Mentre a San Vito Lo Capo in provincia di Trapani, si svolgeva la 14 esima edizione del Cous Cous Fest, il festival internazionale dell’integrazione culturale, (vinto quest’anno da un chef di origini francesi, ma residente a Milano), a Fast in quel di Terni, Radhouane El Meddeb, cucinava il suo “Je danse et je vouse en donne à bouffer”, ovvero un suo personale cous cous mescolato (con cucchiaio di legno) a passi di danza (più corsa che danza), una performance odorosa di spezie, invogliante al palato, molto meno alla vista per un esito a dir poco spiazzante.
L’artista tunisino, tenta di abbinare cucina tipica del suo paese, tradizione gastronomica e culturale, ad una coreografia che lo vedeva correre in cerchio sullo spazio scenico, invaso dal profumo della cottura di carne e verdure. Olio nell’acqua che bolle, vapori, ciotole di spezie colorate, movimenti pensati come gesti teatrali (e fin qui andava tutto bene), fusione di ingredienti sapientemente dosati. Il resto si è trasformato in una ricetta-creazione che non ha convinto. Mancava un’interazione tra il movimento del corpo (non precisamente un fisico da danzatore) e la parte più prettamente dedicata alla preparazione (in diretta) del cibo. Due azioni slegate che la sola musica e il muoversi, a tratti convulso, disordinato, non creavano coesione, unicità, fascinazione.
Perché provocare con gesti gratuiti e non percepiti come necessari: lancio di piatti e forchette di plastica sulle teste del pubblico. Cosa voleva intendere con il seminare spezie e cous cous nell’aria, o in qualche caso sui visi degli attoniti spettatori. Una ripetizione seriale, gestuale che alla lunga, stancava, senza mai creare variazioni, in cui l’attesa era solo quella di capire perché di tanto spreco di movimenti.
La scena veniva così “sporcata” da azioni inutili, gesti incomprensibili, Radhouane El Meddeb si cela il viso e la testa con una tovaglia decorata da papaveri, sembra cercare l’effetto, lo stupore, senza mai trovare soluzioni originali, inedite. Non ha coerenza minima questa idea di voler trovare un connubio tra tradizione gastronomica e la danza tipica, risolta malamente, a volte goffa, come nel caso del performer che va ad inciampare per ben due volte nei cavi dell’amplificazione audio, interrompendo la base musicale, e costringendo il tecnico di scena a entrare in scena per rimediare, con evidente disagio.
L’idea di fondo poteva essere interessante, ma si ha la sensazione che l’artista, nella sera in cui lo abbiamo visto, fosse più preoccupato di terminare la sua prestazione, senza curarsi della qualità estetica-creativa. Tant’è che, una volta cucinato il cous cous, lasciato al centro della scena, dopo averne offerto alcune porzioni, si allontanava senza ringraziare per l’applauso finale. Al pubblico restava la consolazione di gustare la bravura dello chef. Forse troppo poco.
fast festival internazionale della creazione contemporanea
Terni
Je danse et ie vous en donne à bouffer
di e con Radhouane el Meddeb
visto il 24 settembre 2011
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