un altrove..”, sta per varare Supercontinent² naturale proseguo dell’edizione 2017, pensata per esplorare un ecosistema in cui le molte complessità presenti non erano lette come un disvalore, in grado di respingere una comprensione collettiva, ma al contrario, stimolo alla riflessione attraverso la pratica artistica. Un anno di residenze artistiche, produzioni e curatele di progetti, sono serviti a dare un senso ai quesiti emersi: “Come si organizza lo spazio attorno a un centro propulsore di immaginari e pensieri liminali e laterali? Dove finiscono le narrazioni minori? I confini sono linee immaginarie, possono le nuove pratiche artistiche spostarli, ridefinirli, annullarli?”
Interrogativi che a Drodesera, Centrale Fies si è fatta carico per affrontare un presente storico sempre più minato da inquietudini socio – esistenziali: il pensiero artistico diventa motore propulsore per esplorare una “…nuova Pangea”, (in paleografia, la Pangea è il supercontinente che si pensa potesse includere tutte le terre emerse del Pianeta Terra durante il Paleozoico e il primo Mesozoico, teoria della deriva dei continenti esposta nel 1915 dal geologo Alfred Wegener). Il solco segnato negli anni da Centrale Fies è riconoscibile nel suo perseguire la sperimentazione di segni e linguaggi, anche complessi, al fine di indagare le molteplici complessità sociali di cui l’artista si fa carico. Il confronto di idee e progettualità, provenienti anche da paesi esteri, catalizza una mescolanza di culture e sensibilità diverse e fa sì che si sedimenti a lungo, evitando l’estemporaneità dell’evento artistico fine a se stesso. La creazione per la scena non è il fine ultimo della rappresentazione, ma la base di ulteriore studio e analisi – mediata da una personale indagine conoscitiva -, in grado di coinvolgere lo spettatore attivamente nella performance artistica. Una mescolanza eterogenea composta da culture diverse accolte insieme per dare vita ad uno scambio di vedute, di pensieri a volte divergenti e per questo stimolanti. Incroci di linguaggi e vedute che si intersecano tra di loro; al fine di stimolare un dibattito critico in cui lo spettatore si senta partecipante attivo.
Gardens Speak, dell’artista Tania El Khoury (la sua ricerca si divide tra Londra e Beirut) si concentra sull’interattività del pubblico grazie al potenziale etico e politico che le sue creazioni possiedono. L’installazione, presente a Centrale Fies nella scorsa edizione, presentava dieci storie di uomini e donne deceduti in Siria durante la rivolta. Le loro sepolture sono avvenute nei giardini delle case dove erano stati rinvenuti cadaveri per aveva osato combattere il regime. L’artista ha ricostruito gli ultimi minuti di vita delle vittime civili, dando voce ai parenti ed amici della famiglia del defunto. L’ascolto attraverso un sonoro registrato occultato dalla terra a simboleggiare il luogo dove riposano i corpi. Veniva chiesto di scavare la terra con le mani per far affiorare un cuscino che conteneva un file audio.
