Artaud diceva che « il teatro è Orientale. L’ Οriente è la mecca del teatro e il rituale la sua sacra origine, alla quale dobbiamo ritornare ». Questa passione per il ritorno si deve solo al fatto che l’Οriente permette il sopralluogo famoso del nucleo del corpo e la realizzazione dell’ attore indivisibile, totale e intero. I teatri dell’ Asia importano un’arte drammatica senza codici psicologici, basata su una tecnica dettagliata come solo elemento e strumento dell’attore, capace di presentare le emozioni. L’ attore cinese non si interessa di creare un’ illusione teatrale come di regola succede al teatro Occidentale. Il teatro Orientale ha origini rituali, che si riscontrano anche negli spettacoli di oggi. Alcune forme teatrali dell’ India, del Giappone, della Cina, del Bali sono stati veri punti di riferimento per uomini di teatro quali Craig, Mejerchold, Artaud, Brecht e continuano ad esserlo Grotowski, Brook e Barba.
La polisemia del teatro Orientale si riflette nella tecnica del corpo, nei molteplici e vari aspetti della pratica spettacolare, nella fenomenologia dell’ attore o nella trasmissione dell’ arte. Il teatro orientale è una combinazione di danza, musica e poesia che vede nell’ attore il mezzo per indurre lo spettatore a provare l’ esperienza in diversi stati d’ animo. L’ Occidente considera la rappresentazione quale punto di contatto con il mondo della realtà. L’ Occidente da enfasi all’ illusione, alla mimesi, l’ attore mimetizza il ruolo come un’ esperienza personale, enfatizza il testo e la parola definisce il testo. L’Oriente con la standardizzazione dei codici corporali significa convenzione. L’ attore si fa il ruolo, centro del ruolo corporale tecnico, con enfasi alla rappresentazione e il corpo definisce il senso.
L’ arte pittoresca degli attori come nell’ alterazione cromatica e plastica della fisionomia è veramente notabile perché i colori al teatro cinese hanno un significato simbolico: il viso rosso per i fedeli e per gli eroi, il viso nero per i caratteri duri, il viso azzurro per i rozzi , il viso verde per i demoni, il viso aureo per gli esseri sovraumani, il viso bianco per i viziosi, bianco guardato nel naso per un personaggio comico, le onde nel viso per la divinità delle onde e fiamme nel viso per la divinità del fuoco. Il teatro dell’ Oriente si presenta come un’ espansione delle quattro grandi dottrine religiose: L’ Induismo, il Buddismo, il Confucianesimo e l’ Islam. L’ Oriente è il veicolo della necessità e della trascendentalità, non è solo un semplice sogno o un’ osservazione o una filosofia mentale ma sopratutto un’ esperienza, la pratica e il vivere che ci permettono di riuscire nella trasformazione. Una delle più singolari espressioni teatrali giapponesi è il teatro No, un tipo di dramma lirico tuttora molto seguito,che deriva dal’ rito divenne genere autonomo a partire dal Quattrocento.
L’azione di questi drammi viene eseguita da due attori e da un coro cui personaggi sono maschili. Il teatro No è caratterizzato dall’ uso delle maschere. Tutte le maschere hanno un nome e sono di solito personaggi non umani , demoni e animali. La maschera può avere la capacita di sembrare triste, felice offrendo una grande varietà di espressioni. Nel teatro No gli attori sono estremamente stilizzati. Il teatro Kabuki, che è spettacolo essenzialmente popolare interpretato solo da uomini, contiene intermezzi comici, molta musica e danza , e ha soggetti ispirati a personaggi o avvenimenti della storia nazionale. Nel Kabuki lo svolgimento del dramma e la recitazione sono fissati da rigide norme che non consentono variazioni. Kathakali è una forma espressiva di teatro-danza indiano. È una combinazione spettacolare di teatro, danza, musica e rituali. I personaggi con i volti dipinti di colori accesi e con costumi elaborati rimandano alle storia epiche indù, tratte dal Mahabharatha e dal Ramayana. Il kathakali viene danzato da soli uomini che recitano anche le parti femminili. Nel Buranku i personaggi vengono rappresentati con marionette. Ciascuna marionetta è mossa da tre manovratori. Le marionette in realtà sono burattini animati da persone. Nikos kazantzakis diceva affascinato dall’ Opera di Pechino «lo spettatore collabora con la fantasia, crea, plasma e fa visibile l’ invisibile come lo vuole e come lo commuoverebbe di più». Il teatro Orientale rivendica il secondo dei due posti della creazione teatrale, spettando il primo posto nella tragedia greca antica.