Focus a teatro, Interviste, Pensieri critici — 31/05/2016 at 22:30

“In..equilibrio”: quale futuro per Armunia a Castello Pasquini?

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La parola al Sindaco di Rosignano Marittimo, Alessandro Franchi

 

Alessandro Franchi sindaco di Rosignano Marittimo
Alessandro Franchi

ROSIGNANO MARITTIMA (Livorno) –  Vuole dissipare subito qualsiasi polemica, il sindaco Alessandro Franchi, il quale esordisce affermando che l’Amministrazione comunale continuerà a sostenere la gestione di tutta l’attivita’ del Castello, compresa quella di Armunia, oltre al mantenimento e funzionamento di tutto quello che comporta – attualmente finanziate con un contributo annuale di 615.000 euro: «La filosofia di questa Amministrazione è di fare della cultura non solo un’occasione di crescita individuale, ma anche un’opportunità di investimento a favore del territorio». Sottolinea anche l’importante ruolo di Armunia: «Soprattutto con le scuole e le associazioni, dato che l’educazione del pubblico, deve iniziare fin dall’infanzia e dall’adolescenza e, nel nostro caso, se non intervenissero il Comune e Armunia, nessuno se ne occuperebbe». E assicura anche: «Gli interni del Castello, terminati i lavori, saranno nuovamente fruibili per tutte le attività che, anche attualmente, vi vengono svolte», ivi comprese quelle di Armunia.

Vi è una certa preoccupazione dopo l’annuncio che il Castello Pasquini sarà chiuso per restauri, nel 2017, e la tensostruttura che ospitava il Festival Inequilibrio sarà smontata per inagibilità. Innanzi tutto, qualche parola per tranquillizzare i molti che apprezzano le iniziative di Armunia?

«Sinceramente non capisco questo clima, anche perché sono stato Presidente di Armunia dal 2007 al 2015, ho ricoperto l’incarico di Assessore alla cultura per cinque anni e, da sette, sono Sindaco. L’unico, in questi anni, che ha sempre difeso strenuamente Armunia, sono stato io. Del resto, non mi pare che l’Amministrazione abbia invertito una tendenza o abbia cambiato rotta. Armunia è una creazione del Comune di Rosignano, di cui rivendichiamo anche i risultati assolutamente positivi che sono stati raggiunti. Siamo però di fronte alla necessità di intervenire su una struttura di proprietà, dato che il Castello Pasquini è del Comune di Rosignano. Vi è infatti un’emergenza legata alla tensostruttura e siamo costretti a smantellare, oltre ad avere la necessità di intervenire con un lavoro di restauro conservativo, e di manutenzione straordinaria sul Castello che non è più rinviabile. Occorre rifare il tetto e la torretta. E, una volta montati i ponteggi, dovremo intervenire sulle facciate.  Per motivi di sicurezza e certificazione di prevenzione incendi, sarà installata una scala antincendio esterna. Se vogliamo utilizzare il Castello al massimo delle sue potenzialità, bisogna fare questo investimento».

Dalle sue dichiarazioni sembrerebbe di capire che la Stagione teatrale si svolgerà nel Teatro Solvay. Questo spazio sarà reso disponibile anche ad Armunia?

«Si è sempre discusso, fin dai tempi di Massimo Paganelli (Direttore di Armunia Festival dal 1998 al 2009, n.d.g.), che, nel momento in cui l’Amministrazione avesse avuto la piena disponibilità del Teatro Solvay – che è una struttura privata – non avrebbe più avuto senso conservare una tensostruttura, in un contesto di pregio ambientale, come quello del Castello Pasquini. Caso vuole che, nel momento in cui stiamo arrivando a definizione con la Società Solvay in merito alla piena disponibilità del teatro per un lungo periodo, si sia dovuta anche affrontare l’emergenza relativa alla tensostruttura. A questo punto, non ci è sembrato opportuno investire 500.000 euro per rifare la tensostruttura accanto al Castello Pasquini, tenuto anche conto delle obiezioni che avrebbe potuto sollevare la Soprintendenza alle Belle Arti».

Castello Pasquini, anche per una continuità storica, tornerà nella disponibilità di Armunia al termine dei lavori di restauro?

 «Nessuno ha mai detto il contrario. Quello che diciamo è che il Castello ha un pregio, non tanto storico perché è di fine Ottocento, quanto per le attività organizzate da Armunia e dal Comune – dalle mostre dei macchiaioli agli incontri letterari fino alle presentazioni di libri. Negli anni il Castello è diventato un punto di riferimento non solo a livello territoriale ma, grazie ad Armunia, di portata nazionale. L’idea, quindi, è di investire per migliorare la fruibilità degli spazi. Si sono persino trovate le risorse per farlo, in un periodo congiunturale non certo facile, e credo che i segnali siano tutti positivi. L’esterno, terminato lo smantellamento della tensostruttura, potrà essere utilizzato per spettacoli all’aperto o per iniziative altre. Non va dimenticato che c’è un anfiteatro, realizzato dall’Amministrazione comunale, attualmente forse sottoutilizzato, che sarà anch’esso disponibile. Infine, gli interni del Castello, terminati i lavori, saranno nuovamente fruibili per tutte le attività che, anche attualmente, vi vengono svolte».

Tra i luoghi che l’Amministrazione ha messo a disposizione di Armunia, ci sarà anche la Fattoria arcivescovile di Rosignano Marittimo. Sarà assegnata per le residenze?

