FIRENZE – Il bambino, seduto dietro una bicicletta, dice: “Con l’elettricità farò volare gli aeroplani”, giocando con un modellino. La sorellina accanto, cipiglio da professoressa e precisina, aggiunge: “Si però allacciati bene la cintura”, redarguendolo amabilmente e bonariamente. E’ la pubblicità della Edison ma potrebbe essere benissimo lo spot per il “Garage d’Or” dei berlinesi Familie Floz (floez.net) che tornano al Teatro Verdi (dal 9 al 12 gennaio) dopo l’exploit di due stagioni fa con “Infinita”.
Floz che hanno in Italia un rapporto privilegiato con Firenze, città che gli ha aperto le porte con il lungimirante lavoro del Teatro di Rifredi, vista la provenienza di Gianni Bettucci, manager della compagnia cosmopolita. I Floz che hanno come marchio indelebile della loro arte queste grandi maschere di cartapesta che trasformano, trasfigurano gli innumerevoli personaggi sul palcoscenico.
Stavolta cinque attori, quattro uomini ed un’attrice, interpreteranno ventiquattro figure differenti. Il dilemma è tutto qui: se la responsabilità del tempo che passa, della costruzione di una famiglia con i suoi doveri ed impegni possa tarpare le ali, mettere la zavorra alla fantasia, alla libertà, alla creatività dell’uomo, in questo caso inteso come genere maschile.
L’uomo che rimane sempre un po’ giovane e bamboccione, che continua a giocare a differenza delle sue coetanee. L’uomo infatti che si ritrova con i “colleghi” maschi in un luogo riservato soltanto per altri del suo stesso genere: il garage. Qui, finalmente, si può parlare di bulloni e viti, di Formula Uno e motori, di pistoni, ma anche di scienza e fantascienza, di voglia di curiosare e conoscere, di andare e di scoprire.
Insomma la vecchia, ma vera tutt’oggi, storia di Ulisse, predisposto geneticamente a prendere e partire, solcare mari e acquisire conoscenze ed esperienze, e Penelope che, sedentaria, se ne sta a curare la casa, i figli, l’orto. Sono passati millenni ma è proprio la conformazione anatomica e fisica che impone un diverso atteggiamento verso la vita: l’uno che è portato alla conquista, sarà il testosterone, l’altra più votata alla costruzione, sarà la possibilità di farsi casa, riparo, rifugio, accoglienza di una nuova vita, madre. Che la parità tra i sessi si avrà soltanto quando anche gli uomini potranno partorire.
I lavori visti in passato dai Floz (attivi dal ’95), ed acclamati in tutto il mondo (importanti, per conoscere il loro modo di lavorare ed apprendere le tecniche della maschera, sono anche i laboratori estivi che in Italia vengono effettuati nel Chianti ed a Viterbo) da “Hotel Paradiso”, “Teatro Delusio”, “Ristorante immortale”, hanno in sé questa carica struggente e senza parole, questo afflato di sensibilità e raffinatezza, di dolcezza sublime e poeticità massima. Ogni attore, o performer, sulla scena è anche autore dei vari quadri.
“Qui parliamo della maturità dell’uomo – dice Bettucci con i suoi caratteristici cappelli colorati – l’uomo che si trova davanti al bivio, da una parte i propri sogni dall’altra i legacci della famiglia. Il dilemma è se continuare a sognare oppure abbassare il capo”. Tra lanciare il cuore oltre l’ostacolo ed essere soddisfatto oppure frustrarsi e reprimersi. Per molti la risposta è decisamente la seconda. “E’ un pezzo abbastanza maschile, anche se, in definitiva, l’uomo non ne esce molto bene alla fine. In alcuni casi ci sono state delle signore che non l’hanno preso ed accolto bene”.
Il manifesto indica un astronauta intento alla scalata del cosmo: “E’ l’emblema, l’essenza della piece. Da una parte avremo il bar, che ha sostituito il garage della prima versione (in Italia vista solo a Trento nel 2010, ndr), luogo per eccellenza (Homer Simpson al Bar Boe docet), sull’altra sponda la cucina dove si creano cibi e pietanze per nutrire, realmente e metaforicamente, le famiglie, i nuclei”. La grandezza dell’universo e la piccolezza restrittiva del tavolo della cucina.
“Ci saranno tre uomini con le loro tre storie in tre diversi momenti anagrafici: il primo che sta per diventare papà, il secondo che mette su famiglia, il terzo con i figli grandi”. Sullo sfondo l’incomunicabilità tra i sessi e le differenze che, soprattutto negli anni, diventano insormontabili a meno che non si metta sul piatto della bilancia una grande dose di pazienza. Un uomo visto come Peter Pan è necessariamente da considerarsi negativo? Se le donne giocassero di più e si prendessero meno sul serio, forse…