RUMOR(S)CENA – Consumo la cena da solo. Davanti a me c’è un posto vuoto: il suo. Mi sento triste. Tutti i tavoli sono occupati da uomini e donne felici di essere ospiti del Rifugio. Provo una sensazione di estraneità. Per tutto il giorno ho camminato in silenzio, interrotto dai saluti di chi incontro sul sentiero: ” ciao”, ” buongiorno “, parole gentili che ricambio anche con un sorriso. La montagna è capace di restituirmi quella felicità che penso di aver perduto. Sono tornato al Rifugio, da solo. La prima volta ero cosciente della mia scelta, ora provo un sentimento di vuoto e di abbandono. Mi manca l’amico di escursioni con il quale avrei voluto condividere il piacere di degustare una fragrante e calda zuppa d’orzo. Fuori piove e la temperatura si è abbassata precipitosamente. Sale la nebbia. Dalla finestra vedo la Vetta con i suoi 2847 metri d’altitudine. L’ho raggiunta oggi per la prima volta nella mia vita. Il tempo impegnato per arrivare a quota 2473 è stimato in 3 ore a cui si si sono sommate altre 3 ore di salita e discesa, prima per raggiungere la Cima e poi ritornare. Il paesaggio è arido e roccioso, frammentato da guglie di granito, riflesse nelle acque gelide color verde smeraldo del lago. Attendevo questo giorno con trepidazione per condividerlo con lui, ma la realtà non segue sempre il desiderio. Ciò che vuoi non corrisponde a quello che a volte ti riserva la vita. La luce cede il posto all’imbrunire e tra poco la notte avvolgerà queste montagne. Il buio scende su questa giornata densa di emozioni, dove provo amarezza ma anche tanta nostalgia per l’amico di montagna. L’unico sollievo è quello di provare a riposare e attendere che la felicità torni all’improvviso sul sentiero dell’amicizia, della fratellanza, solidarietà e allegria.
L’amico di montagna
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