Il 18 gennaio al Teatro Astra di Vicenza va in scena il nuovo lavoro di teatro civile dell’artista di “A perdifiato”. In scena ” L’Onorata Società” con Patricia Zanco che racconta “Il Vajont dopo il Vajont” per la regia di Daniela Mattiuzzi e della stessa interprete. Rivivono il coro dei personaggi implicati nella tragedia e le due voci coraggiose di Tina Merlin e Sandro Canestrini.
Vajont, 9 ottobre 1963. Precipita una montagna, cade su un bacino idroelettrico: 1910 morti. Fatalità, natura crudele? O calcolo del profitto? Natura violentata, catastrofe inevitabile e prevedibile. Intatta la “diga capolavoro”. Distruzione e morte tutto intorno. E dopo? E’ proprio da questa domanda che nasce L’Onorata Società”. Il Vajont dopo il Vajont”.
Con questo spettacolo, scritto da Francesco Niccolini con la consulenza storica di Toni Sirena e dell’Associazione culturale Tina Merlin, Patricia Zanco torna ad occuparsi di Vajont dopo “A perdifiato. Ritratto in piedi di Tina Merlin”. E lo fa raccontando quanto accadde dopo quella fatidica notte, raccontando la tragedia che seguì alla tragedia: il processo che non rese giustizia a nessuno; la guerra dei sopravvissuti, combattuta su quei morti mai sepolti e usati come carte di scambio; la nascita e lo sviluppo virale di quella capacità di infierire, di unire le forze non per risolvere, curare e prevenire, ma per arricchire, corrompere, truffare, vendersi e accettare i più bassi compromessi, in nome del profitto e del guadagno.
Il titolo dello spettacolo allude al coro di personaggi, umani e non, che dalla mezzanotte del 9 ottobre 1963 raccontano la loro versione della tragedia e di quello che ne seguì. Un coro da cui escono, libere, due voci: quelle della giornalista Tina Merlin e dell’avvocato Sandro Canestrini, impegnate a lavorare per cercare la verità e difendere la dignità della vita.
“Il Vajont – spiega Patricia Zanco – non è stata una tragedia, ma un genocidio. La storia del Vajont è la storia di un genocidio, del più feroce e arrogante sfruttamento di una terra che ne uscirà annientata, di una deportazione e di come si possa distruggere, non solo nei corpi ma anche nello spirito, un’intera comunità. Per molte generazioni e forse per sempre”.
“Ma l’onorata società è anche una testimonianza – spiega Daniela Mattiuzzi – per chi non ha perso la speranza che si possa ancora coltivare la più impossibile delle utopie: il diritto alla felicità”.