ROMA – Ultima pièce ufficialmente in cartellone al Silvano Toti Globe Theatre di Roma: “The comedy of errors” è stato il primo e riuscito esperimento di spettacolo teatrale straniero, realizzato da una compagnia britannica (in coproduzione con Politeama srl), nel teatro di Villa Borghese e anche il primo allestimento della storia del Globe romano ad essere replicato in matinée per le scuole.
A seguire, fino all’11 ottobre, in via straordinaria torna “Sogno di una notte di mezza estate”, con la regia di Riccardo Cavallo, in orario serale, con sabato e domenica in pomeridiana alle ore 18:00. Durante l’una e l’altra pièce (fino al 10 ottobre), a precederle di orario, c’è una novità solo lontanamente accennata nella conferenza stampa di giugno scorso (Al Globe Theatre di Roma si parlerà anche inglese): il recital-spettacolo “Playing Shakespeare”, un progetto di Loredana Scaramella, con la partecipazione musicale del Trio William Kemp, in cui la regista racconta l’epoca elisabettiana e l’atmosfera che ha visto nascere il Globe Theatre originario inglese, che sebbene oggi ce ne sia uno rinomato sulla riva sud del Tamigi londinese, è in realtà leggendario, visto che non ve ne sono rimaste tracce. A declamare alcuni tra monologhi del bardo, tra cui quelli di “Enrico V” e “Falstaff”, e un adattamento in napoletano de ”La bisbetica domata”, Loredana Piedimonte, Mauro Santopietro, Roberto Mantovani e Carlo Ragone.
Quest’ultimo, insieme a Loredana Scaramella e al Trio William Kemp, è protagonista, solo il 28 settembre, di un altro evento eccezionale per il teatro di Proietti: “Intestamé”, pièce non shakespeariana e per di più allestita di lunedì, giorno tradizionalmente di chiusura che quest’anno già nella seconda metà del mese di luglio era stato sfruttato per i “Sonetti d’amore” del cigno di Avon su progetto di Melania Giglio.
Un cartellone 2015, perciò, quello del Globe Theatre, in work-in-progress e pieno di novità.
“The comedy of errors”, oltre due ore e mezzo di spettacolo in lingua originale, ha portato per la prima volta nel nostro Paese il noto regista britannico Chris Pickles. Si tratta di una delle opere teatrali di Shakespeare meno esplorate in Italia. Cosa, questa, che ha lasciato stupefatto il cast. Gli Inglesi, avvezzi alla nostra civiltà fin da quel Rinascimento che ci ha imposto culturalmente in Europa, si aspettavano che oggi fossimo noi i primi ad sguazzare dentro la prima (o quasi) delle commedie del bardo inglese, per la quale trasse l’argomento da Plauto (“Anfitrione” e “Menecmi”) per poi complicarlo ulteriormente raddoppiando i gemelli vittime di intreccio e che molto deve anche alla commedia dell’arte. Non è però accaduto così (Nadia Fusini, traduttrice della pièce per i tipi di Feltrinelli, 2012, ricorda tra le più recenti e rare rappresentazioni di questa commedia sulle scene italiane, dieci anni fa quella con Giuseppe Pambieri e circa un decennio prima l’adattamento di Tato Russo) forse perchè traducendo in italiano i lazzi inglesi, gran parte dei quali intrisi della cultura locale, si rischia di perdere inesorabilmente molto del divertimento, carico anche di quello humour britannico insito di per sé in un idioma, definito dai linguisti “sintetico”, per via di quelle parole spesso monosillabi, che se sono difficili da porre in rima sono però facili da utilizzare in giochi di parole. E in “The comedy of errors” sono frequentissimi. Sapientemente utilizzati da Shakespeare, in quest’opera diventano quasi degli scioglilingua.
