Forse certi pensieri occorrerebbe maneggiarli con cura, gestirli con adulta leggerezza, mettere distanza, ironia e affetto tra essi e noi, affinché non diventino ossessioni. Ossessioni che, per altro, crescono su sé stesse, si aggrovigliano, ci rendono cupi, seppur talvolta persino affascinanti. Affascinanti ma sterili: impieghiamo tutte le nostre energie vitali a rincorrere il fantasma dell’unione assoluta, senza valorizzare invece le dimensioni feconde della pluralità e dell’alterità. Forse non bisognerebbe mai pensare di trovarci in una situazione di unità assoluta tra noi e l’oggetto del nostro amore: non accadrà mai, non saremo mai la stessa cosa, non ci capiremo mai del tutto, non vedremo mai gli stessi colori, i nostri passi avranno sempre direzioni che non collimeranno totalmente e non ci incontreremo mai, mai del tutto, se non in una terra straniera per entrambi e costruendo una casa che è altra, terza e nuova per entrambi.
La condizione di uomini e donne, la condizione delle persone che si amano è spesso, insomma, definibile usando per analogia il concetto matematico degli “asintoti”: linee rette a cui una curva può avvicinarsi indefinitamente senza mai toccarle. Ed è questa analogia che innerva l’ultima creazione coreografica di Salvatore Romania e Laura Odierna, per “Petranura Danza”, intitolata appunto “Asintoti” che s’è vista il 23 e 24 novembre scorsi nello spazio scenico di Scenario Pubblico a Catania: in scena, oltre allo stesso Romania (maturo in scena, capace d’ironia e ormai davvero padrone di sé), Claudia Bertuccelli, Valeria Ferrante (entrambe, sia pur con caratteristiche diverse, mobilissime e affascinanti nei loro disperati soliloqui corporei) e, in una posizione laterale e più d’attrice, Ginevra Cicatello (scene e costumi sono di Debora Privitera).
Uno spettacolo interessante e denso di senso la cui base d’immaginario è un estenuato e insostenibile ménage à trois mentre, all’interno di questa relazione, scorrono le acque di una quotidianità ch’è fatta di suoni, di musiche e di film, di parole e risate, di luci e d’ombre e di corpi, di corpi soprattutto: di corpi che si cercano, si allontanano e s’incrociano, corpi che si annusano, si desiderano, si tradiscono e si amano, corpi che si stancano nel cercare d’incontrarsi, si affannano nel costruire (o, più spesso, riparare) dimensioni di dialogo e unione. Forse davvero la danza è un’arte ideale per esprimere questo continuo e modernissimo tendere all’altro senza mai raggiungerne l’essenza, questo desiderio di appartenersi senza potersi concedere del tutto, questo incessante piegarsi, dispiegarsi e ripiegarsi nel corpo dell’altro senza mai potervi accedere totalmente: bene hanno fatto Odierna e Romania a intraprendere questa direzione di ricerca coreografica ed è sicuramente interessante lo spettacolo che hanno presentato a Catania, ma resta chiaro che solo la scoperta e l’accettazione dell’alterità assoluta può sbloccare positivamente il percorso di due asintoti… Anche nella danza.