BOLZANO – Un personaggio ed artista senza dubbio attraente, singolare, il regista e coreografo che a Bolzano Danza 2017 ha presentato in Prima nazionale il suo ultimo assolo. Radhouane El Meddeb non è nuovo a questo genere di narrazione intimista in cui crea opere delicate e mozzafiato; le parole ed i pensieri che da dentro sé stesso urlano e desiderano liberarsi, vi riescono attraverso i suoi gesti: quasi sempre porgendo le spalle al pubblico, come se non volesse fare entrare altri in questo dialogo tra lui ed il padre, prematuramente scomparso circa sette anni fa. À mon père, une dernière danse et un premier baiser (Per mio padre, l’ultima danza ed il primo bacio) è la rivelazione del suo diario esistenziale che mai aveva potuto svelare a causa della propria cultura (quella musulmana) che sempre glielo aveva impedito, spiega nelle sue note di regia: … La scossa che esortò a liberarmi di questo fardello mi apparve mentre assistevo ad una mostra video dell’artista coreografo americano Steve Paxton: come colto da una folgorazione, all’improvviso mi vedevo danzare sulle Variazioni Goldberg di J. S. Bach, come se fossi stato trasportato in un’altra dimensione, all’interno della quale potevo ritrovare mio padre e finalmente parlargli con Verità.
E’ un outing tenero, struggente, disseminato di respiri concitati, di sudore, di gesti a volte convulsi a volte delicati, a piedi nudi su di una colata di gesso bianco rappreso che decide la scena, quadrata. Nero tutto intorno. Alla sua destra la riproduzione di una carcassa di animale ferito, sventrato, con i genitali in evidenza, riverso su di un lato, decapitato: il sacrificio di un uomo che ha tremendamente sofferto per non aver potuto rivelare il suo più profondo sé stesso all’amato padre. E come attraverso la sua Danza abbia finalmente esorcizzato tutte le paure, la frustrazione, la disperazione provata in quegli anni. Sulla scia delle note delle Variazioni Goldberg – nell’interpretazione al pianoforte di Glenn Gould – a tratti presenti, ma che lasciano anche lunghi spazi di silenzi densi di gesti o di immobilità, eccolo Radhouane; in piedi, prima fermo ed incollato al suolo, poi sempre più in movimento, in viaggio verso la sua nuova vita, la sua altra patria; con le braccia che riproducono ombre sul gesso illuminato da un solo faro: ombre e gesti che narrano anche di una rivoluzione, la primavera tunisina, che finalmente è avvenuta, lasciando spazio sì ad una nuova speranza, ma anche all’angoscia per un potenziale caos.
Il corpo divenuto parole di Radhouane El Meddeb è libero, ora, di danzare ciò che avrebbe voluto dire. E la forza della sua Danza è struggente e piena come un abbraccio: il primo. In collaborazione con Malek Gnaoui, giovane ceramista tunisina che lavora sull’idea del sacrificio, il coreografo e regista El Meddeb crea questo assolo per il Montpellier Dance Festival 2016.
À mon père, une dernière danse et un premier baiser
Creazione, coreografia e interprete Radhouane El Meddeb – La Compagnie de Soi
Suono Olivier Renouf
Artwork Malek Gnaoui
Musica Olivier Renouf, brani tratti da le Variazioni Goldberg di J. S. Bach, interpretati da Glenn Gould
Scenografia Annie Tolleter
Produzione La Compagnie de Soi
Coproduzione Festival Montpellier Danse 2016, La Briqueterie Centre de développement chorégraphique du Val de Marne, Centre de développement coréographique de Strasbourg
Visto a Bolzano Danza il 27 luglio 2017