Da vent’anni e forse più, seguo a Pisa il lavoro del Teatro Verdi, teatro storico cittadino dove, come del resto in tutti i teatri d’opera nazionali il melodramma è stato ( ed è) il cuore della programmazione artistica. Tuttavia questo storico Teatro, ha rivendicato a sé tutta una serie di competenze complesse, che fanno capo alla cultura artistica ed alla formazione in generale, comuni anche ad altre realtà nazionali, dove l’attenzione specifica per la Danza è stata ed è patrimonio peculiare, oggi in grande attenzione della Fondazione Toscana Spettacolo ( anche in relazione al progetto NID- Showcase open to Italian and International programmers, quest’anno ospitato proprio a Pisa dal 22 al 25 maggio , in collaborazione con Fabbrica Europa) soprattutto grazie ad alcune direzioni artistiche, nel tempo particolarmente sensibilizzate al settore.
La sensibilizzazione è stata capillare anche rispetto al territorio: memorabili i “ ritrovamenti”( con termine che personalmente aborrro: location) – anche talvolta , adibiti a mostre- degli spazi straordinariamente magici i cittadini della Chiesa di San Zeno dove erano state accolte, a suo tempo, stagioni di danza di notevole visibilità nazionale ed internazionale. E quindi ecco che si rinnova il sodalizio con la Compagnia Spellbound del coreografo Mauro Astolfi che proprio a Pisa ha deciso di presentare in forma di Galà dalle sue migliori produzioni internazionali che sono state in tour nei maggiori palcoscenici del mondo ( e con una prima assoluta), i venti anni di attività che a Pisa ha visto spesso la sua presenza ( Spellbound Contemporary art nasce nel 1994, ha lavorato in tutto il mondo, è reduce da una tournée negli Stati Uniti) con presenza stabile in questa città, anche in stage di formazione.
Il programma del ventennale prevedeva due tempi in questo luogo dove il grande coreografo ha di nuovo siglato la sua straordinaria cifra artistica: “Controfase”, che è stato in prima mondiale a Russelsheim nel 2014, e poi in prima nazionale a Pisa.Uno scontro tra due danzatori. Due identità forti. Due comprimari in scena. Nella lotta nessuno soccombe. Difficile comprendere il senso della lotta: anzitutto nessuno soccombe. Però neanche vince. Una guerra fra pari? Verso cosa? Finale aperto. Certamente è di gran godimento la straordinaria leggerezza- nello scontro che si capisce furibonda- dei corpi. Forse un suggerimento almeno visivo e di possibile interpretazione della dinamica gestuale, potrebbe giungere dalle pratica e contaminazione con le discipline delle arti marziali. Ma anche, e qui si passa al simbolico, dallo scontro sulla identità di genere. Il Potere? Il lavoro è nato come studio per la formazione giovanile Spellbound II con debutto in Germania 2014 e in Italia- Teatro Verdi a Pisa.
Il secondo movimento “Lost for words”- L’invasione delle parole vuote Studio III, è l’ultimo atto di una trilogia che ha debuttato a Tuscania nel 2013. “Lost” è stata l’unica produzione europea a cui è stato assegnato un premio per la National dance project negli Usa per la stagione 2012|13. Delle due produzioni già proposte, è quella che mi ha particolarmente colpito. Forse perché la più strutturata. I corpi dei danzatori , maschili e femminili finalmente, dentro uno spazio apparentemente domestico – assai claustrofobico-dove si anima , ma soprattutto si annida, un conflitto che è dei corpi ed è senza la parola. L’azione è in un interno, uno spazio riconoscibile- tavolo sedie letto, ma le persone che lo abitano- lo dis-abitano in perenne lotta fra loro che è identitaria ma niente affatto astratta ( padri madri figli e poi e ancora le famiglie che ripetono le generazioni tradizionali o le famiglie allargate?) E allora qual è l’oggetto del confliggere: la parola. Che non arriva, che non si frange, e non è una questione né generazionale né identitaria o di genere.
Qui si tratta, e si mette in scena forse , della parola che se non vuota “ parla” attraverso il corpo|spazio. E prova a parlare anche l’altro da sé. Perché uno dei grandi temi della contemporaneità è che, anche fra persone che dovrebbero intelligere e confrontarsi, non c’è più parola. E allora il non verbale si può trasformare in scontro. Anche fisico. Che colla danza, proprio come medium artistico ma anche conoscitivo- relazionale , possiede una modalità. Tutta sua, di autorappresentarsi. Ritrovare il senso “ puro” della parola, riqualificarla al suo e comunque equivoco intrinseco ruolo, può essere anche – soprattutto ? ll lavoro della danza. Al suo livello più raffinato ed attento alle dinamiche delle arti in ascolto della multisensorialità complice dei diversi linguaggi dell’arte. Segue, come terzo movimento ed a chiusura, in prima mondiale Dare- Dialogo per due uomini. Una primizia , in cui è coinvolta l’intera compagnia . E riparte dai due danzatori di Controfase. Da chi si riparte, dunque? Dall’eterna disputa’ fra padre figlio, fra chi è il più forte? Lo sapremo nella prossima ideazione internazionale coreografica di Mauro Astolfi con la sua assistente Adriana De Santis
Mauro Astolfi Coreografie
Marco Policastro Disegno luci
Musiche Steven Price
Con Giovanni La Rocca, Mario Laterza
Sonia Barbiero Alessandra Chirrulli Maria cossu Gaia Mattioli Giuliana Mele Marianna Ombrosi Giacomo Tedeschi
Visto al Teatro Verdi di Pisa il 13 marzo 2014