RUMOR(S)CENA – SAN GIMIGNANO – A Galleria Continua una personale con i celeberrimi Quadri specchianti. In questo anno di grazia ufficialmente post-pandemico, uno tra i padri dell’Arte Povera, Michelangelo Pistoletto, è celebrato con diverse personali in Italia e nel mondo. Se a Palazzo Reale, a Milano, espone La Pace Preventiva, Galleria Continua ospiterà l’artista in tutte le sue otto sedi – da San Gimignano e La Habana (quasi in contemporanea), per poi toccare in ordine sparso Les Moulins, Parigi, Dubai, Roma, Sao Paulo, con gran finale a Beijing. Otto sedi per altrettante retrospettive, che affrontano differenti tematiche e i relativi momenti nella carriera artistica di Pistoletto, con Beijing a dicembre quale tappa conclusiva dedicata ai suoi ultimi lavori sui QR Code.
Ma è da San Gimignano che si parte, in piazza della Cisterna, il 27 maggio, con quegli specchi «che hanno punteggiato l’intera esistenza» del Maestro, come racconta lui stesso a un nutrito gruppo di visitatori presenti alla vernice. «Tempo e spazio, opera fenomenologica» o «immagine colta nel suo divenire» per restituire la «memoria in un presente eternizzato»: questo è il significato profondo del significante specchio, da sempre medium, tema e stilema utilizzato da Pistoletto.
I Quadri specchianti nascono tra il 1961 e il 1962 per conseguire il massimo grado di oggettività. Tra i primi materiali utilizzati, si annoverano le lastre di alluminio, applicate alla tela. Dopo alcuni esperimenti il Maestro sceglie però l’acciaio inox lucidato a specchio, come base, perché in grado sia di restituire meglio il fondo (spesso l’immagine riflessa del visitatore) sia di accentuare l’effetto dell’elaborazione concettuale che tematizza la situazione. Ma spieghiamo più semplicemente con un’opera in esposizione a Galleria Continua. Gabbia (del 1969), grazie alla velina dipinta che rimanda a una cassa di legno (come alla parete di una prigione), impressa sullo specchio riflettente, pare risucchiarci nell’opera, chiudendoci dentro. Noi visitatori, estranei, non siamo più “esterni”. Il cortocircuito emotivo che si sperimenta è forte e la sensazione di oppressione anche.
Oltre che sulla base, l’attenzione di Pistoletto si concentra sull’immagine impressa (nella summenzionata Gabbia, le veline che paiono sbarre di legno). L’evoluzione del Quadro specchiante vede, prima, l’uso della fotografia e, poi, proprio dell’immagine dipinta su carta velina, ottenuta ricalcando una fotografia ingrandita a dimensioni reali. In entrambi i casi, la figura è applicata sulla lastra di acciaio inox lucidato a specchio. In questo senso, nella retrospettiva di Continua assumono particolare significato Bottiglia, fotografia su acciaio del 1963 e, con velina dipinta (sempre su acciaio), Figura umana, dell’anno precedente. Sebbene lo scarto materico tra la foto e la lastra specchiante, in quel periodo, fu messo in dubbio dallo stesso Pistoletto, le due opere in mostra creano una continuità quasi perturbante. L’uomo di schiena, che pare rifiutare il mondo, volta le spalle alla bottiglia abbandonata – la quale, a sua volta, ha forse causato tale allontanamento. Suggestioni. Tante.
La tecnologia, da sempre elemento che contraddistingue la ricerca artistica di Pistoletto, lo conduce infine – nel 1973 – a optare stabilmente per un processo serigrafico in grado di imprimere sull’acciaio inox l’immagine fotografica, fondendo i due elementi concettuali così come i media che li esprimono. Il risultato convinse definitivamente il Maestro e il resto è storia.
La dimensione di un hic et nunc eternizzato, l’inclusione nell’opera dello spettatore per creare «l’autoritratto del mondo» (come lo definisce lo stesso Pistoletto), la fotografia che oggettivizza l’opera artistica travalicando l’illusione prospettica della pittura rinascimentale, quel dialogo tra tecnologia e natura che non si è mai sopito, sono tutte caratteristiche che contribuiranno a rendere famosi i Quadri specchianti di Pistoletto, prima, a Parigi (grazie ai galleristi Ileana e Michael Sonnabend) e, poi, a New York con Leo Castelli.
Con Galleria Continua la collaborazione è iniziata nel 1995 – come ha dichiarato Lorenzo Fiaschi (uno dei fondatori) durante la vernice – quando Pistoletto diede fiducia a tre giovani per costruire insieme un percorso artistico e curatoriale. E se proprio a San Gimignano si inizia questo lungo viaggio nell’opera di un Maestro del Novecento italiano – famoso in tutto il mondo – con quei Quadri specchianti che ne decretarono il successo nei lontani anni Sessanta, il viaggio non potrà che terminare in uno dei nuovi centri propulsivi dell’economia e della politica mondiale. A Beijing la mostra sarà dedicata ai Qr Code – quei codici che ormai racchiudono un universo di informazioni e, come lo specchio, possono rappresentarci ed eternizzarci ma non compartecipare della nostra essenza materica e sensoriale. Il cortocircuito virtuoso innescato da Continua si apre e si chiude qui: nell’esposizione, proprio a San Gimignano, di Qr Code Possession – Autoritratto (del 2022), dove è Pistoletto stesso a mettersi in mostra, su una delle sue pareti in acciaio inox riflettenti, con il petto tatuato di Qr Code. Scopriremo tutto di quest’artista così poliedrico solo scansendo un code?
Finale di vernice in piazza Duomo e piazza della Cisterna, sempre a San Gimignano, dove Pistoletto ha creato una coreografia site-specific per Bandao, un gruppo di percussionisti amatoriale – ma di grande qualità – che ha trascinato euforicamente passanti, turisti e abitanti del borgo toscano in un’ora di danze su ritmi brasiliani.
L’esposizione dedicata a Michelangelo Pistoletto resterà aperta fino al 10 settembre, in piazza della Cisterna a San Gimignano, tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00.
Nelle foto:
Michelangelo Pistoletto – Qr Code Possession – Autoritratto 2022, silkscreen on super mirror stainless steel, 210 x 125 cm. Courtesy The Artist and Galleria Continua, San Gimignano. Foto di Ela Bialkowska, OKNO Studio.
Michelangelo Pistoletto con Bandao al termine dell’esibizione in piazza della Cisterna, San Gimignano, 27 maggio 2023. Foto di Simona M. Frigerio