Teatro, Va in scena a — 29/03/2012 at 11:30

“Eresia della felicità”: in scena a Marghera e a Venezia i sessanta ragazzi di Martinelli

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Sbarca nella città lagunare L’ “Eresia della felicità” di Marco Martinelli, “affresco non-scuola per Vladimir Majakovskij” che porterà il 30 marzo prima  al Teatro Aurora di Marghera e poi il 4 aprile al Teatro Goldoni di Venezia sessanta adolescenti di vari istituti di Mestre e Venezia. Progetto curato dal Teatro delle Albe/ Ravenna Teatro per Giovani a Teatro 2011-2012, prodotto da Euterpe – Fondazione Venezia, “Eresia della felicità” è l’ultimo atto del progetto di pedagogia teatrale che dal lontano 1991 coinvolge ragazzi di tutto il mondo. Martinelli, direttore di questa “anarchia possibile”, dimostra si può mettere l’ebbro caos giovanile al servizio della consapevole sregolatezza dell’Arte orchestrando un’ esplosione di fresche voci e potenti versi gridati a squarciagola.

 

 

 

Marco Martinelli nel presentare il progetto spiega che «gli adolescenti sono per la non-scuola i “molti”, la possibilità di spezzare la condanna dell’isolamento. I molti sono una particolare forma di ebbrezza. I molti sono una libertà raramente concessa al teatro contemporaneo. I molti sono l’anarchia possibile, imprevista, la sorpresa che rompe il disegno registico. I molti restituiscono senso alla regia, sanno come metterla in riga, la regia, che altro non è che lasciar spazio all’inatteso. I molti sono il plotone che gioioso si sottomette a se stesso, felicità dell’essere coro, non solo riuniti con l’altro, ma addirittura uno con esso. I molti cantano e danzano, pestano e strepitano, schiamazzo di ranocchi mascherati. I molti definiscono un cerchio dove lo schiavo diventa libero, dove s’infrangono le rigide, ostili delimitazioni che la necessità, l’arbitrio e la moda sfacciata hanno stabilite tra i viventi. I molti sono qui a Venezia la bellezza del Majakovskij di Mistero buffo, una favola sul diluvio che sommerge l’umanità e sulla necessità di trovare vie di uscita alla catastrofe: vivono tra la terraferma e il centro storico, i “nuovi italiani” venuti dalla Moldavia e dal Marocco e da tanti altri paesi, e giocano qui insieme ai veneziani doc. Sanno che il diluvio è già arrivato e preparano le loro barche per salvarsi, scialuppe leggere e poetiche, disciplinate e scatenate allo stesso tempo, armate di umorismo e allegria, capaci di affrontare a viso aperto il futuro che ci attende

 

 

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