L’edizione numero 41 del Festival internazionale del teatro in piazza di Santarcangelo, porta la firma della direzione artistica di Ermanna Montanari, attrice e fondatrice del Teatro delle Albe, istituzione teatrale di Ravenna, creata nel 1983 insieme a Marco Martinelli, Luigi Dadina e Marcella Nonni.
Un gruppo tra i più originali e innovativi della scena contemporanea. Il suo ruolo all’interno della compagnia si divide tra l’impegno sulla scena, il lavoro come autrice ma anche in quello di scenografa. Nel 2009 si è realizzato il progetto triennale “Santarcangelo 2009-2011”che ha visto il succedersi della direzione artistica, da Chiara Guidi/Socìetas Raffaello Sanzio, Enrico Casagrande/Motus, a Ermanna Montanari, Premio Ubu 2010 come miglior attrice. Nell’arco dei tre anni, grazie ad una condivisione politica-culturale e una programmazione artistica di alto livello, si sono susseguite forme autonome e differenti scelte artistiche. La sua direzione si avvale anche del coordinamento critico-organizzativo formato da Silvia Bottiroli, Rodolfo Sacchettini e Cristina Ventrucci.
Nella prefazione del programma del Festival di Santarcangelo, la direttrice artistica scrive: <<Da quando ho iniziato a pensare al festival, la figura dell’attore è stata l’immagine – guida di ogni mia indagine: l’attore come emblema concreto del fare-rifare, l’attore che chiama in causa lo spettatore, senza il quale non si dà il teatro. Ora scheletro e misura della scena, ora punto di crisi, stonatura, margine, l’attore è per me parola-baratro, con il rigore anarchico della sua voce: un “venir fuori”, il manifestarsi dell’essere nel suo pudore, nella sua indecifrabile sessualità. L’attore elude le smanie di novità, e da esperto delle emozioni, sa trascinarci nella profondità della psiche>>.
Le intenzioni della sua direzione artistica è chiara ed manifestata esaurientemente quando dice, ancora: << la natura di Santarcangelo 2011 è “corale”, e non solo per i tanti cori che avvolgeranno lo spazio urbano, orizzonte politico di quella comunità cui il teatro allude dalle origini: corale è il modo stesso in cui ha preso forma l’intero disegno, nel dialogo assiduo che ho tenuto con gli artisti in questi anni…. >>
L’incontro con Ermanna Montanari è avvenuto durante la presentazione della finale di Premio Scenario, in una giornata densa di emozioni, condivise tra i protagonisti sulla scena, operatori e pubblico, uniti dall’energia che si percepiva a Santarcangelo per intensità e partecipazione. Il festival in pieno svolgimento e le impressioni raccolte a caldo sono parziali, rispetto all’esito conclusivo dell’evento, che animava la solare e accogliente città romagnola, ma sono state in grado di misurare la temperatura che accendeva ogni giorno, l’entusiasmo e la partecipazione corale. Non a a caso, il significato di corale, è una delle chiavi di lettura di questo festival.
Una prima valutazione se pur parziale del festival da lei diretto?
“Naturalmente non posso esprimermi su un giudizio definitivo come è giusto che sia. Posso dire, invece, che l’immagine guida di tutto il festival è la figura dell’attore, il lavoro degli artisti, le connessioni e le brecce di pensiero quando nei festival sono stati scelti dei lavori che mi aiutassero , attraverso l’irriducibilità dell’attore, a realizzare la mia visione. Le prime immagini che emergono nel paese di Santarcangelo fanno capire che non si può prescindere da dove si è. Il “muezzin” della poesia non era possibile realizzarlo in teatro, esso stesso è teatro con l’intento di far emergere architetture poetiche da ogni anfratto. La voce che si ascolta a Santarcangelo arriva fino a piazza Ganganelli. Chi ha ascoltato Bello Mondo di Mariangela Gualtieri ha potuto percepire la verticalità, l’ascendere della sua arte. Ogni attore o artista in genere lavora per le nuvole, per la vita stessa, è qualcosa di impalpabile. Penso anche agli altri canti dell’Eresia della Felicità, la creazione all’aperto per Vladimir Majakovskij del Teatro delle Albe condotto da Marco Martinelli. Un polmone d’eresia della felicità dove i giovani provenienti da diversi paesi del mondo, sono tutti dei ribelli”.
Un festival con lo sguardo proiettato verso il futuro delle nuove generazioni e da qui la creazione di progetti a lunga scadenza. Uno dei quali ha preso il via anche da Santarcangelo.
“Il nuovo percorso dei Motus è quello che parte nel 2001 e arriverà fino al 2068, di cui The Plot Is the Revolution segna l’inizio di un nuovo percorso. La partecipazione di Judith Malina (fondatrice nel 1947 insieme a Julian Beck del Living Theatre, ndr.), è un’esperienza condivisa tra due Antigone, il primo della Maline che appartiene alla storia del teatro, e quello di Silvia Calderone, un Antigone attuale. L’invito è partito appositamente da tutte e tre le direzioni del festival dal 2009 ad oggi. Chiara Guidi e Enrico Casagrande hanno condiviso gli obiettivi comuni che hanno portato all’esperienza triennale, conclusa con la mia direzione. Tra l’altro, Chiara Guidi presta la sua voce nella sua fiaba musicale russa, L’uccello di fuoco, dove pone l’accento su quella che è la sua ricerca sulla vocalità”.
L’adesione al suo progetto artistico per questo festival come si è manifestata?
“Sono state molte le creazioni per Santarcangelo e molti artisti hanno abbracciato la mia visione. Così hanno fatto Teatro Sotterraneo, Fanny & Alexander. Ho lavorato con ognuno e ho accompagnato ogni breccia corale. Una modalità triennale organizzativa dove ognuno ha lavorato individualmente, moltiplicato con il coordinamento critico organizzativo. Una spirale che crea società, polis. Quest’anno ho lavorato molto con i cittadini, come dice il titolo dell’edizione che ho diretto: tra monadi e attori, centrati e concentrati con la propria poetica. Penso anche ai tanti cori che animano la città. Il coro dell’Associazione Aidoru. il Coro Gregoriano di Elena Sartori con il Coro Magnificat di Santarcangelo,creato appositamente per questo festival, attraverso un laboratorio con i cittadini.”.