«I morti proteggono i vivi non esponendoli a ulteriori pericoli per mano del regime. I vivi proteggono i morti conservando le loro identità, raccontando le loro storie e non permettendo che le loro morti diventino strumenti per il regime. » Tramandarne il ricordo attraverso la rievocazione sensoriale a contatto con la terra assume una funzione rituale a cui ogni partecipante è chiamato a partecipare. Simbolica ed evocativa affinché la tragedia siriana non resti confinata nello spazio di una notizia sui media. Giardini trasformati in cimiteri, lapidi e buche scavate per accogliere nella nuda terra le vittime di una strage di cui l’umanità sembra apparire indifferente. La sollecitazione richiesta coinvolge sensorialmente il tatto, l’udito, le emozioni, sollecitava una presa di posizione politica agita nel proprio intimo vissuto e il congedo avviene dopo aver scritto sulla carta un pensiero da seppellire sotto la terra da dove il racconto orale rievocava in tutta la sua dirompente drammaticità, la tragedia che il popolo siriano subisce:
«…Non avrei mai immaginato che la nostra protesta avrebbe avuto come risposta pallottole e morte. (…) Quando il mio vicino che mi stava stava davanti cadde, mi coprii gli occhi perché non ce la facevo a guardare. E quando mi resi conto di quanto il suo dolore fosse molto più importante del mio shock, provai a coprire la sua ferita, ma le mie mani tremavano. Ci sono cose che non puoi capire finché non le vivi. A volte vedere il dolore che gli altri stanno provando è una sensazione peggiore di chi lo sta provando veramente. (…) La morte cominciò a portarci via tutti uno dopo l’altro. Non avevamo altra scelta se non continuare finché Bashar non se ne fosse andato. Non avevamo più nessun’altra ragione per cui vivere. (…)
Mi avvolsero in un lenzuolo, mi misero in una bara di legno e pregarono per me. Mi sollevarono sulle loro spalle e le loro voci riempirono l’aria. attutirono il rumore dei proiettili, dei bombardamenti e ogni altro rumore. Il mio funerale diventò una manifestazione a cui partecipò l’intero quartiere. Mi seppellirono in un giardino di Homs. Fui onorato del fatto che le mani dei miei amici, che come le mie avevano sudato per portare la libertà, erano le stesse mani che scavarono la mia fossa.»
Le mani hanno scavato nella terra per ascoltare: la voce di chi non c’è più. Testimonianze di una tragedia dell’umanità. Mani che ricoprono le piccole buche segnate da lapidi di legno su cui lasciare su carta parole scritte come segno di partecipazione emotiva e solidale.
Altre storie di vita sono quelle narrate in Hospitalités, Numero23. Prod/Massimo Furlan (con Cie LagunArte / Kristof Hiriart), abitanti di La Bastide Clairence, un villaggio basco sul suolo francese. L’integrazione di una famiglia di profughi siriani viene analizzata, nella sua complessità tramite una proiezione in forma di enunciato, seguito poi dai racconti degli abitanti, in una forma narrativa che richiede (anche qui) un ascolto attivo. Il cittadino, protagonista sulla scena, si fa portavoce nel racconto costruito per assemblaggi in cui ognuno testimonia la sua esperienza: monologhi in cui emergono storie di vita agreste, semplici esistenze comunitarie richiamano l’attenzione su valori di tolleranza e accoglienza, a rischio di un collasso; questione urgente non più rinviabile a cui tutti siamo chiamati ad affrontare. Un’incursione nel cuore di una micro società dove l’integrazione di stranieri diventa esempio di civile convivenza nel Supercontinente chiamato Terra.
GARDENS SPEAK
di Tania El Khoury
responsabile di produzione Jessica Harrington
assistente alla produzione Naya Salame
assistente alla ricerca e scrittore (arabo) Keenana Issa
calligrafia e design delle lapidi Dia Batal
scenografia Abir Saksouk
sound recording & editing Khairy Eibesh (Stronghold Sound)
co-commissionato da Fierce Festival, Next Wave Festival, and Live at LICA.
sviluppato tramite the Artsadmin Artists’ Bursary Scheme.
sostenuto da Arts Council of England and British Council
versione italiana
produzione Centrale Fies_art work space
voci Nicola Morandi, Filippo Raschi, Riccardo Cargnel, Alessia Berti, Virginia Sommadossi, Stefano Ceci, Marco D’Agostin, Claudio Cirri, Filippo Andreatta, Andrea Miserocchi
HOSPITALITÉS
un progetto di Massimo Furlan
in collaborazione con Kristof Hiriart / Cie LagunArte and Centre Experimental du Spectacle of La Bastide-Clairence
direttore artistico Massimo Furlan
drammaturgia Claire de Ribaupierre
collaborazioni artistiche, voce e corpo Kristof Hiriart
direttore tecnico Antoine Friderici
suono Patrick Fischer
costume Severine Besson
tour e promozione Jérôme Pique
amministrazione Claudine Geneletti
amministrazione e produzione LagunArte Maite Garra, Christine Garay, Annick Irungaray
produzione Numero23.Prod
co-produzione Théâtre de Vidy, Compagnie LagunArte.
