Romeo Castellucci & Socìetas Raffaello Sanzio di Oliviero Ponte di Pino, edito da Doppiozero, è un’eccezionale cronaca che descrive una poetica ancora in fluire, per tale motivo ancora più coraggiosa e pregevole si rivela la sfida Questo viaggio d’inchiostro ha inizio in direzione della Biennale veneziana dove la parabola di Castellucci trova una collocazione prestigiosa con il conferimento del Leone d’Oro 2013 e d’altro canto “la lucidità e la timidezza di Romeo Castellucci accrescono il suo carisma”. L’enigma con cui si apre il volume di Ponte di Pino si configura per essere una geniale avventura metacritica, dove viene eviscerata finalmente la questione sulla critica teatrale e la Socìetas: “gruppo di culto”, noto in tutto il mondo eppure proveniente dalla provincia di Cesena. La scrupolosa attenzione documentaria rende il saggio estremamente fluido e leggendolo pare di percorrere il flusso di luoghi, paesaggi, volti e le pagine che accompagnano il lavoro di chi decida di approfondire una compagnia, pur nella volontà di questa, da sempre intrisa nella eventualità di parlare autonomamente di sé nelle pubblicazioni consegnate alla stampa.
Lo spazio e il rito trovano una contestualizzazione storiografica e puntuale, una rete ricca e generosa in cui poter agevolmente accedere a un lavoro critico che si rivela strutturalmente legato alla modalità dell’ipertesto. Ma anche l’apparato geopolitico che permette alla Socìetas di maturare il proprio vissuto artistico viene analizzato e trova indubbiamente terreno fertile, come rivela l’autore, in una regione italiana in cui “circolava una grande vitalità, una ricchezza di stimoli e provocazioni, una galassia di esempi da seguire (nel segno dell’autopedagogia) e di modelli da rifiutare.” “Materiali”, interviste condiscono di spunti preziosi le tracce (– tranche de vie) di un mondo terrigno e infero, ma non troppo. L’urgenza alla lettura dell’ultimo lavoro di Oliviero Ponte di Pino diviene dirompente esigenza.