RUMOR(S)CENA – TEATRO ZANDONAI – ROVERETO – Parla di un amore contrastato, negato ma allo stesso tempo predestinato: Pelléas e Mélisande, storia di un uomo e di una donna la cui relazione scatena la gelosia da parte del marito Goulad che toglierà la vita al fratellastro che aveva osato innamorarsi, la cui sorte è segnata fin dall’inizio per l’ineluttabilità del destino, irreversibile e tragico come non può essere altrimenti, quando si viene rapiti dai sensi e l’amore è una condanna la cui pena da scontare è ferale. Ispirato dal dramma omonimo dello scrittore Maeterlink, la Compagnia Abbondanza Bertoni ne trae una versione danzata con una commistione di linguaggi in cui si viene a creare una doppia narrazione tanto da essere definito un “Balletto cine-coreografico”. Una scelta drammaturgica ed estetica in cui le immagini cinematografiche percorrono parallelamente la coreografia interpretata da Michele Abbondanza, Cristian Cucco e Ludovica Massina.
Maeterlink è un’esponente della corrente simbolista in cui si ritrovano le sue prime opere tra cui figura anche Pelléas e Mélisande. L’espressività corporea dei tre danzatori deve fondersi incessantemente con la proiezione di un mondo onirico e allusivo che ha il compito di amplificare simbolicamente quanto avviene nella dinamica scenica, a partire dal melograno che rappresenta prosperità, fertilità, presente spesso nell’iconografia della religione cristiana e nelle opere pittoriche a tema religioso di Sandro Botticelli e Leonardo da Vinci. Il succo che sgorga dal frutto di colore rosso è associato al sangue ma sta anche ad indicare la passione e la vitalità. Un prologo allusivo della tragedi che incombe: un fluido denso sgorga lentamente e macchia di rosso l’intero schermo rimbalzando prepotentemente nell’immaginario collettivo. I rimandi al nostro contemporaneo segnato da atti di violenza che sfociano in delitti sono evidenti e fin troppo tollerati da una società sempre più basata sul senso del possesso nei confronti di chi dovrebbe essere la persona amata, nella fattispecie se si parla del genere femminile.
La danza si fa portavoce di un complesso intreccio spasmodico che avviluppa i tre protagonisti in relazione tra loro, come accade quando poli opposti si attraggono. Le immagini si susseguono a ritmo continuo come supporto didascalico nell’intento di evocare le emozioni più profonde che albergano nell’animo umano. L’immagine di tre pesci, di cui uno si muove spasmodicamente all’infinito nel tentativo di non soccombere alla morte: tre è il numero perfetto ma in questo caso la storia ha un esito fatale ben diverso e l’amore verrà sconfitto dalla morte di Pelléas e Mélisande. Infuria la tempesta, la Natura sembra ribellarsi, i volti proiettati dei tre protagonisti sembrano maschere pietrificate. L’apporto della musica di Arnold Schönberg scelta per la sua potenza evocativa e sincopata. La regia e la coreografia di Michele Abbondanza ed Antonella Bertoni persegue una poetica precisa a compimento della trilogia Poiesis, dopo aver affrontato La morte e la fanciulla su musiche di Schubert, il cui esito aveva pienamente convinto nell’assistere alla rappresentazione vista al festival Inequilibrio di Armunia, e Erectus accompagnato dalle note jazzistiche di Charles Mingus. In Pelléas e Mélisande la proiezione sul proscenio tende in alcuni momenti a prevalicare (per il tempo di durata delle immagini) e richiede una sollecitazione continua a discapito dello sguardo che va oltre lo schermo per farsi rapire dai corpi danzanti.
Visto al Teatro Zandonai di Rovereto il 10 giugno 2021