Tutto ciò sta alla base del testo poi amplificato dal gioco registico della messinscena di Pickles, il quale, anzi, aggiunge, a quelli che già ci sono, anche altri sketches sulla pronuncia di parole, guarda caso in vocaboli cruciali per l’economia narrativa della pièce, come “chain” e “ring”. Un vezzo di humour inglese che, bloccando lo scorrimento veloce della scena, ne scarica la tensione. Ed ecco che fa ridere. Un piccolo gioiello shakespeariano, perciò, godibile maggiormente in versione originale.
Altre difficoltà sono create dalla storia inventata da Shakespeare, infatti i doppi gemelli sul finale si incontrano. Come risolvere questa situazione: con doppi interpreti o con altri escamotage?
Un testo impegnativo. Sia per il linguaggio, sia per i ritmi e le atmosfere, che richiedono una grande bravura degli interpreti e dove tutto diventa questione di punti di vista e di scelte registiche. Già nella scena dell’arrivo a casa degli Antipholus e Dromio efesini, nell’upper stage visibile del teatro elisabettiano, per “nascondere” Dromio di Siracusa, il regista mette una scena di seduzione che anticipa le battute delle scene successive in cui il servo racconta al proprio padrone l’approccio sessuale di cui è stato vittima da parte di una serva.
Per la Bedouin Shakespeare Company (di cui è direttore artistico Edward Andrews, qui interprete dell’allegro orefice Angelo, del primo mercante e del carceriere), Pickles, proponendo una visione parodicamente grottesca, ha preferito allentare la tensione sul finale portando in scena delle sagome che poi Antipholus e Dromio (apparentemente di Efeso) hanno animato a mo’ di ventriloqui… e in cui Luciana (Eleanor Russo) ha baciato appassionatamente il suo promesso sposo Antipholus di Siracusa. La scena rivelando la fasullità dell’incanto magico che ha mosso gli eventi ne ha però anche ribadito la surrealtà.
Risate a non finire per un testo che, stranamente tra quelli di Shakespeare, scatena grande ilarità. Giocando con le parole in italiano, si potrebbe dire che i personaggi di “The comedy of errors” sono tutti delle sagome (nel senso comico del termine), persone amene, bizzarre, dalle più impensate trovate. Pickles ne approfitta e valorizza ulteriormente la comicità, sebbene siano stati tagliati i discorsi sul tempo e altre battute dal testo. Scene molto divertenti si susseguono l’una dopo l’altra in un allestimento dai ritmi veloci e dall’elevata vis comica. Inaspettatamente esilarante l’incontro tra Adriana, interpretata da una brava Gemma Wilson, e Antipholus di Siracusa, con la prima a capeggiare e sedurre l’incredulo uomo che non riesce a spiegarle che non è suo marito. Thomas Gilbey è il convincente interprete dei due Antipholus. Se questi personaggi sono tanto comici quanto realistici, più surreali sono i Dromio (di Efeso e di Siracusa) nei quali si sdoppia l’infaticabile e scattante Michael Lapham con un impegno davvero notevole.
A Natalie Lester sono affidati i ruoli caricaturali: l’abbondante e sensualmente irruenta Cortigiana, parodia di una sorta di ballerina gitana di danza del ventre; le serve sessualmente insaziabili Luce e Nell; il Messaggero – qui divenuto donna e dall’aspetto di bionda avvenente – che porta la notizia della fuga dei prigionieri Antipholus e Dromio; infine la Badessa, alias Emilia, voluta da Pickles quasi come una strega, o quanto meno una vecchia meretrice. Scelta questa evidentemente fatta per dissolvere l’incubo stregonesco e ristabilire l’ordine nelle famiglie che, infine, si ricompongono al suo togliersi la parrucca rossa e svelarsi di fronte ai ritrovati Egeo, i gemelli Antipholus e i servi Dromio. La metamorfosi amorosa.
Il Duca Solinus col terribile vocione dosato da Jonathon Reid ora non fa più così tanta paura. All’inizio appariva stregonesco ed inquisitivo col volto coperto da una maschera come nella commedia dell’arte. Grottesco e parodistico è il Dottor Pinch, praticamente uno spauracchio. Una sorta di troll con brandelli di stoffa come frange sparse ovunque e con la maschera sul viso, inquietante anche per il modo di arrivare in scena: l’unico che spunta da una botola all’improvviso. Ad interpretarlo è l’attore Jonathan Kemp (che era anche nei ruoli di Balthasar e il secondo mercante).
