RUMOR(S)CENA – SOS CINEMA – Esegesi del Film LE OTTO MONTAGNE di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch – Il celebre romanzo premio Strega di Paolo Cognetti“ Le otto montagne ” viene portato sullo schermo da una coppia di registi belgi. In Belgio non ci sono montagne e già questo contribuisce al distacco in positivo dal romanzo .”Le otto montagne ” sullo schermo è infatti uno di quei film totalmente autonomi dal romanzo da cui prendono vita e già questo è un punto a suo favore. Non un film di parole,vma un film di silenzi. Non un film “romanzato” ovvero legato a un libro, ma un film autonomo che prende una storia e se ne va da un’altra parte, dalla parte del Cinema nella sua capacità immaginifica e astrattiva. Le montagne di Paolo Cognetti nel libro sono luoghi dell’anima, nel film sono un’altra cosa .
Assomigliano alle “montagne incantate” di Michelangelo Antonioni che derivavano da ingrandimenti , da blow up che riescono a radiografare l’invisibile. Così come i versi di Antonia Pozzi dedicati alle montagne. Perché il film del duo di registi belgi è totalmente visivo, in modo inusuale, addirittura scegliendo il formato semiquadrato 4:3 per evitare l’effetto paesaggistico orizzontale. Le montagne del film, che sono come nel romanzo quelle alpine, non sono ascendenti in senso spettacolare, bensì in senso interiore. Salire per isolarsi , per trovare se stessi, per poi ripartire come Pietro che viene dalla città o per restare come Bruno che ci è nato. Destini diversi, scelte diverse, follie diverse incrociati dall’amicizia, sentimento sacro che- se è vero-lega indissolubilmente gli esseri umani. Li porta in un terreno di confronto molto alto, come la montagna e da lì gli fa vedere le cose dall’alto di un sentimento unico e illuminante. Dietro al quale si affacciano i padri, che nel film sono tremendi e per nulla empatici coi figli. Sicché i figli diventano padri di loro stessi e nell’amicizia un po’ lo diventano l’uno per l’altro. Luca Marinelli e Alessandro Borghi sono bravissimi e molto fisici e non varcano mai , per fortuna, il confine omoerotico, perché non è “Brokeback Mountain“, è molto di più. Allo stesso modo in cui il sesso, pur fortissimo in “Alabama Monroe” di Felix Van Groeningen, non era il senso della storia, che virava verso un terreno di sofferenza assoluta. Così come “Le otto montagne ” che il dolore lo porta dentro in ogni inquadratura e negli sguardi dei suoi personaggi . Senza padri, in cerca di sé stessi, allo specchio in un’amicizia da cui non si torna come prima, ma che nei suoi drammi e nelle sue differenze inconsce spinge ad andare avanti. Anche oltre alla morte. Vista da Bruno come rito purificatore ulteriormente ascensionale -in cui c’entrano gli uccelli- per andarsene da un luogo che è la propria follia . O da Pietro come meta lontana da cui non si torna o da cui si torna cambiati. Puramente bello.
Le otto montagne è un film del 2022 diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch. Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 2017 di Paolo Cognetti, ha vinto il premio della giuria al 75º Festival di Cannes.