Recensioni — 29/08/2016 at 23:06

In viaggio con Gli Omini sul treno che racconta storie

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PISTOIA – Erano partiti in treno a bordo di quelli storici che sostano al Deposito dei rotabili storici di Pistoia. Un viaggio iniziato nel mese di luglio del 2015 con la prima fase del progetto T, (T come Teatro, come Treno, come Transappeninica), ideato dalla Compagnia Gli Omini a cui il treno sembra diventare il mezzo ideale per raccontare storie di vita vissuta. Un viaggio sui binari della ferrovia può trasformarsi in un’esperienza particolare, fatta di incontri e conoscenze insolite, curiose, intriganti. Il treno ha da sempre ispirato una vasta letteratura e una cinematografia, basti pensare al celebre film: Assassinio sull’Orient Express, tratto dal romanzo giallo di Agata Christie, l’elenco della filmografia conta decine di titoli, come, ad esempio, per restare in Italia: Signori in carrozza! di Luigi Zampa. In teatro il treno ancora non era diventato protagonista. Ci scusiamo per il disagio è il titolo che prende a prestito un annuncio a mezzo altoparlante che tutti conosciamo bene: lo si ascolta quando un treno è in ritardo e siamo costretti pazientemente ad aspettare in stazione. Ci scusiamo per il disagio è uno spettacolo che racconta la vita alla stazione di Pistoia, in cui recitano con talento e maestria Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Luca Zacchini, mentre Giulia Zacchini ne è la dramaturg. In Calabria lo si è visto al Festival Primavera dei Teatri di Castrovillari nel mese di giugno. Nasce per valorizzare la Transappenninica dopo la riapertura di una delle più suggestive e spettacolari linee ferroviarie che unisce la Toscana all’Emilia Romagna. Una costruzione ardita composta di 99 chilometri di strada ferrata, 47 gallerie, 35 ponti e viadotti, 550 metri di dislivello. Un viaggio panoramico dove lasciar correre la fantasia. Gli Omini però non si sono fatti suggestionare solo dal paesaggio ma sono andati a “scovare” uomini e donne abituali frequentatori della stazione di Pistoia e viaggiatori conosciuti a bordo dei treni. Un’umanità eterogenea quasi un micro società a se stante, popolata da pendolari, nostalgici frequentatori, viaggiatori in attesa. Memorie di un tempo che fu. Dalle locomotive alle celebri carrozze “Centoporte” fino ad arrivare nei teatri, il viaggio degli Omini si è arricchito sempre più di una solidità nel rappresentare una strana miscela di personaggi, a tratti quasi fiabeschi, come se usciti dalle novelle di un romanziere capace di creare dal nulla insolite storie. Non è frutto della fantasia ma una sintesi drammaturgica di dialoghi, abitudini, caratteristiche, confessioni, ritratti biografici intrecciati tra di loro in grado di formare una tessitura di dialoghi da assomigliare ad un teatro del non sense.

Ci scusiamo per il disagio
Ci scusiamo per il disagio

Eppure il treno rappresenta il simbolo del progresso, il dinamismo, la velocità e la capacità di annullare le distanze ma anche la possibilità di evasione da una realtà monotona. Di monotono in Ci scusiamo per il disagio in effetti non c’è traccia. L’evasione si viene a creare grazie a dei dialoghi che non hanno un inizio e una fine, scappano da ogni ragionevole certezza. Eppure sono reali, hanno al loro interno una carica emotiva come se fossero delle confessioni, dei ripensamenti, dei sogni interrotti. Dialoghi serrati, compulsivi, senza soluzione di continuità. Un frenetico riversare parole che si affastellano una sopra l’altra, schizzano via come frecce. Parole che risuonano fino a vibrare dentro e non certo per una semplice risonanza di sensazioni ed emozioni. Quel parlare che in treno un tempo era dedicato alle conversazioni tra passeggeri. Ora non accade più: la voce la si sente solo perché comunica tramite telefoni e non da persona a persona. Esce per andare altrove ma tutti sono costretti a sentire ciò che spesso non vorrebbero ascoltare.

Ci scusiamo per il disagio diventa un disagio vissuto anche per la poca educazione di chi ci sta accanto. Recitazione ritmata senza pause, pochi elementi scenici sostituiscono i treni del Deposito; basta una panchina, un altoparlante (sorta di voce fuori campo esilarante per gli annunci progressivamente sempre più assurdi), un semaforo impazzito, luci ai bordi del palco. Loro tre in scena si danno il cambio, si avvicinano e subito dopo si allontanano. Si parlano ma è come se non si capissero. Un viaggio verso qualcosa d’ignoto, vissuto come una sorta di perdita da se stessi e dalla realtà che li circonda.

