RUMOR(S)CENA – GENOVA – Il Festival dell’Eccellenza al Femminile, alla sua XVIII edizione, ha consegnato martedi 22 novembre scorso al Foyer del Teatro Ivo Chiesa, alla presenza di blogger, giornalisti e giurati il “Premio Ipazia 2022 alla Nuova Drammaturgia”.
La giuria, presieduta dalla giornalista Silvana Zanovello, critica teatrale de Il Secolo XIX, ha deciso per il successo – meritato – di Valentina Fantasia di Formia con “Il sogno di Moneva”. Valentina, ottava di dieci figli, vive a pochi passi dal mare e fa parte di una compagnia teatrale da quando aveva quattordici anni. Dal 2017 frequenta corsi di scrittura creativa. Per due volte è stata selezionata al concorso letterario “Caffè Moak” e nel 2018 si è classificata terza in una serata del concorso nazionale “8×8”. Suoi racconti sono apparsi sulle riviste online Purpletude e Formicaleone, e più volte in antologie. Con il monologo ‘Blu’ si è classificata seconda al concorso di drammaturgia “Folle d’autore de La Corte dei Folli” di Fossano nel 2019, mentre con l’atto unico “Vulcania” ha vinto il premio Mecenautore nel 2020.
Inoltre, con l’atto unico ‘Il Posto Perfetto’ ha vinto la sezione drammaturgia del concorso nazionale “Carta e Penna” indetto dalla FITA e il Concorso “Tragos 2022”. Con il monologo “Ditelo al mondo”, da lei scritto e interpretato, è stata finalista al festival “Estrocorti” di Bologna, al festival “Corteggiando” di Piacenza nel 2019 e alla rassegna “Carlo Dapporto” di Sestri Levante nel 2020.
Oltre che di teatro e scrittura, è appassionata di fotografia e letteratura.
Questa la motivazione della Giuria alla consegna del Premio: “Una realtà sommersa sotto i raggi di un sole accecante ne “Il sogno di Moneva” viene filtrata da un linguaggio ben ritmato e immune da tentazioni retoriche. Non sono queste, tuttavia, le note più originali che hanno spinto la giuria del Premio Ipazia ad assegnare il riconoscimento alla storia di una bracciante agricola, arrivata in Campania dalla Bulgaria e vittima del regime dei reclutatori. Non mancano infatti in questi ultimi anni, in Italia, esempi sia pur rari e di nicchia, di storie simili a questa: di caporali che sembrano mossi, come le donne sfruttate, dalla rassegnazione a un destino ineludibile di povertà. Quello che distingue il “Sogno” è un coraggioso cambio di passo: dal teatro documento o teatro sociale del quale non si nega certo l’utilità, a un balletto dell’assurdo che ha anche una sua specifica e particolarissima forza artistica. Un’alternanza ben orchestrata dei dialoghi tra le amiche di Moneva, morta di infarto mentre raccoglieva fagiolini e le registrazioni per il tribunale, con i reclutatori che si impegnano a far sparire il cadavere (per evitare con la mafia guai più grossi di un’inchiesta giudiziaria?) fa passare lo spettatore dal realismo a un mondo dove i viventi sono fantasmi e il cadavere che tutti cercano e nessuno trova, assume una finta corporeità materializzandosi in surrogati grotteschi: come la farina spacciata per cenere consegnate alle amiche che la disperdono mute in mare: in acque nel quali decidono di bagnarsi concretizzando con leggerezza un sogno di purificazione finale.
Siamo su un crinale dove l’equilibrio è difficile ma l’autrice ha la misura per evitare scivoloni inutilmente macabri e dare un’impostazione teatrale alla denuncia”.
È stata presentato ufficialmente il nuovo premio “Ipazia, miglior Attrice” che vedrà la luce nella prossima edizione, con la premiazione prevista nel mese di novembre 2023