RUMOR(S)CENA – SAN GIMIGNANO – (Siena) – Nello spazio cult della Toscana Patrimonio Unesco e luoghi FAI del cuore, dove da almeno due anni non si vedono stranieri che fra queste colline le limitrofe di Volterra e dintorni, la crisi economica italiana e internazionale morde e sta facendo disastri nelle comunità e nelle famiglie, si distingue il Festival Orizzonti Verticali, un progetto a cura di Compagnia Giardino chiuso e Fondazione Fabbrica Europa con la direzione artistica di Tuccio Guicciardini e Patrizia de Bari
Alla sua nona edizione il Festival, fra i numerosi incontri con una ampia offerta di letture, performance e installazioni, nella splendida cornice delleTorri, delle piazze, dei giardini pubblici e privati e dei panorami di San Gimignano, ha prodotto anche laperformance: L’imputato non è colpevole-Processo a Soghmonon Tehliria, trattodagli atti del processo Talaat Pascià sul tema del genocidio degli Armeni (già visto nell’agosto del 2019 in presenza sotto forma di studio intempi ancora inimmaginabili di cosa sarebbe accaduto dopo pochi mesi), mentre quest’anno è stato portato dentro un delizioso giardino privato: il Giardino Beconcini di Piazza Pecori. La riproposta del lavoro, solo su prenotazione e con una visione del tutto particolare, quasi metaforica anzi di metafora nella metafora (una sorta di una mise en abime dello spettacolo dal vivo), attraverso oculos, ossia degli occhiali speciali che lo spettatore accolto e fatto accomodare su una sedia, massimo due persone per volta, ha potuto godere in solitudine come fosse davanti ad un video game, come in salotto di casa sua magari col figlio davanti a una play station.
In effetti questi particolari occhialoni (pare acquistabili e abbastanza economici, in internet su alcune piattaforme molto note e diffusi negli Stati Uniti), servono a visualizzare ciò che il creatore-regista del video o individuo o gruppo, ha deciso di mettere in circuitazione della sua produzione artistica con un suo pubblico a distanza. Un corto circuito fra “reale e virtuale”, oramai desueta distinzione di decenni fa in tempi non ancora global. quando e solo fino a due anni fa sempre e per sua natura, la rappresentazione teatrale è e solo hic et nunc. Con gli oculos invece assistiamo in quanto spettatori, ad un salto quantico che la tecnologia ci permette di vivere o sopravvivere in tempi di Covid-lockdown, tempo che ancora non ha misure di fine di nessuna certezza a livello mondiale. Horto concluso dunque, quello del lavoro L’imputato non è colpevole ma e se aperto a certe condizioni: quelle sotto dettatura dei tempi del Covid. Il Progetto che ha vinto come “Oculos” (con altri progetti ), era stato messo a bando dalla Regione Toscana lo scorso anno, quando vederci in streaming a noi spettatori o forse vederci un certo teatro in televisione era meglio che niente.
Un progetto che altrove, con oculos, ha anche praticato la Compagnia Le Cirque du soleil. Nella personale visione, a distanza della rappresentazione de factu, de L’imputato non è colpevole, molto legato ad una biografia politica di esuli di straordinaria contemporaneità (la storia dell’eccidio del popolo armeno). Come è attuale in senso lato, da telegiornale la fuga di giovani e donne profughi dell Afghanistan. Poi nella stessa giornata un omaggio dal titolo Canti dell’infinito andare, un ricordo poetico di Giuliano Scabia e della sua arte nel giardino con la lettura di Annibale Pavone (anche attore in L’imputato non è colpevole, con la consulenza drammaturgica di Andrea Mancini). In questa edizione, i giardini privati di case della città di San Gimignano, si sono aperti al Festival, alle letture e spettacoli per la prima volta
Visto a San Gimignano (Siena), il 21 agosto 2021