Chris Pickles, regista teatrale e professore universitario in Gran Bretagna e USA (preside fino allo scorso agosto di Drama Studio London da cui provengono alcuni dei giovani interpreti), esperto shakespeariano, in passato aveva allestito “The comedy of errors” per la Oxford Shakespeare Company e, incontrato a fine pièce, mi ha spiegato come quella fosse differente perchè sottoforma di musical. Anche qui ci sono delle musiche, sempre affidate a Paul Knight, ma sono soprattutto cori cupi, medievaleggianti, penitenziali, opprimenti, che in effetti sottolineano l’atmosfera nera che sottostà al “cozenage”, la magia più volte evocata nel testo e che fa sembrare tutto un incubo.
I temi della magia e della trasformazione aleggiano nello svolgersi degli eventi e Pickles a tratti peggiora e acutizza le atmosfere oniriche. Sono diversi i momenti di straniamento nella pièce, come fossero dei “quadretti” posti qui e lì in cui ci sono sempre due attori che spiano la scena dall’upper stage laterale: fastidioso ed inquietante. A questi fanno da corollario gli effetti di luce violacea di Derek Carlyle-Hoggan. Nell’imbarazzo generale, paradossalmente, sono queste che i protagonisti vivono come situazioni reali. Anche se non lo sono, trattandosi solo di paure e quindi fantasie. Gli altri momenti, quelli che invece sono davvero reali, si rivelano comicissimi e Pickles mi ha confermato di essersi ispirato a generi disparati, dal vaudeville al cinema muto, senza dimenticare, ovviamente, la commedia dell’arte (tra lazzi e botte). La sensazione iniziale, orrida e grottesca, di paura, lascia man mano il passo alla comicità. Nell’allestimento, a tratti sembra di percepire le comiche di Charlot o Stanlio e Olio, a tratti le atmosfere di Groucho Marx. Simpatici e surreali i momenti iniziali, abbandonati poco dopo, in cui ai coreografici colpi dati a Dromio corrispondono suoni, in cui vengono quasi rese le atmosfere di un cartoon.
Un teatro degli equivoci gestito in maniera parodistica e surreale, in cui poco importa se l’ambientazione è nella Magna Grecia, ad Efeso con accenni a Siracusa, e neppure se i riferimenti culturali e monetari sono rinascimentali, infatti lo spettacolo è molto ricco, sebbene giocato solamente sul testo e sulla bravura attoriale. Totalmente assenti le scenografie. E tra gli oggetti di attrezzeria scenica solo una fune e una catenina. Strettamente necessari ai lazzi che portano avanti gli eventi. A parte la tunica rossa del Duca Solinus, sono senza epoca e senza luogo i simpatici costumi ispirati al “doppio” (vestito elegante ma con pantaloni per Adriana, mentre per Antipholus un pezzo di stoffa posto sul retro della giacca lo fa sembrare ora con la tunica ora senza, a seconda se lo si guardi da davanti o da dietro) di Adrian Lillie.
La commedia sarà in tournée negli Emirati Arabi Uniti (gli Sceicchi figli della Famiglia Reale di Abu Dhabi sono i patrocinatori della Bedouin Shakespeare Company), il 2 e 3 ottobre al Ductac di Dubai e l’8 e 9 ottobre al The Club di Abu Dhabi. Poi, in Gran Bretagna, a Londra il 1° novembre all’Arcola Theatre.
Visto il 26 settembre 2015 al Silvano Toti Globe Theatre, Roma.
“The comedy of errors”
di William Shakespeare
regia: Chris Pickles
musiche: Paul Knight
costumi: Adrian Lillie
luci: Derek Carlyle-Hoggan
con: Thomas Gilbey, Michael Lapham, Gemma Wilson, Eleanor Russo, Natalie Lester, Edward Andrews, Jonathan Kemp, Jonathon Reid.