«Il Presidente di Armunia, Vincenzo Brogi, e alcuni membri dell’organizzazione del Festival, hanno già fatto due sopralluoghi alla Fattoria, e sono rimasti estremamente soddisfatti. Armunia avrà a disposizione alcuni spazi , come gli uffici, la foresteria, oltre all’Auditorium, con una capacità di duecento posti, per le prove e l’allestimento degli spettacoli; la foresteria, permetterà di ospitare gli artisti in residenza nel modo migliore. Inoltre ribadisco che, nel momento in cui l’Amministrazione avrà nella propria disponibilità il Teatro Solvay – e l’avrà, perché abbiamo fatto una riunione ancora pochi giorni fa con la società Solvay per definire i dettagli dell’operazione – è chiaro che, oltre alle associazioni e a tutte le realtà che vorranno utilizzarlo, anche Armunia potrà allestirvi gli spettacoli o usarlo per le prove».

C’è forse il timore che il Teatro Solvay diventi un’operazione commerciale e, sebbene le istituzioni debbano essere attente alle richieste del pubblico, anche in campo culturale, si stia rischiando che le stesse finiscano per finanziare il botteghino. Cosa sta succedendo a Rosignano?

«La filosofia di questa Amministrazione è di fare della cultura non solo un’occasione di crescita individuale, ma anche un’opportunità di investimento a favore del territorio. Dall’autunno, quindi, organizzeremo una Stagione teatrale all’interno del Teatro Solvay, non più legata all’innovazione e all’avanguardia – tratti distintivi di Armunia. Questa è una scelta che nasce dall’esigenza di diversificare e accontentare i gusti più diversi. La Stagione sarà organizzata con Fondazione Toscana Spettacolo. Naturalmente, alle date di Cartellone, si potranno affiancare anche date di spettacoli o iniziative promossi da Armunia. Per quanto riguarda la necessità di sostenere artisti meno noti, c’è indubbiamente bisogno del finanziamento pubblico. E il nostro Comune dà un contributo rilevante per le attività di Armunia e per l’organizzazione del Festival. Detto questo, l’Amministrazione sente la necessità di avvicinare al teatro e alla cultura anche coloro che adesso non se ne interessano. E questo è possibile farlo anche attraverso nomi e spettacoli più popolari, che comunque garantiscano una qualità alta. Il cosiddetto teatro di innovazione può essere scoperto seguendo dei passaggi graduali, fornendo al pubblico gli strumenti per apprezzarlo. Infatti, a FTS abbiamo fatto presente di volere spettacoli di qualità e, visto che collaborano anche con i Comuni di Cecina, Castagneto, Piombino e con il Goldoni di Livorno, non vogliamo che nel territorio vi sia una sovrapposizione di date o di spettacoli. In modo tale che il pubblico possa girare, assistendo a opere sempre diverse. Dobbiamo uscire dalla logica che il grande nome non sia mai sinonimo di qualità e, d’altro canto, che il teatro contemporaneo sia elitario».

Molti ricorderanno la bella e compartecipata esperienza de Il vecchio e il mare, spettacolo firmato da Roberto Abbiati e Alessandro Nidi, del quale sono stati protagonisti i bambini della zona di Rosignano. Qual è il ruolo di Armunia sul territorio?

«Armunia fa un lavoro regolare sul territorio, legando le esperienze di residenza degli artisti al mondo della scuola. Coinvolgendo altresì molte tra le associazioni che operano a Rosgnano. Penso al Gruppo filarmonico Solvay o alla Schola Cantorum, i quali, grazie al lavoro in residenza di alcuni artisti, sono stati inseriti nel percorso creativo, partecipando direttamente agli spettacoli».

Cosa occorrerebbe per far dialogare maggiormente il teatro contemporaneo con un pubblico più vasto?
«Questo è uno dei problemi che dobbiamo superare. Noi abbiamo un’esperienza artistica di livello nazionale, come Armunia. Talmente comprovata da essere l’unico Festival, nella provincia di Livorno, che riceve finanziamenti ministeriali. Anche la regione Toscana elargisce un contributo importantissimo per le attività di Armunia, e le residenze che vi si svolgono. Tutto questo significa che c’è un riscontro da parte delle Istituzioni, della validità del progetto, anche a livello nazionale. A tutto questo, va aggiunto il contributo fondamentale del Comune di Rosignano, che è di 615.000 euro l’anno. Armunia è stata capace di portare quelli che sarebbero diventati alcuni tra i maggiori artisti degli ultimi vent’anni, nel nostro piccolo Comune, grazie alle residenze. Molte Compagnie hanno iniziato il loro percorso qui ad Armunia, che è stata quasi un incubatore d’innovazione. Purtroppo, dall’altra parte, non c’è stata la capacità, ma da parte di tutti e non del singolo, di far capire al territorio l’importanza di questo lavoro. E, a volte, ci si è scontrati con la comunità locale più per il fatto che mancasse un nome nel Cartellone, che per la qualità dell’intero progetto. Questo è un problema che ci portiamo dietro da vent’anni. Io penso che le attività sul territorio, soprattutto con le scuole e le associazioni, siano state intese proprio per superare questo gap e, a parer mio, bisogna perseverare su questa strada. Anche perché viviamo in un Paese dove il teatro, il cinema o la musica non si insegnano a scuola. Mentre l’educazione del pubblico deve iniziare fin dall’infanzia e dall’adolescenza e, nel nostro caso, se non intervenissero il Comune e Armunia, nessuno se ne occuperebbe».

Sarà anche quest’anno tra gli spettatori di Armunia?


«Come dicevo all’inizio, dopo tutti gli anni in cui sono stato Sindaco, Assessore alla cultura e Presidente di Armunia, ho seguito e continuerò a seguire il Festival anche più assiduamente di alcuni critici».

(intervista curata da Simona Frigerio)

prosegue a pagina 5

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