foto di Lorenzo Gori
foto di Lorenzo Gori

Il treno continua la sua corsa e nello scorso mese di luglio ha deciso di intraprendere “La corsa speciale”, ovvero la seconda fase del progetto T, sempre prodotto dall’Associazione teatrale pistoiese, in collaborazione con Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana. Un treno speciale ha percorso per dieci serate la tratta Pistoia-Porretta , fino alla Fermata Castagno, minuscola stazione circondata dal bosco. L’indagine degli Omini questa volta si è soffermata sulla popolazione che vive a ridosso della linea ferroviaria e chi il treno lo utilizza. Ogni sera il pubblico partiva dalla stazione di Pistoia per viaggiare circa venti minuti verso il luogo della rappresentazione. A bordo si poteva già cogliere quello stato d’animo che precede abitualmente l’apertura del sipario a teatro; qui invece era il buio della notte, i rumori del bosco con il fruscio delle foglie mosse da una brezza che sibiliva tra le fronde degli alberi, fungevano da elementi scenografici e sonori. Muniti di biglietto di viaggio ci veniva consegnato anche un volantino con un avviso: “ Ci scusiamo con il pubblico ma, a seguire del tragico incidente ferroviario avvenuto in Puglia (nel mese di luglio, ndr), non è possibile effettuare a bordo treno alcuna forma di animazione. Pertanto l’azione sonora prevista per lo spettacolo nella tratta Pistoia/Castagno non potrà avere luogo”.

LA CORSA SPECIALE Gli Omini Progetto T _ (foto Emiliano Pona)
LA CORSA SPECIALE Gli Omini Progetto T _ (foto Emiliano Pona)

Percepibile la delusione sui volti dei viaggiatori/spettatori (era prevista una diffusione di una registrazione vocale) e una certa perplessità per la decisione presa. Un impegno notevole per riuscire a portare a compimento un’iniziativa del genere e di conseguenza è comprensibile come siano state molte le difficoltà da gestire. Muovere un treno straordinario, allestire uno spettacolo all’aperto e di notte, creare le condizioni di sicurezza per il pubblico, gli artisti e collaborare con le divisioni di trasporto ferroviario, diverse tra di loro, ha comportato uno sforzo che va riconosciuto meritevolmente all’Associazione teatrale pistoiese come centro di produzione teatrale, agli artisti e tecnici coinvolti, e al personale di Trenitalia e Rtf. Gestire ogni sera decine e decine di spettatori fatti salire sul treno e accolti nel piccolo spazio della stazione non è semplice, al di là del risultato artistico che ne consegue, la valutazione in questo caso va posta prima di tutto sugli aspetti organizzativi. Le aspettative non erano da meno. La corsa speciale ereditava il successo di Ci scusiamo per il disagio visto al Deposito rotabili storici, e annunciato come una fase del progetto T capace di raccogliere nuove storie di umanità e di cultura depositate lungo quella linea ferroviaria che merita di essere percorsa come viaggio esplorativo. Un’anticipazione era stata programmata tra maggio e giugno, unendo al viaggio il teatro e il cibo: “Effetto Piteccio” e “Going to Molino Beach”, due occasioni per unire pubblico e artisti a tavola e visitare luoghi storici, il Parco fluviale di Molino del Pallone, ascoltare poeti e canti corali. Conoscere e valorizzare la cultura del territorio, le bellezze naturalistiche, assume un valore sociale di diffusione per la stessa popolazione che deve conservare tradizioni della sua storia.

La corsa speciale foto di Lorenzo Gori
La corsa speciale foto di Lorenzo Gori

La corsa speciale contiene elementi drammaturgici che prendono spunto da storie raccontate da uomini e donne raccolte in treno, a cui viene assegnata una caratterizzazione particolare, enfatizzandole e portandole a conoscenza come fossero delle favole moderne. Vi abitano personaggi dei più bizzarri, da chi professa doti di astrologo, la badante rumena, chi si dedica all’hobby di collezionare trenini e sa tutto di ferrovie, il fan di Second Life. Varie umanità che appaiono dal buio della notte e sbucano fuori dagli alberi che non sono dei castagni, nonostante la stazione si chiami, appunto, fermata Castagno. E tra di loro un enorme uccello a fare da trait d’union per saldare quell’intreccio narrativo che a differenza di Ci scusiamo per il disagio non appare così intenso e capace di suggestionare. La qualità recitativa resta sempre molto alta come la curiosità di capire l’evolversi del progetto nel 2017, in coincidenza con l’anno di Pistoia capitale della cultura, con la previsione di realizzare un vagone – teatro da far viaggiare ispirato al “Vagon del Saber”, costruito in Equador con funzioni di biblioteca e scuola viaggiante. Una scommessa possibile di diventare realtà se la collaborazione ottenuta fin d’ora vedrà un ulteriore riscontro positivo. Un “teatro in movimento” e una Cultura che viaggia sui binari e ci conduce verso il futuro.

Ci scusiamo per il disagio visto al Festival Primavera dei Teatri di Castrovillari  giugno 2016 e al Festival Terreni Creativi di Albenga agosto 2016

La corsa speciale visto alla Fermata Castagno linea ferroviaria Pistoia Porretta , luglio 2016

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