MILANO – Sei danzatori in scena. Tre uomini e tre donne. Il “numero perfetto”, il tre, secondo la grande tradizione culturale e religiosa occidentale, viene declinato mirabilmente in ogni sua possibile combinazione dalla coreografia di Virgilio Sieni, “Cantico dei Cantici”, in un’esclusiva serata al Teatro dell’Arte/Triennale di Milano. La commistione dei corpi dei danzatori – Claudia Caldarano, Luna Cenere, Giulia Mureddu, Riccardo De Simone, Maurizio Giunti, Davide Valrosso – torna a intervalli precisi, come una soglia che ogni volta segna l’origine di un nuovo corso del movimento, negli otto momenti definiti da Sieni “idilli pastorali, frammenti sull’amore in forma di adiacenza, vicinanza e tallilità” precisando che “tutto si origina dal libro conosciuto come Cantico di Salomone, il più sublime tra i cantici, dove confluiscono, a partire dal IV secolo a.C., i poemi mesopotamici. Qualcosa accade in una pianura d’oro, tavola dove si svolge l’azione”.
Ma l’oro nella splendida coreografia non si manifesta banalmente, è evocato dalla luce, rispetto a notturno e penombra – le luci sono di Mattia Bagnoli -, che tocca i corpi vestiti soltanto da leggeri calzoni grigi e li trasforma in segni sottili e misteriosi come nei graffiti mediorientali (visibili oggi in alcune sale monotematiche del British Museum di Londra e non più in Iraq, distrutti in gran parte dalla furia iconoclasta). C’è sempre qualcosa di matematico nella fisicità delle coreografie di Virgilio Sieni, composizioni che uniscono la materialità più naturale con l’astrazione dei numeri, la forte immersione nel quotidiano o nei ricordi con la purezza della memoria (come in “Isolotto”, quella sorta di Ode al quartiere dove Sieni nacque). Così, in “Cantico dei Cantici”, si passa dalla fusione generosa dei corpi, come nel “De rerum natura” di Lucrezio, alla distinzione anatomica di alcune parti illuminate dalle luci di scena, dalla indistinta partecipazione dell’ensemble all’emersione di coppie o terzetti che dominano la scena in una sorta di seconda parte della coreografia.
A segnalare questi passaggi è la musica vibrante del contrabbasso suonato dal vivo da Daniele Roccato, che sembra dividere in due tempi la performance, prima contemplando o commentando i movimenti, poi quasi decidendoli in un connubio apodittico tra suono e gesti di danza. Assente la parola, allo spettatore viene lasciato lo spazio per trovare tutte le rispondenze intime e costruire un racconto di nascite e morti nella natura, un pagano Cantico delle Creature che si affermano nella loro momentanea individualità. Con la serata unica di Virgilio Sieni – che il primo maggio alla Fondazione Feltrinelli di viale Pasubio 5 presenta la performance collettiva “Cammino Popolare” – il Teatro dell’Arte continua a giocare un ruolo forte, internazionale nella programmazione della Triennale milanese.
Visto al Teatro dell’Arte – Triennale di Milano il 27 aprile 2017