Tre importanti allestimenti di cui due prime nazionali, uno di seguito all’altra al B.Motion Teatro di Bassano, il festival dedicato ai linguaggi contemporanei dove viene portata in scena la realtà in sei giorni di spettacoli. Verità e finzione, riferimenti classici e forme ipercontemporanee, mescolate in un baazar dell’immaginario. Oggi, lunedì 27 agosto va in scena L.I. Lingua Imperii la nuova creazione degli Anagoor (andato in scena in prima nazionale al Trento Film Festival nel mese di aprile 2012 e replicato al festival we folk Centrale Fies-Dro e al festival open sea di San Benedetto del Tronto) per la regia di Simone Derai che firma anche la drammaturgia insieme a Patrizia Vercesi (Teatro Remondini ore 21). Un progetto che verte intorno a tre temi portanti: il rapporto tra lingua e potere-la lingua che assegna o nega ai popoli un’identità, la lingua come strumento discriminante – la caccia, che è da sempre strage di animali pronta a trasformarsi in caccia all’uomo, e la tragedia della Shoah e di tutti gli altri efferati stermini e genocidi che hanno funestato lo scorso secolo. La struttura drammaturgica si avvale dei tre dialoghi ricavati da Le Benevole di Jonathan Littell. Coproduzione Centrale Fies per il festival we folk, Trento Film Festival (Provincia Autonoma di Trento) e CSC officine teatrali Opera Estate Bassano (B.Motion)
Martedì 28 agosto (Teatro Remondini ore 21) Innerscapes un debutto in prima nazionale degli Effetto Larsen e la regia di Matteo Lanfranchi. Il progetto nasce dall’idea di scandire il tempo attraverso lo spazio. Una storia d’amore viene mostrata attraverso la creazione degli spazi attorno ai due amanti, collocando i vari momenti della storia in diversi ambienti. Ogni azione umana è influenzata dall’ambiente in cui si svolge. Il nostro comportamento cambia a seconda di dove ci troviamo, delle persone con cui siamo, degli oggetti che ci circondano. Con Beatrice Cervolani, Francesca Di Traglia, Matteo Lanfranchi, Lorenzo Piccolo, Marco Ripoldi. Produzione Effetto Larsen, laLut/Festival Voci di Fonte. Coproduzione Teatro Inverso-Residenza Idra, Danae Festival-progetto Ares. Con il sostegno di CSS Teatro Stabile di Innovazione del FVG. Vincitore del Premio Lia Lapini 2011.
Prima nazionale anche per Μήδεια – Medea – Metamorfosi (mercoledì 29 agosto Teatro Remondini ore 21) una nuova produzione di fatebenesorelle teatro – OperaEstate Festival – Dedalofurioso con il sostegno di Fondazione Etica e la collaborazione del Teatro Comunale di Lonigo e Memmusic. Regia scene e drammaturgia di Zanco/Mattiu, testo originale di Franca Grisoni MEDEA. Con Roberta Guidi, Andrea Dellai, Alessandro Sanmartin, Daniele Preto, Elvira Gomez Espinosa De Los Monteros, Valentina Dal Mas e Patricia Zanco. Musiche di Michele Braga e Enrico Fiocco. Luci Federico Fracasso. Consulenza scientifica Davide Susanetti
Gli autori nella presentazione di Μήδεια – Medea giustificano l’indagine del Mito perché con la sua astuta intelligenza fa esplodere il sistema politico marcio, è un’indignazione sottile la sua, è una straniera ed è sapiente, definita Barbara perché venuta da altra cultura. Lei critica aspramente la società greca (patriarcale) che si fonda sugli inganni, sulla menzogna. La sua indignazione diviene efficace, lei vede, patisce l’abbruttimento e non lascia nessuno scampo ai potenti. Ma si assume la responsabilità delle sue azioni. Lei non appartiene al sistema malato, non ne è contaminata né compromessa. Lo sguardo di Medea è l’altro sguardo o lo sguardo dell’altra, di chi arriva da fuori, e fa paura. Infatti, Creonte non accoglie dentro la sua casa/città la straniera ma la lascia fuori dalle mura e poi la esilierà per paura. E’ la paura che una presenza non implicata ne sveli gli intrighi velati. Anche noi oggi siamo sorpresi nella fatica di comprendere chi è diverso perché portatore di altra cultura, altra religione, altro color di pelle e altra lingua. Il viaggio è altro tema centrale: partire, lasciare la propria terra, gli affetti. Davanti c’è il mare che con il suo moto perpetuo annoda e scioglie i destini di coloro che lo attraversano, uomini e donne in balia delle onde, di false promesse come riflesso dell’azzurro più azzurro. Si schiantano presto i sogni e le speranze, si ritrovano a riva come schiuma ammutolita.
In questa originale versione di Medea viene utilizzato un alfabeto in cui l’espressione è percettiva: il dialetto, la musica come antagonista di Medea è voce tra le voci del testo, un elemento di ulteriore drammatizzazione dell’opera, nello spirito dell’antica e della nuova tragedia mediterranea. L’italiano, il greco in una alchimia che scuote insieme antico e contemporaneo con immagini dove il silenzio è il passo lento del sogno o dei possibili non ancora perduti.
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