Nella piccola sala d’ispirazione ottocentesca, salotto teatrale di Monti, il pubblico cerca di captare i suoni e le luci al di là del sipario, quando finalmente si apre davanti a noi, a pochi centimetri c’è una spirale di corda, al suo centro Fedra, piegata nei suoi abiti bianco sporco, curva con le mani legate dietro la schiena. Una Fedra la cui angoscia condividiamo in pochi minuti, la presenza scenica imponente rende quella scatola del palco una camera oscura, dove si sviluppa un’immagine remota di lotta contro il tempo da cui questa figura mitologica emerge o, forse, cerca di fuggire. Quando esce dal labirinto immaginario, esce anche dal palco e occhi negli occhi interroga la memoria degli spettatori, sfiora i nostri corpi infossati nella porpora della poltrona.
La compagnia Notterrante arriva a Roma da Bari quest’ottobre con un debutto: Fedra Suspect, la negazione del nome. Dietro la compagnia i nomi di tre giovani donne: Mariella Soldo, la drammaturga e regista, Barbara De Palma, la nostra Fedra stasera e Sabrina Tarabella. Il testo parte coraggiosamente dal mito fino ad arrivare al pop urbano, storia di una donna e della morale che da sempre ci mette davanti ad uno specchio, immagine della ricezione del mondo e di noi stessi. Il lavoro si sviluppa in due atti, il mitologico e il contemporaneo, il labirinto e la cornice (simbolo dei media?), come due movimenti di un unico concerto sotto la negazione di un nome e di una nomea. Fedra cerca di espiare la sua passione incestuosa per Ippolito fino all’aborto del suo amore, fino a sedersi in un caffè in un tempo apparentemente libero da moralismi ma “inquadrata” dallo sguardo degli altri che ricerca. La scrittura è d’alto registro ma comprensibile grazie ad un impianto coreografico di forte impatto ed intimità. Barbara magistralmente si muove in questo spazio ristretto stregando, prima intorno alla corda-labirinto ricordando vagamente le streghe di Macbeth e poi come donna in vacanza da sé stessa, dalla parrucca di uno squillante fucsia, in cerca di leggerezza ma sempre fisicamente limitata da una cornice.
Sia Mariella Soldo che Barbara De Palma fanno parte della generazione chiamata perduta e, nonostante la maestria, relegata nella capitale nei teatri marginali, in programmi confusi e spesso legati a necessità contingenti, oppure all’estero dove sembra per i nostri talenti essere più facile. Mariella oltre che drammaturga e regista, è dottoranda all’università di Bari, fa parte del Groupe de recherche sur l’extrême contemporain diretto da Matteo Majorano, poetessa, scrittrice e critica. I suoi lavori hanno vinto diversi premi incluso il premio indetto dal teatro Kismet di Bari: “2013 battute per un anno di teatro”. La tipologia dei suoi lavori teatrali rivelano l’approccio giovane, fresco e complicato della sua età oggi, da un corto teatrale, uno spettacolo video con musiche dal vivo, un monologo metropolitano poi installazione teatrale alla Ouchy Gallery di New York a uno spettacolo legato al Giappone e alle sue ricerche. Seguendo il suo percorso l’attenzione alla parola, al testo, alle citazioni colte e alla poesia emerge in tutta la sua bellezza dal lavoro Fedra suspect, la negazione del nome.
Visto il 26 ottobre 2013 al Teatro Manhattan, Roma