L’AQUILA – Per il terzo anno consecutivo Andrea Baracco torna a lavorare a L’Aquila e lo fa, come gli anni passati, per il laboratorio per attori che il TSA organizza in luglio in occasione de “I Cantieri dell’Immaginario”, singolare festival il cui protagonista è il centro storico del capoluogo abruzzese post-sisma 2009 dove alcuni enti aquilani percettori del fondo del FUS, per teatro, danza e musica, realizzano spettacoli e laboratori.
Dopo le pièces shakespeariane “Troilo e Cressida” del 2012 e “Sogno di una notte di mezza estate” del 2013, quest’anno Alessandro Preziosi, direttore artistico del Teatro Stabile d’Abruzzo ha scelto “Odissea” di Derek Walcott per affidarlo a Baracco. Un evento guerresco, un sogno ed ora, dopo varie peripezie, il ritorno a casa. Protagonisti prima, una tipica piazza del centro storico di L’Aquila con la sua chiesa ed il suo palazzo, poi il parco del castello ai margini del centro cittadino ed ora la fontana monumentale delle 99 cannelle, al lato opposto del confine. Giovani diplomati in accademie nazionali, con esperienze già acquisite a teatro, gli interpreti.
Nella cornice quadrangolare della singolare fontana storica perimetrata dai 99 mascheroni (rappresentativi dei Signori che crearono la città), l’acqua delle sottostanti sorgenti che normalmente sgorga dalle altrettante cannelle è stata chiusa per agevolare l’esecuzione dello spettacolo, lasciando così il luogo a fare da monumento, come fosse una preziosa scatola marmorea che contiene la pièce di Baracco, a tratti straripante attraverso quegli attori che si trovavano a recitare passeggiando sui suoi alti bordi. Le luci di Andrea Burgaretta ritagliavano e sottolineavano angoli e momenti; le scene e i costumi di Marta Crisolini Malatesta arricchivano il gioco scenico. Guardando “Odissea” è impossibile non riconoscere stilemi del regista ed elementi tipici del teatro di ricerca nazionale. Molti i movimenti scenici, anche con una certa componente simbolista, coupes de théatres, frequenti cambi costume, presenti anche musiche, barcarole, e canti degli attori. In definitiva uno spettacolo abbastanza complesso.
“Odissea” del premio Nobel Derek Walcott è un testo onirico, ad andamento frammentario, che presenta solo alcune scene tratte dal testo di Omero: la reggia di Argo, Nausicaa, Circe, il Ciplope, il viaggio in nave e l’Ade. A narrare i fatti Luigi Testoni che interpreta Telemaco (un po’ disperato, un po’ arrabbiato), come una specie di Cantore che racconti gli eventi a posteriori. Se il figlio, alla fine, prende a sberle il padre, (forse) per la sua assenza in casa, ed il padre al suo ritorno schiaffeggia il figlio, (forse) per non aver saputo proteggere quella casa in sua assenza, non stupisce che poi il vortice sempre più grande si trasformi in un commovente abbraccio tra i due che chiude la storia. Protagonista è Odisseo, nella bella interpretazione di Daniele Paoloni, tanto furbo quanto tenero nella sua tranquilla e simpatica tenacia nel voler tornare a casa di fronte ad eventi di ogni tipo, sempre con la valigia in mano. Tra cui la perdita in mare di Eltenore, intepretato da Matteo Guma di cui va sottolineata la prestanza fisica nei movimenti scenici.
In uno spettacolo di Baracco fortemente improntato alla regia, tutti gli interpreti, che pur devono possedere una preparazione fisica e recitativa, rientrano in progetto collettivo diretto alla realizzazione di movimenti scenici necessari per allestire scene che, seppur ben definite, riescono ad intersecarsi l’una nell’altra. Stefano Moretti da Menelao passa ad un’ancella di Circe, in un luogo nel quale gli uomini vengono catturati al laccio e trasformati in porci, se non altro, in maniera metaforica. Rientra forse qui l’ironia baracchiana che oltre a giocare sulla metafora chiede ad un attore (uomo) di vestirsi da donna e far parte di un trio di mordaci prostitute. Scena grottesca e spiazzante.
Grottesca è anche la scena in cui Odisseo arriva da Polifemo, che qui è interpretato da una donna, Jessica Granato. Allegra e divertita, vestita con una tuta verdone asessuata da operaio e con una lampada/telecamera posta sulla fronte, invita a cena ed intervista Nessuno/Odisseo. Scambia con lui esperienze sul diverso concetto di vista di cui, per natura, godono, prima che accecato ascolti l’ospite fuggitivo affermare contro la tirannia “che gli uomini sanno anche pensare”. Una scena che ricorda anche certi stilemi del Teatro delle Albe.
La scenografia creata da Marta Crisolini Malatesta ha un enorme cubo colorato vissuto nei suoi 5 lati come un abitacolo o una giostra (la reggia di Argo in cui i Proci vengono sfidati e sconfitti, l’arrivo di Odisseo da Nausicaa, l’alcova di Circe, la nave governata in alto dal timone di Odisseo). Anche i costumi, molti e ben curati, dalla sposa Penelope, alle tute bianche o verdi da operaio, dalle mises sexy nero-rosse di Circe e delle sue ancelle alle tenute in pelle nera di Telemaco sono della Crisolini Malatesta.
Visto all’Aquila il 25 luglio 2014.
“ODISSEA”
di Derek Walcott
regia: Andrea Baracco
assistenti alla regia: Daniele Muratore e Roberto Manzi
scene e costumi: Marta Crisolini Malatesta
con: Caterina Acampora, Lavinia Anselmi, Ilaria Camplone, Irene Canale, Maria D’Arienzo, Chiara Di Muzio, Jessica Granato, Matteo Guma, Stefano Lionetto, Riccardo Marotta, Stefano Moretti, Rosa Naccarato, Daniele Paoloni, Gianluca Passarelli, Isabella Quaia, Massimo Sconci, Isabella Tedesco, Luigi Testoni, Simone Villani.