La parola agli artisti: Roberto Castello
Danzatore, coreografo e insegnante. Nel 1984, è tra i fondatori di Sosta Palmizi e di Aldes, dove cura il progetto Spam! rete per le arti contemporanee” nella provincia di Lucca. Dal 1996 è curatore di varie manifestazioni e rassegne e, dal 2005 al 2015, è docente di coreografia digitale presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.
“Senza Armunia, il teatro contemporaneo sarebbe stato diverso” – così esordisce Roberto Castello, direttore artistico di ALDES. L’artista ci racconta della sua prima esperienza di contatto con il lungo percorso progettuale toscano che risale agli anni 1986-87 quando con il gruppo Il cortile Sosta Palmizi fu chiamato a Rosignano da Massimo Paganelli, per un Festival che si svolgeva in piazza. Il ricordo è quello di un evento vitale, popolare e molto seguito dentro una programmazione in cui erano presenti giovani talenti come Marco Paolini, Claudio Morganti, Falso Movimento. Negli anni a seguire con l’evoluzione della progettualità che comportò il passaggio istituzionale con la costituzione di Armunia, l’assegnazione di Castello Pasquini a Castiglioncello come cuore propulsivo del Festival, Roberto Castello è stato più volte ospite degli spazi della nuova realtà che si stava imponendo a livello nazionale come luogo di residenza artistica e crocevia di sperimentazione di linguaggi della scena contemporanea sia nel teatro che nella danza anche grazie all’installazione dello spazio della tensostruttura. Proprio qui, ricorda l’artista, nel 2002 debuttò con Il migliore dei mondi possibili che gli valse il Premio UBU 2003. «Con la legge che ha siglato la nascita delle residenze per le Compagnie fornendo loro anche un’opera di sostegno produttivo, è cambiata la percezione del modo di lavorare nel mondo della danza contemporanea nel nostro Paese e senz’altro fra le varie offerte che venivano a profilarsi nel territorio nazionale, quelle di Castiglioncello e di Mondaino erano le più accattivanti. Nel frattempo l’evoluzione dello stato delle cose nel mondo dello spettacolo dal vivo si è scontrato con la crisi economica e con il conseguente riassetto della domanda e dell’offerta culturale».
Per Castello l’attuale situazione in cui si è venuta a trovare Armunia evidenzia una criticità strutturale. «Se da un lato quella di Armunia rappresenta una preziosissima funzione culturale, dall’altro è necessario – secondo il suo parere – ripensare l’aspetto identitario della comunità di artisti e di pubblico che ruotava intorno al centro magico di Castello Pasquini». L’artista sottolinea due fattori che imporrebbero una riflessione in questo senso. «Il primo consiste nell’interrogarsi sul ruolo di necessità e vitalità attuale e non solo per gli artisti, di una esperienza rispetto ad uno storico che si è venuto a creare (Armunia festeggia il ventennale nel 2017, n.d.a); il secondo è sul confronto con una realtà anche sul fronte istituzionale che mai come in questi tempi si concentra sempre meno con la qualità dei progetti culturali ma in termini di costi e ritorni». Roberto Castello augura a Fabio Masi e Angela Fumarola di “continuare a lavorare sui propri desideri” , e ad Armunia di «essere sostenuta come merita dentro un processo di elaborazione di pensiero che nel tener conto del difficile momento non perda di vista la spinta propulsiva e d’avanguardia che ha reso celebre lo spazio e la progettazione artistica nel tempo».
(intervista curata da Renzia D’Incà)
La parola agli artisti: Roberto Latini Fortebraccio Teatro
Roberto Latini, è attore, autore e regista. Ha ricevuto il Premio Sipario nel 2011, il Premio Ubu nel 2014 come Miglior Attore e il Premio della Critica dall’Associazione Nazonale dei Critici di Teatro nel 2015. Direttore del Teatro San Martino di Bologna dal 2007 alla primavera del 2012, è il fondatore della compagnia Fortebraccio Teatro.
«Ricordo un Orfeo ed Euridice messo in scena alle 7 di mattina sulla spiaggia di Castiglioncello al sorgere del sole, ma soprattutto la sensazione di poter condividere un lavoro con persone che credono in te, nelle tue idee» – dice Roberto Latini – a proposito dell’esperienza di residenza con la sua Compagnia Fortebraccio ad Armunia e Castiglioncello, nel castello che l’anno prossimo verrà chiuso per lavori. «Visibilità e tenitura – l’attore è attualmente in tournée con Le Metamorfosi da Ovidio – sono le coordinate su cui per me si basa una ricerca artistica per arrivare a uno spettacolo. Spazio e tempo. E questo al castello Pasquini, dove siamo stati più volte in residenza finché non abbiamo avuto una sede a Bologna, è stata per noi una certezza. L’incontro di persona con Massimo Paganelli, poi con Fabio Masi e Angela Fumarola, ci ha dato subito la sensazione di avere a che fare con una realtà che ci avrebbe supportato».
E la situazione in cui si troverà il castello Pasquini come la vede?
«Il fatto che sia saltata la tensostruttura non è stata che la causa ultima: era già stato deciso dai rappresentanti politici locali di adibire quello spazio ad altro. Che a Rosignano il lavoro di Armunia possa essere sopportato più che supportato temo sia la prospettiva immediata, sono ormai disincantato. In Toscana mi pare ci sia una difesa del localismo. Il problema più grave è che non si sa con chi parlare, o meglio si sa fin troppo. Ed è un problema dell’Italia tutta, un problema culturale e/o politico italiano. Castiglioncello era una delle ultime roccaforti di un fare teatro non per i numeri, ma per le persone».
(intervista curata da Claudia Provvedini)
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