RUMOR(S)CENA – ROMA – Lunedì 21 marzo scorso al Teatro Argentina di Roma è andato in scena “Congedo impossibile 2002-2022” per celebrare Carmelo Bene a vent’anni dalla sua morte, organizzato a cura di
Luisa Viglietti, Stefania De Santis e l’Associazione L’orecchio mancante e la collaborazione di Tiziano Fario, Andrea Macchia, Davide Ronchieri, Mela Dell’Erba, Emanuele Carlucci, Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico. Promosso da Roma Culture e Teatro di Roma – Teatro Nazionale. Il giorno della sua scomparsa, avvenuta il 16 marzo del 2002 a 64 anni, il Teatro Argentina proiettò per ventiquattro ore di seguito la proiezione in formato loop dell’opera postuma Otello in omaggio alla sua carriera artistica. Uno dei protagonisti più importanti della Cultura italiana oltre che del Teatro del dopoguerra, dotato di una straordinaria e unica capacità vocale che risaltava per la sua ossessiva cura maniacale tanto veniva allenata ed esercitata.
Carmelo Bene è stato un regista trasgressivo quanto capace di possedere intuizioni come nessun altro. Provocatorio, colto e legato ad un’idea di teatro che riconduceva al metodo “artaudiano, antinarrativo, antipsicologico”. Tra le sue creazioni per la scena all’insegna della provocazione, Bene scelse dal grande repertorio “Salomé” di Oscar Wilde, “Amleto” di Laforgue rinominato “Hommelette for Hamlet”, “Pinocchio”, “Adelchi”, “Lorenzaccio” di De Musset. Tra gli autori preferiti Marlowe e i poeti Majakovskij, Leopardi, Dante, Campana.
In platea del Teatro Argentina si poteva notare qualche posto rimasto vuoto in sala e al pubblico all’ingresso non è stata fornita alcuna brochure con il programma.
Ad introdurre la serata, Graziano Graziani che ha invitato sul palco l’assessore alla Cultura del Comune di Roma, Miguel Gotor, che tenta di delineare con una faticosa ricerca di aggettivi la figura di Carmelo Bene. Due o tre risate dal pubblico e poi l’Assessore stringe verso la conclusione per ritornare in platea e defilarsi prima ancora della fine dell’evento. Lo stesso che al Teatro Eliseo qualche giorno più tardi e in occasione del Gran Premio del Doppiaggio, paragona la ricchezza culturale di Roma: “È come giocare a Poker a Las Vegas”
Le letture degli attori sul palco, di cui non ci sono state fornite foto di scena, per cui è impossibile documentare visivamente, sono intervallate da ascolti musicali di Gaetano Gianni Luporini, quali Adelchi a Pinocchio storia di un burattino. Graziano Graziani presenta Carmelo Bene con le parole dei giornalisti che negli anni hanno tentato di definirlo. L’attore Tommaso Ragno legge Oratorio Carmelo Bene di Jean-Paul Manganaro con un’interpretazione autentica ed una naturalezza coinvolgente. Il professore anglista Enrico Terrinoni offre una breve e concisa spiegazione dell’Ulysses di James Joyce, a cui Bene si ispirò per il suo Ulisse. Nelle sue parole, il terzo capitolo degli episodi omerici è “una sorta di partita a ping pong dove le parole hanno una vita profonda proiettata al futuro” interpretato ancora una volta dal bravissimo Tommaso Ragno.
L’attore Marco Foschi interpreta magistralmente un estratto di Victor Hugo, L’uomo che ride, di ispirazione per l’opera poetica di Bene ‘L mal de fiori. L’interpretazione esasperata e sofferente di Federica Fracassi ci guida nel pensiero filosofico e metafisico di Gilles Deleuze e Felix Guattari, Come farsi un corpo senza organi? e Mille piani. Entrambe le letture affrontano il tema del Corpo senza Organi (CsO) libero e slegato da organizzazioni o logiche di potere e genealogie della morale. Per la scrittura del dramma satiresco Ritratto di signora del cavalier Masoch per intercessione della Beata Maria Goretti, Carmelo Bene analizza le costruzioni deliranti di Daniel Paul Schreber, Memorie di un malato di nervi, interpretate da un convincente Filippo Timi che ci accompagna nella vita psichica del ventesimo secolo.
Il Ritratto di signora del cavalier Masoch per intercessione della beata Maria Goretti è un copione teatrale scritto da Carmelo Bene. Le prove furono svolte a Forte dei Marmi ma non andò mai in scena perché la protagonista, Lydia Mancinelli non riuscì ad immedesimarsi nel personaggio da un punto di vista tecnico. A metà serata, l’Amleto ovvero le conseguenze della pietà filiale e le poesie scelte di Jules Laforgue (Domeniche, Sera di carnevale e Vento nero del nord) lette da Silvia Pasello risultano invece poco incisive a causa di un’interpretazione attoriale troppo focalizzata sul suono della voce da far perdere il senso alle parole stesse.
Un’eccessiva artificiosità declamatoria che spezza l’attenzione del pubblico. Carmelo Bene si è cimentato a lungo con le riscritture per il teatro per l’Amleto di Shakespeare fra il 1962 e il 1994, tra cui Amleto o le conseguenze della pietà filiale da LaforgueE del1967 e quella del 1975 Amleto di Carmelo Bene da Shakespeare a Laforgue. Ogni sua nuova riscrittura comportava scelte diverse per attori, stili di recitazione e idee registiche. Anche Serata a Colono di Elsa Morante, interpretato da Iaia Forte risulta lento e impregnato di alterazione recitativa. L’ultima lettura dal contenuto storico e formativo sempre attuale è Il critico come artista di Oscar Wilde, dispiegato al pubblico nel dialogo tra Paolo Mazzarelli e Lino Musella. Mazzarelli si cala nel personaggio con qualità scenica mentre Musella cantilena le battute risultando monocorde. Tuttavia il messaggio di Oscar Wilde, sottolineato anche da Graziani, pone una critica importate sul giornalismo moderno considerato “illeggibile” dall’autore inglese col beneplacito del pubblico in sala che si lascia andare in un sentito applauso. La celebrazione si è conclusa con la visione di un documentario sulla vita lavorativa e pubblica di Carmelo Bene curato da Monica Maurer.
La pellicola proietta anche la protesta dell’artista nei confronti del Ministero del turismo e dello spettacolo che istituisce il Premio di Qualità dal quale nel 1970 Carmelo Bene, Maurizio Ponzi e Pier Paolo Pasolini sono stati ingiustamente esclusi. Carmelo Bene denuncia le irregolarità di questo dettato legislativo con proteste e petizioni vincenti rischiando persino di farsi arrestare. “Io credo agli uomini, i cittadini mi fanno schifo! I ministri mi fanno schifo! L’ho scritto sull’Espresso, chi l’ha letto, l’ha letto! Chi non l’ha letto non ha voluto leggerlo! Non me ne importa niente del Premio!”. Queste sue parole risuonano al Teatro Argentina di Roma dove il pubblico anziché condividere tacitamente l’ingiustizia subita dai tre artisti, ride.
È una risata che si limita alla comicità espressiva dell’artista, coprendo le sue parole di rabbia ma anche il suo ricordo, se celebrare la memoria significa rispettare l’identità culturale e artistica di Carmelo Bene. Non solo il pubblico ma anche il Comune di Roma ha deciso di rendere impossibile il congedo dell’artista. L’evento infatti non è più raggiungibile sul sito istituzionale del Turismo di Roma. Access denied Accesso negato, così come gli era stata negata l’onorificenza al Premio Qualità del 1970.