RUMOR(S)CENA – TEATRO FRANCO PARENTI – MILANO – In una drammaturgia di sud teatrali a volte un po’ sopraffatta dalla pesante presenza napoletana, si piazza bene e si apprezza la scrittura lucana di Dino Lopardo, e si valuta volentieri come “scoperta” il suo lavoro di autore e regista (in altri suoi spettacoli è anche attore) e attento costruttore di scenografie ritagliate sulle necessità della messa in scena e inventate in meticolose prove e costruzioni di spazi e di luci, con preferenza di repentini scatti luminosi e di bui più profondi, su cui costruire poi le azioni ed i movimenti da dare ai suoi attori.
E da qui a rimodellare con pazienza e coraggio la scrittura, in una penelopiana ginnastica di costruzione e decostruzione fin quando il prodotto non sembra combaciare con il desiderio, l’intenzione, la voglia di diventare presenza di scena e parola certa da offrire al pubblico. Così Lopardo, rintanato nella sua Brienza dove vive e progetta spettacoli belli e crudeli, prende il suo tempo a costruire. “Quello che ci vuole” secondo vecchie abitudini virtuose, o necessità di un territorio distratto e di una geografia un po’ ottusa del Sud che non sa dare valore a certo nuovo talento rabbioso e inquietante. Come lo è “Ion”, messo in scena poche volte, ma applaudito molto, che si è fatto apprezzare a Milano partendo da Potenza, dove Gommalacca Teatro, giovane formazione d’impresa, meritevole e attenta, che produce lo spettacolo, ha casa.
Così nella piccola sala del Franco Parenti, gremita di pubblico attento e sorpreso, ho avvertito emozione, ed applausi in moltiplicazione per tutte le sere in programma. Avevo letto questo “Ion. Atto unico” edito da EtCetera (maggio 2023, pagg. 144 €10) sorpreso da quella lingua tutta scatti e cesure, che certo è di Lopardo ma è anche quella della gente lucana, difficile da leggere e un po’ meno da ascoltare, è stato un sussulto di disarmonie e tensione. Storia familiare in frantumi e disastri, desideri d’amore e violenza di parole e di gesti. Ci si danna tanto è duro e cattivo questo sguardo di giovane autore da non perdere d’occhio, padrone di aggressioni psicologiche e provocazioni dei sentimenti, voglioso di scandalosi percorsi da raccontare come fossero fiabe crudeli di un tempo in cui non si temeva di fare paura ai fanciulli.
Lopardo mette in scena una storia che, come la sua lingua d’origine, sembra non avere spazio per tenerezza ed amore. La sorpresa è che invece poi in scena c’è lo sguardo, il sorriso, e una dolcezza desiderata ed espressa per piccoli gesti ed epici scontri di vita da due attori bravi davvero, Lorenzo Garufo e Alfredo Tortorelli, che si passano scarti di umore e personaggi, e ritagliano spazio alle presenze passate di un prete impiccione e di un padre violento, mentre Iole Franco è sentimento fugace di madre amorosa. Una famiglia malata nei sentimenti e nei comportamenti dunque, a popolare i fantasmi di Lopardo. Ma la lotta grande e coinvolgente è tra questi due fratelli, a momenti nemici, o forse dolcemente amici, avversari che non sanno stare l’uno senza l’altro, complici che non sanno fare a meno dei ricordi da gettarsi in faccia come rimproveri, intenti a giocare una partita violenta di possesso e ricatti dei sentimenti e del cuore.
Grande e grosso il Giovanni di Garufo è memoria di abbandono e privazione in infanzia e pregiudizi omofobi e stolti. Poeta dolce che vive rinchiuso nel tempo, sforando demenza e dolore. Concreto e rabbioso il Paolo di Alfredo Tortorelli è padrone di spazio e pensieri, tenerezza compressa che si fa spazio a fatica tra muri violenti. E c’è nel racconto la miseria vera che sfiora la fame, il freddo del corpo e dei cuori, la dolcezza dei sogni che non si avverano in un piccolo mondo rinchiuso. È questo il teatro di Dino Lopardo, vivo in un contrasto continuo, in un rimuginare desideri e inimicizie scavate nel tempo, in un passato che s’impenna e s’appende a fili misteriosi e sottili. Non perdiamolo di vista, stiamoci attenti, qualche bella sorpresa ne verrà fuori.
Ion
scritto e diretto da Dino Lopardo
da un’idea di Andrea Tosi
con Iole Franco, Alfredo Tortorelli, Lorenzo Garufo
collaborazione Collettivo Itaca
produzione Gommalacca Teatro
Vincitore Miglior Spettacolo al Festival Indivenire 2019
Finalista al Premio Carlo Annoni 2021
visto al Teatro Franco Parenti di Milano venerdì 15 marzo 2024