RUMOR(S)CENA – TORINO – Torinodanza ha portato in scena alle Fonderie Limone di Moncalieri, aSH, un assolo che Aurélien Bory ha creato espressamente su di lei, Shantala Shivalingappa, accompagnata da percussioni live di Loïc Schild. Con aSH Aurélien Bory chiude la sua trilogia di ritratti di donne, iniziata con “Qu’est ce que tu deviens?”, creato per la ballerina di flamenco Stéphanie Fuster, e proseguita con “Plexus”, ideato per la danzatrice giapponese Kaori Ito.
Shantala in questa coreografia si sovrappone alla figura di Shiva, dio creatore e distruttore, e danza un racconto epico interagendo con la scenografia come con un partner coreografico, altro non è che un interminabile foglio di carta appeso al soffitto che poggia su una grata metallica e cambia con la luce, sempre radente, prendendo forma e colore diversi e ispirando altrettanti contenuti. Su questa quinta Shantala disegna i passi tradizionali del kuchipudi, la danza classica originaria dell’Andhra Pradesh, che richiamano echi atemporali, mentre il gonfiarsi, espandersi ed accartocciarsi della scena rimanda al trascorrere ciclico del tempo. Infine la danzatrice indiana disegna una spirale con l’acqua sul foglio, che dal soffitto ricopre ora tutto il palcoscenico, poi con un setaccio vi sparge sopra cenere, sempre in spirale.
Immediato è il richiamo alla vita e alla morte, alla creazione e alla distruzione, i due aspetti di Shiva che, danzando, tutto crea e tutto distrugge, da cui tutto parte e a cui tutto torna. Su questo tappeto di cenere Shantala disegna poi un mandala, forse un kolam come quelli che le donne indiane tradizionalmente disegnano al mattino davanti la porta di casa, e che a sera sarà stato cancellato dal vento o dal passaggio della gente, effimero come la vita. Poi il foglio si rialza in verticale, la cenere cade ma la spirale rimane impressa sulla carta, una corrispondenza di caducità e ciclicità con cui la danzatrice interagendo racconta l’eternità, esaltata infine dal bronzo dorato che investe radente la scena tutta e lei stessa. Poi il foglio le collassa addosso e in questa specie di caverna Shantala si inabissa e da essa poi sorge, creatura che attraversa una notte elettronica per ripartire dallo scheletro da cui era tutto iniziato, la grata metallica e sonora svelata solo adesso, alla fine della rappresentazione. Con la danza kuchipudi Shantala danza Shiva e il senso della vita insito in tutte le culture.
Dall’India a Parigi, dal kuchipudi a Pina Bausch, la danza di Shantala Shivalingappa nella coreografia di Aurélien Bory, regista, scenografo e coreografo, drammaturgo e fisico, è magnetica come “un pendolo perpetuo in bilico tra la mistica indù e la fisica quantistica”, carica di poesia e spiritualità.
Aurélien Bory è un regista teatrale interessato al lavoro sullo spazio scenico. Nel 2000 a Tolosa fonda la sua Compagnie 111 con la quale si cimenta nella reinvenzione del “Physical Theatre” attraversando differenti ambiti disciplinari (il teatro, il circo, la danza, le arti visive e la musica). Visionari, gli spettacoli di Bory meravigliano e stupiscono l’immaginazione del pubblico con stimoli sempre imprevedibili.
Shantala Shivalingappa è una danzatrice indiana nata a Madras, in India, e cresciuta a Parigi in un mondo pieno di danza e musica. Iiniziata dalla madre, la danzatrice Savitry Nair, alla danza bharatanatyam, una delle principali forme di danza classica indiana, e alla danza kuchipudi, Shantala dedica tutta se stessa a questa tecnica e in seguito, spinta dall’intenso desiderio di mostrare il kuchipudi al pubblico occidentale, si esibisce nei festival e in teatri occidentali tra i più importanti, conquistando l’attenzione internazionale. Shantala ha lavorato con artisti prestigiosi come Maurice Bejart, Peter Brook, Bartabas, Ushio Amagatsu e Pina Bausch ed è acclamata da critica, artisti e pubblico in India e in Europa, combinando una tecnica perfetta alla grazia e all’emotività della danza.
Visto a Fonderie Limone di Moncalieri, Torino, il 15 ottobre 2021