TORINO – Una parte del programma dell’Assemblea Cavallerizza 14:45 pensato per le prossime settimane è stato già diffuso: il nome che spicca è quello di Salvatore Settis, il quale il 16 o il 17 giugno sarà a Torino a parlare di conservazione e trasformazione delle aree urbane. Intanto questo sabato e domenica sono state organizzate numerose iniziative riunite nel programma “Sagra della Cavallerizza”. Normalmente le sagre si fanno in campagna e qui in effetti c’è un’ampia area verde tutto intorno agli edifici, un verde che in questi giorni gli occupanti stanno curando dopo anni di abbandono. Una mostra collettiva “Liberi poster in libero spazio”, laboratorio di tecnica e comunicazione vocale condotto dalla musicoterapeuta Elena Arcuri, momenti ricreativi per bambini e l’evento “LITURGIA” – Azione per il Popolo” curato dal regista Domenico Castaldo e LabPerm. Il programma completo è pubblicato sulla pagina facebook di Assemblea Cavallerizza 14.45.
Domenica 1 giugno alle 18 è stata una programmata un’assemblea pubblica dove tutti i sottoscrittori dell’appello sono invitati a visitare la Cavallerizza per dare il loro sostegno all’iniziativa. Vale la pena fare un passo indietro per capire la portata simbolica di questa occupazione, che a molti suona più che una rivalsa del teatro, o una conquista di spazi per la cultura, un levarsi di scudi della città stessa a difesa del proprio patrimonio storico artistico e di memoria. La relazione con la città è uno dei temi ricorrenti di cui parlano gli artisti-occupanti e ora anche la stampa nazionale e tutti network ufficiali se ne stanno occupando, Rai compresa.
A breve partirà anche il progetto COH di coabitazione artistica che radunerà molti artisti provenienti da ambiti diversi. Alla Cavallerizza incontriamo tre giovani artiste: Angelica Bevilacqua, Lorenza Ferrero, Benedetta Dini, intente a preparare il loro primo spettacolo che realizzeranno con l’uso delle ombre e musica live per Green box di San Anselmo, incubatore di idee previsto il 14 giugno. Formatesi all’Università e poi al Teatro Gioco-Vita di Piacenza e al Controluce di Torino proporranno uno studio di 15 minuti sull’atmosfera, e una esplorazione del corpo tra gli elementi.
Domenico Castaldo, regista – interprete e fondatore del Laboratorio permanente di ricerca sull’Arte dell’Attore di Torino, che un anno fa proprio alla Manica corta portò un piccolo gioiello teatrale, riscuotendo un successo clamoroso dal titolo: Piccola guerra perfetta – sulla guerra in Kosovo – allestito per il Teatro Stabile di Torino, ha generosamente regalato alla Cavallerizza un seminario per la realizzazione dell’evento di sabato sera: Liturgia. Azione per il popolo. Lui la sede ce l’ha a Torino, in San Pietro in Vincoli e con l’occupazione si è spostato per offrire un po’ della loro professionalità e lanciare all’esterno questo “moto” di energia creativa che sta contagiando l’intera città. Lo abbiamo incontrato poco prima dell’inizio dell’affollatissimo seminario. Spiega che «la Cavallerizza è un pretesto. Mi interessa questo moto che parte dal basso per muoversi in alto, in ogni direzione. Questo è uno spazio strategico interessante, ma ha tante controindicazioni. Ci sono stati dei giochi di forza, lo Stabile è un’istituzione e in quanto tale mantiene l’apparato. A quanto ne so il sacrificio della Cavallerizza ha permesso di mantenere l’organico. Noi non abbiamo le forze per mettere a norma questi spazi, sistemarli, e inoltre bisogna sapere chi sono gli interlocutori.
Dal punto di vista del mio lavoro è un cammino alternativo che si oppone e ha un pensiero distinto da quello comune. Questo moto scaturito dalla Cavallerizza mi è sembrato qualcosa dentro a cui valeva la pena proporre delle istanze e un’etica che fanno parte dei miei diciotto anni di lavoro come Laboratorio permanente. E’ fondamentale che gli artisti riscoprano, anche attraverso esperienze come queste, la loro funzione. Tutto questo significa una cosa sola: attraverso il teatro si può ritrovare la città ma anche rimettere in discussione la propria necessità artistica».
Anche Laura Curino che tornerà alla Cavallerizza la prossima settimana per portare un laboratorio teatrale di narrazione è dello stesso avviso: «E’ stato un grande dispiacere per me vedere chiudere la Cavallerizza dove ho portato molti dei miei spettacoli. Ma la cosa bella oggi è che intorno a questi spazi si sono riunite persone diverse, giovani gruppi. E’ importante che si conoscano, si parlino facendo rivivere il luogo. E’ un enzima di incontri, di dialoghi. Qui si possono creare le premesse per un nuovo rapporto con il pubblico. L’essenziale è che questi ragazzi sentano l’esigenza di una responsabilità, sia che questa occupazione duri dieci giorni o per anni. E’ una responsabilità nei confronti della città. Bisogna che capiscano e facciano capire che non sono lì a difendere il proprio orticello, la propria sede, alcuni di questi artisti ce l’hanno ma vengono qui lo stesso. Non viene fatta un’azione solo per sé, ma si difende uno spazio della città e sicuramente questo è foriero di energia. Significa ascolto». Quanto ai consigli agli occupanti la Curino avverte: «“Devono divertirsi a farlo, essere contenti di farlo. Questo luogo ha bisogno di un’insospettabile bellezza, una sorprendente bellezza».