Va in scena da giovedì 29 a sabato 31 marzo (alle 21.15) al Teatro Francesco di Bartolo di Buti (Pisa), L’Angelo dell’inverno, da Il canto del cigno di Anton Čechov, per la regia e l’interpretazione di Silvia Pasello. Una nuova produzione della Fondazione Pontedera Teatro in collaborazione con l’Associazione Teatro di Buti. Lo spettacolo fa parte de Una stagione per la Toscana 2012,
È un’opera che rappresenta un inno al teatro e racconta la storia di un attore, con un’imponente carriera alle spalle, che si trova a fare i conti con la sua esistenza e si interroga sul senso profondo del suo mestiere. Il protagonista della storia, un anziano attore, si addormenta nel camerino dopo lo spettacolo e si ritrova da solo nel teatro deserto. La solitudine se da un lato spaventa il protagonista, dall’altro gli scatena un flusso ininterrotto di pensieri e la ricerca di un interlocutore, con cui confrontarsi. L’interlocutore che nella piéce di Čechov è il suggeritore, nell’originale versione di Silvia Pasello diventa il violoncello.
Silvia Pasello nell’arco della sua vita ha incontrato e si è confrontata con maestri di diverse tradizioni, da Jerzj Sthur a Marisa Fabbri, da Ingemar Lindh a Ryzard Cieslak. Ha lavorato come attrice per molte e numerose produzioni teatrali per la regia Roberto Bacci, di Alfonso Santagata, di Gerald Thomas, di Thierry Salmon, di Raul Ruiz, della Societas Raffaello Sanzio Chiara Guidi e Romeo, di Valentina Capone. In un ultimo è protagonista insieme a Luisa Pasello di Due Lupi, spettacolo firmato dall’internazionale coreografo Virgilio Sieni.
Si tratta di un lavoro basato su un atto unico di Anton Čechov: Il canto del cigno.Questa piccola opera, nella sua apparente semplicità, contiene una sfida potente per l’attore. Lo costringe a fare i conti con le questioni essenziali del suo mestiere e lo pone di fronte alla sua condizione. Il protagonista della nostra storia, un vecchio attore, si ritrova da solo, di notte, nel teatro deserto. Si è addormentato in camerino dopo lo spettacolo. La solitudine e lo smarrimento di fronte a questa situazione lo spaventano, e allo stesso tempo provocano in lui un flusso di pensieri che lo portano a cercare un interlocutore. Nella versione di Čechov, questo interlocutore si materializza nel vecchio suggeritore che vive in teatro. Nella versione che viene presentata in questo caso, l’interlocutore è un violoncello a cui l’attore affida una voce amica. Questo dialogo surreale permette al nostro protagonista di percepire il paradosso rappresentato da quel vuoto che è il teatro.
Ingemar Lindh scriveva: “Quando il musicista o il danzatore perdono il contatto con la propria forza creatrice, mantengono pur sempre una base, garantita da un linguaggio estremamente codificato. All’attore non resta che un abisso. Paradossalmente è proprio in questo baratro che si trova la sorgente della creazione. La vena di questa sorgente è un’arteria aperta che unisce gli atti fondamentali con quegli degli altri esseri, dandogli valore universale“.
Dice il nostro attore: “È semplice pensare che all’attore venga così, come servito su un vassoio, ma non è così facile, non è facile...”
Silvia Pasello spiega : “ E che cosa non è facile? In che cosa consiste il lavoro di un attore? Con queste domande ho intrapreso il mio viaggio verso lo spettacolo, con un grande desiderio di incontrare in me qualche risposta sincera. Il testo di Čechov ci racconta l’attore dell’ottocento, il linguaggio è piuttosto pomposo e decisamente superato nella sua forma, ma la sostanza della domanda, che fa dell’attore un campione dell’umano, rimane la stessa, soprattutto per l’attore di oggi. Ho operato una riscrittura del testo, prima di tutto perché io sono una donna e poi perché nell’attraversamento della situazione descritta da Čechov, pur rispettando la struttura del testo, sono in compagnia della mia propria storia. Lo spazio che ospita questa vicenda è un classico spazio teatrale, un teatro all’italiana. L’azione si svolge sul palcoscenico di un teatro di provincia, di notte, dopo lo spettacolo. Il palcoscenico vuoto di un teatro di provincia di second’ordine. In mezzo alla scena uno sgabello…“
Teatro Francesco di Bartolo
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