RUMOR(S)CENA – GENOVA – Secondo la redazione di Vogue Italia, tra i best of 2023, ovvero il meglio da tenere d’occhio nel nuovo anno, è annoverata anche la compagnia Circo El Grito, con i suoi insoliti spettacoli. Fondata da Fabiana Ruiz Diaz e Giacomo Costantini, lei acrobata aerea e lui artista multidisciplinare, si sono distinti per essere stati i pionieri di questo genere di spettacolo dal vivo al confine tra circo, danza, musica, teatro e letteratura: declinando le proprie produzioni rappresentate in tutta Europa attraverso i loro tre siti simbolo: la strada, il teatro e le chapiteau (il tendone da circo).
Ne l’Uomo Calamita, scritto, diretto e impersonato dallo stesso Costantini, altri personaggi calcano in codesto caso il palcoscenico del Teatro Gustavo Modena – Teatro Nazionale. Abbiamo Cirro (pseudomino di Fabrizio Baioni) che suona con maestria e rabbia la sua batteria dagli effetti psichedelici, creando un ritmo tra danza irlandese e tap dance con cui accompagna l’Uomo Calamita in una delle sue prodezze dove, con ammirabile destrezza, gioca con le bolas; e vi è anche Wu Ming 2 (Giovanni Cattabriga, autore del collettivo bolognese) che fungerà da voce narrante, raccontando la loro storia e prendendone parte. Parrebbe che Costantini/Uomo Calamita abbia realmente effettuato la scoperta di possedere queste doti di “attrazione” verso gli oggetti: e così lo troviamo assalito da cucchiai, oppure mentre suona con le dita che restano appiccicate a piccole tastiere, zompando con strani ferri da stiro a i piedi. E questo è stato solo l’inizio.
È vero che il pubblico rimane anch’esso incollato alla propria poltrona, ma non per magia bensì per l’apprensione causata dagli equilibrismi estremi e senza rete del nostro Uomo, oppure durante la performance dell’acquario colmo d’acqua dove l’Uomo Calamita si immergerà, a testa in giù, ammanettato alla Houdini. Sappiamo anche che tutto ciò pare sia stato ispirato ad una vera storia, avvenuta negli anni ’40 durante la guerra, quando una legge fascista obbligò la chiusura de i circhi; in questo contesto una compagnia di circensi sinti italiani, perseguitata da i nazi-fascisti, si trovò a dover sopravvivere in clandestinità. Tra di loro si distinse un uomo che con i suoi super poteri attraeva fucili (qui ferri da stiro e caffettiere) e mentre di giorno intratteneva il pubblico, durante la notte insieme a i suoi compagni compiva azioni di sabotaggio costituendo la Brigata Leoni.
Tra la narrazione di Wu Ming 2, la batteria elettronica di Cirro e la presenza magnetica di Giacomo Costantini, tutto concentrato in un’ora di spettacolo, scopriamo che ancor prima che dal vivo la storia è nata come libro, con le illustrazioni di Marie Cécile, uscito durante il periodo delle chiusure, riaperture, chiusure e riaperture di nota memoria. “In attesa di tornare sul palcoscenico, lottando per farlo il prima possibile, ci affidiamo alla circolazione di storie, cariche di anticorpi e di globuli rossi” scrive Wu Ming 2 sul web. Non si può che constatare la poliedricità, l’inventiva ed il grande sforzo ancorché fisico di questa produzione che ha veramente qualcosa di magico e surreale, al di là delle nuvole, che ingaggia ogni volta una tenzone con la signora in nero.
Visto al Teatro Gustavo Modena, Teatro Nazionale di Genova, il 28 dicembre – Festival Circumnavigando 2022