con il sostegno di Ville de Lausanne, Etat de Vaud, Pro Helvetia – Fondation Suisse pour la Culture. Loterie Romande, Fondation Ernst Goehner, Commune de La Bastide-Clairence, le Conseil Départemental des Pyrénées Atlantiques, le Conseil Régional Nouvelle-Aquitaine, la Direction Régionale des Affaires Culturelles
Nouvelle-Aquitaine et l’Office Artistique de la Région Nouvelle-Aquitaine
Da Supercontinent 2017 a Supercontinent² 2018
«Ci siamo incontrati per caso, ci siamo cercati come fosse l’unica via possibile, siamo stati autoctoni e nello stesso tempo stranieri nel Supercontinent» – è la riflessione generata al termine dell’edizione 2017 di Supercontinent – e stimolo nel proseguire anche quest’anno: «Come si organizza lo spazio attorno a un centro propulsore di immaginari e pensieri liminali e laterali? Dove finiscono le narrazioni minori? I confini sono linee immaginarie, possono le nuove pratiche artistiche spostarli, ridefinirli, annullarli?»
Centrale Fies Dro (Trento)
12 Giugno Preview
Curon / Graun _teatro musicale
OHT | Office for a Human Theatre + Orchestra Haydn
musica di Arvo Pärt
7 Luglio Opening Exhibit
Giovanni Morbin _mostra antologica + performance “A perdifiato”
a cura di Denis Isaia
29 Giugno l’artista Giovanni Morbin presenterà Il giro del Mondo con partenza da fermo (Movimento con passo falso) alla presenza di pubblico e stampa.
20_28 Luglio Supercontinent²
Direzione artistica Barbara Boninsegna, co-curatela Filippo Andreatta
dal 20 al 23 luglio Live Works performance act awards Vol.6
a cura di Barbara Boninsegna, Daniel Blanga Gubbay, Simone Frangi
MARCO D’AGOSTIN (IT), LOTTE VAN DEN BERG (NL), JORDI COLOMER (ES), COSMESI (IT), DEWEY DELL (IT), PHILIPP GEHMACHER (AT) HALORY GOERGER + ANTOINE DEFOORT / AMICALE DE PRODUCTION (BE/FR), THEA HJELMELAND (NO), JACOPO JENNA (IT), GERALD KURDIAN (FR), KRISTINA NORMAN (EE) OHT + ORCHESTRA HAYDN ORCHESTER (IT), TIAGO RODRIGUES / TEATRO NACIONAL D. MARIA II (PT), UROK SHIRHAN (IQ/NL) ALMA SÖDERBERG + HENDRIK WILLEKENS (SE/BE), JOHN THE HOUSEBAND (SE), SOTTERRANEO (IT), SARAH VANHEE / CAMPO (BE), DRIES VERHOEVEN (NL), EMANUELE COCCIA (IT), UGO MORELLI (IT), FILIPPO MINELLI (IT), LUCA RUALI + NICOLA DI CROCE (IT)
Live Works
selezione artisti Christian Botale Molebo (RDC), Reza Mirabi (IN), Ursula Mayer (AT), Rodrigo Batista de Oliveira (BR) , Beto Shwafaty (BR), Ely Daou (LB), Phumulani Ntuli (ZA), Michele Rizzo (IT), Judith Raum (DE), Nyakallo Maleke (ZA), Anne-Lise Le Gac (FR), Cinthia de Levie (AR)
performers ospiti: MARIA HASSABI (CY), LINA LAPELYTÉ (LT), MARIO MIELI (IT), GIOVANNI MORBIN (IT), SLAVS&TATARS