RUMOR(S)CENA – CATANIA – La fotografia di un microcosmo siciliano degli anni Quaranta intriso di omertà, violenza, presunzione e di quell’autenticità tipica della carnalità isolana. In “Immacolata Concezione”, drammaturgia e regia di Joele Anastasi, da un’idea di Federica Carruba Toscano, proposta il 20 e 21 maggio al Piccolo Teatro della Città di Catania dalla Compagnia Vucciria Teatro, troviamo ritmo, passione, amore, dissacrazione, tradizione e novità. Una storia forte, cruda e che racconta la potenza e il culto dell’immagine con protagonisti Federica Carruba Toscano, Alessandro Lui, Enrico Sortino, Joele Anastasi, Ivano Picciallo.
L’atto unico, produzione Fondazione Teatro di Napoli, si sviluppa su una struttura narrativa semplice, con un gioco registico sempre ritmato e tutto si svolge in una Sicilia rurale e arretrata degli anni ’40, con un particolare impianto scenografico che vede al centro della scena una sorta di baldacchino ligneo con sei manichini, mentre la storia si colora con l’arrivo dei cinque protagonisti. Al centro della vicenda Concetta, una giovane che viene venduta dal padre alla proprietaria di un bordello, Donna Anna, in cambio di una capra gravida. La ragazza, che entra in scena nuda, portata sul palco con una corda al collo e un campanaccio da bestiame, non è spaventata né umiliata, ma sorride ed in poco tempo, assimila le regole della casa dove assiduo frequentare è Don Saro, il capo rais della situazione, conquistando tutti perché invece di offrirsi sessualmente instaura con gli uomini del paese che la vanno a trovare un dialogo.
Considerata una ingenua, Concetta suscita la curiosità e gelosia tra le signorine del bordello e finisce poi per innamorarsi del giovane Turi, sottratto alla miseria ed al servizio di Don Saro per i suoi loschi affari. Desiderata da tutti chissà per quali giochi o trucchi con i clienti, Concetta ama ascoltare il giovane Turi del quale, ascoltando la leggenda di Colapesce, rimane incinta, provocando le ire del malavitoso don Saro e scatenando anche la reazione di Donna Anna e di Padre Gioacchino che vorrebbero aiutarla. Alla fine, così come nella leggenda Colapesce si sacrifica per sorreggere la Sicilia, anche la povera ed ingenua Concetta, muore mettendo al mondo un figlio che rappresenta il simbolo dell’amore e della speranza che vorrebbe gli essere umani liberi come gli uccelli che in cielo non fanno la guerra.
Estremamente convincente l’interpretazione di Federica Carruba Toscano che disegna una Concetta di ottima qualità, mentre negli altri ruoli si segnalano il don Saro di Enrico Sortino, il combattuto Turi di Alessandro Lui, l’intensa Donna Sara di Joele Anastasi ed il prete di Ivano Picciallo. I cinque interpreti sono sempre in movimento, giocano col ventaglio, scuotono un giornale e scandiscono l’armonia, segnata dalla ripetizione delle regole della casa-bordello e dalla presenza della musica.
Sempre su alti ritmi la regia di Joele Anastasi, mentre la struttura narrativa, a tratti, denota pause e lungaggini che in alcuni momenti rallentano l’evolversi della storia. Lavoro d’impatto per Vucciria Teatro che in un contesto dialettale siciliano e pugliese, denuncia l’ignoranza, l’ipocrisia e la violenza, ma anche l’autenticità delle passioni. E nel caotico finale si intravede comunque la speranza salvifica dell’amore con Concetta che chiude lo spettacolo con le emblematiche frasi che scatenano i reiterati applausi del pubblico: “Senza voi altri io non sono niente, sono qua e vi aspetto. Senza speranza non ci resto. Voglio tramutare il male, ci voglio insegnare l’amore. E mi ficiru santa perchè li ho guardati negli occhi per la prima volta. Perché gli ho detto che cu’ mia putevano piangere e ridere e di nuovo piangere e arristari omini. U me nomi e’ amuri. Iu sugnu Immacolata. Immacolata Concezione”.
Visto il 21 Maggio 2023 al Piccolo Teatro della Città di Catania