Ci sono molte prospettive assumendo le quali si può raccontare “Sudvirus, il piacere di sentirsi terroni”, ovvero l’ ultima coreografia di Roberto Zappalà che, creata nel 2011 su commissione del Goteborg Ballet e dopo aver debuttato a luglio scorso in prima nazionale a Civitanova Marche, è andata in scena a Catania nello spazio (residenza e, più propriamente, “casa”) di Scenario Pubblico. Complessivamente si tratta di un racconto della Sicilia contemporanea (o di un sud dell’anima) che si dispiega destrutturando e poi rimontando, circolarmente e ironicamente, vissuto (personale, generazionale e sociale) e luoghi comuni di questa terra. Tuttavia, trattandosi di un lavoro di danza, la prospettiva più idonea a raccontare questa operazione è quella formale: scriviamo di una coreografia infatti in cui l’elemento più evidente e denso di senso autonomo è la piena maturità espressiva di questo artista e del suo ormai ben collaudato ensemble (non solo i danzatori/creatori Gaetano Badalamenti, Maud de la Purification, Alain El Sakhawi, Valeria Zampardi, Roberto Provenzano, Fernando Roldan Ferrer, Ilenia Romano, ma anche i collaboratori storici come Nello Calabrò per i testi e l’elaborazione concettuale, Salvo Noto per il tappeto sonoro e l’elaborazione di musiche di Beethoven, Matthew Herbert, Adriano Murania, Paganini, Vivaldi, e Debora Privitera per le scene e i costumi).
Prezioso è inoltre l’apporto dell’azione scenica di Vincenzo Pirrotta (straordinario quando danza insieme con gli altri) e delle musiche eseguite dal vivo da Alfio Antico e da Puccio Castrogiovanni. È davvero impressionante vedere con quanta gioia, sicurezza e potenza si muovano insieme in scena gli interpreti: il linguaggio espressivo è, certamente, quello che Zappalà ha elaborato e affinato in due decenni di progetti e produzioni, ma sorprendono la freschezza e la potenza con cui esso riesce a colorarsi ancora, a proporre nuove metafore espressive, abitare nuovi territori di senso, creare nuovi contenuti. Domina la metafora dei virus che, da microrganismi biologicamente vitali, si trasformano in elementi significanti, e da qui scaturisce la riflessione su ciò che vuol dire oggi, culturalmente appunto, “appartenere ad una terra”, viverne, interpretarne attivamente o subirne limitazioni e automatismi tradizionali, essere terroni, uomini e donne del sud Italia o, lato sensu, di ogni sud del mondo. Un linguaggio che riesce a rinnovarsi dinamicamente e poeticamente senza cadere nell’autocitazione (se non ironica) e nella banale ripetizione di luoghi comuni.
Visto a Catania, Scenario Pubblico, il 26 gennaio 2014 in prima siciliana. “SUDVIRUS, il piacere di sentirsi terroni” creazione per sette danzatori, un attore e due musicisti da un’idea di Nello Calabrò e Roberto Zappalà, coreografie e regia Roberto Zappalà, con la partecipazione di Vincenzo Pirrotta (voce), musiche originali (dal vivo) di Puccio Castrogiovanni, ai tamburi Alfio Antico e ai marranzani Puccio Castrogiovanni. Danzatori: Gaetano Badalamenti, Maud de la Purification, Alain El Sakhawi, Roberto Provenzano, Fernando Roldan Ferrer, Ilenia Romano, Valeria Zampardi.